Come il Pcc esporta paura e odio in America nella guerra contro la fede

Di Eva Fu

Sherwood Liu, scienziato marino della Florida, ha capito che c’era qualcosa di strano quando gli amici fuori dallo Stato hanno iniziato a mandargli messaggi.

«Conosci questo tizio?»

Parlavano di un caso federale in cui un uomo era appena stato accusato di spionaggio per conto di Pechino.

Liu non lo conosceva.

Ma la presunta spia, che lavora in un’azienda internazionale di tecnologia dell’informazione, a quanto si dice conosceva Liu. E molto bene.

L’atto d’accusa accusava la presunta spia Li Ping di aver condiviso con un ufficiale dei servizi segreti cinesi i dettagli biografici di un certo praticante del Falun Gong a San Pietroburgo. E chi sarebbe questo praticante del Falun Gong, se non Liu?

Per oltre tre decenni, da quando Liu si è stabilito a San Pietroburgo, solo due praticanti hanno vissuto in città. Liu era l’unico presente nel periodo in cui l’uomo avrebbe raccolto informazioni. In quanto organizzatore volontario di esercizi di meditazione nell’area locale, era anche pubblicamente visibile: un bersaglio facile.

Che si trattasse di lui o meno, l’arresto ha ricordato come il Partito Comunista Cinese (Pcc) cerchi di tenere sotto controllo i dissidenti come lui, sia che si trovino in Cina o a un oceano di distanza.

Non appena la notizia è stata recepita, Liu ha sentito il bisogno di confrontarsi con l’uomo.

Volevo chiedergli: «Sai quali sarebbero le conseguenze se i comunisti riuscissero a catturarmi?», ga dichiarato Liu a Epoch Times. Liu ha osservato che la «polizia d’oltremare» di Pechino ha creato 100 o più avamposti segreti in tutto il mondo e sta cercando attivamente di catturare chiunque non sia di suo gradimento e di costringerlo a tornare in Cina.

«Abbiamo a che fare con il Pcc, non c’è uno Stato di diritto», ha dichiarato Liu.

Bersaglio principale

Il Falun Gong costituisce una comunità considerevole in Cina. Negli anni novanta, circa 1 cinese su 13 praticava la disciplina meditativa. Milioni di persone in tutto il Paese si alzavano presto per praticare nei parchi pubblici, aspirando a vivere secondo i tre principi della pratica: verità, compassione e tolleranza.

Tutto questo è cambiato nel luglio 1999, quando il regime comunista ha scatenato una spietata campagna di eradicazione e ha trasformato il Falun Gong in un nemico di Stato, sottoponendo i praticanti a ridicolizzazione pubblica, campagne di propaganda e gravi torture.

Xu Xinyang (a destra), una ragazza di 17 anni il cui padre (nella foto) è morto a causa delle torture subite in Cina per la sua fede nel Falun Gong, interviene al forum «Deterioramento dei diritti umani e movimento Tuidang in Cina», accanto a sua madre Chi Lihua al Campidoglio degli Stati Uniti a Washington il 4 dicembre 2018. (Samira Bouaou/The Epoch Times)

La repressione non si ferma al confine cinese. Negli Stati Uniti e altrove, gli agenti cinesi hanno tentato in tutti i modi di estinguere il Falun Gong, anche corrompendo gli agenti dell’Agenzia delle Entrate per revocare lo status di non profit a un’organizzazione gestita dai praticanti, interrompendo le manifestazioni del Falun Gong durante le visite di alti funzionari cinesi, spiando le attività dei singoli e, in alcuni casi, compiendo violente aggressioni.

Un rapporto del 2021 di Freedom House afferma che «la Cina conduce la più sofisticata, globale e completa campagna di repressione transnazionale del mondo».

Dal 2014 al 2021, Freedom House ha registrato, in via conservativa, 214 casi di attacchi fisici diretti provenienti dalla Cina, con il Falun Gong nella lista dei bersagli principali.

«È molto allarmante quando si mette insieme l’intero quadro», ha dichiarato a Epoch Times Nina Shea, direttrice del Center for Religious Freedom dell’Hudson Institute. «Mostra la complessità, la sofisticazione e la persistenza del Pcc nel monitorare, molestare, intimidire e sopprimere le credenze religiose e i credenti che non gli piacciono, probabilmente il Falun Gong in primis».

«Vogliono sradicare il Falun Gong dalla faccia della terra e non solo dalla Cina», ha affermato.

Con la tolleranza zero del Pcc per qualsiasi sistema di credenze al di fuori del controllo del Partito, il regime vede la religione in generale, «e il Falun Gong in particolare, che ha un’autentica voce cinese, come una minaccia esistenziale», ha aggiunto Shea. E dal momento che Pechino sta cercando di soppiantare l’ordine mondiale guidato dagli Stati Uniti con il proprio modello autoritario, la repressione del Falun Gong diventa un modo per esercitare e consolidare il potere a livello globale.

Operare ‘al buio’

Partito dalla Cina nel 1992, Liu aveva poco più di vent’anni ed era ancora scosso dal sanguinoso massacro di Tiananmen di tre anni prima, che aveva ucciso un numero imprecisato di studenti democratici che chiedevano una riforma politica.

Il suo ex compagno di scuola, un leader della protesta, era in carcere per scontare una condanna di 18 anni.

Liu ha ricordato di aver fatto un respiro profondo mentre l’aereo decollava da Pechino, dicendo a sé stesso: «ora sono libero».

Pensava di essere fuori dalla portata del regime una volta per tutte. Ma pochi anni dopo, quando in Cina si è scatenata una nuova guerra politica contro il Falun Gong, ha capito che si sbagliava.

Sherwood Liu, scienziato marino della Florida, medita a Largo, in Florida, il 4 agosto 2024. (Per gentile concessione di Sherwood Liu)

Liu, ora cittadino statunitense, aveva già iniziato a praticare la sua fede. Ogni mattina, a partire dal 1998, lui e i suoi amici si incontravano in un parco di San Pietroburgo per praticare e meditare al ritmo di una musica rilassante. Ma non appena il Pcc ha lanciato la sua persecuzione in Cina nel 1999, questo ha cambiato anche l’ambiente che lo circondava negli Stati Uniti, dall’altra parte del mondo.

Delle e-mail, scritte in cinese e cariche di linguaggio offensivo, sono arrivate a raffica nella sua casella di posta elettronica. Una collega cinese, anch’essa praticante del Falun Gong, ha raccontato che la polizia del Pcc ha molestato la sua famiglia in Cina, facendo capire che la loro parente americana era sorvegliata, anche per quanto riguarda i suoi acquisti.

Intorno al 2007, è successa la stessa cosa a Liu. Era il capodanno lunare cinese, un periodo di riunioni familiari, E un funzionario della sicurezza si è presentato a casa della sua famiglia a Pechino, chiedendo il numero di telefono di Liu.

I genitori di Liu si sono rifiutati di darlo. Il funzionario ha quindi chiesto di organizzare una telefonata con Liu. «Ci siamo incontrati negli Stati Uniti», ha affermato il funzionario durante la telefonata; poi ha aggiunto di essere stato nel parco dove Liu pratica gli esercizi del Falun Gong e di averlo fotografato: «So bene cosa fai».

Il funzionario ha poi adulato Liu e ha cercato di convincerlo a tornare in Cina. Ha definito Liu «un talento di cui il Paese ha un bisogno vitale» e ha promesso di coprire tutte le sue spese di viaggio se avesse accettato di tornare a casa. Quando Liu ha rifiutato, il funzionario ha fatto un voltafaccia.

«Attento a quello che fai», ha avvertito l’uomo, affermando che se avesse continuato a parlare della persecuzione del regime, la carriera di suo fratello e l’istruzione dei suoi figli avrebbero potuto risentirne.

E sembra che il funzionario abbia messo in pratica le minacce.

La carriera del fratello di Liu è poi ristagnata. Fino al suo pensionamento, avvenuto qualche anno fa, non è mai stato promosso, rimanendo nella stessa posizione presso una compagnia aerea statale perché, suppone Liu, il fratello non era ritenuto «abbastanza affidabile per il Pcc».

Per il funzionario sarebbe stato facile mettere in atto una simile presa di posizione. «Bastava scrivere o telefonare alla compagnia di mio fratello, tutto qui», ha spiegato Liu a Epoch Times.

Nonostante tutto quello che ha passato negli anni, Liu sostiene di sentirsi ancora a disagio al pensiero di essere monitorato così vicino a casa. Wesley Chapel, dove ha sede la presunta spia cinese, è a meno di un’ora dalla sua città. Si chiede quanti altri agenti cinesi potrebbero essere nelle vicinanze, che agiscono come occhi e orecchie per il regime.

«La spia può vivere tra noi; senza che tu sappia nulla può raccogliere informazioni e tu sei costantemente monitorato dai comunisti», ha affermato. «È una cosa che fa paura».

«Siamo alla luce del sole», ha aggiunto. Ma gli agenti cinesi operano «nell’ombra».

Un palloncino viene tenuto sospeso durante una conferenza stampa di fronte all’Associazione America ChangLe che mette in evidenza la repressione transnazionale di Pechino, a New York City, il 25 febbraio 2023. All’interno dell’edificio dell’associazione si trova una stazione di polizia cinese d’oltremare ormai chiusa. (Samira Bouaou/The Epoch Times)

Raccolta sistematica dei dati

Tra i dissidenti cinesi, molti condividono la preoccupazione di non sapere quante informazioni il regime abbia su di loro.

Applicazioni come WeChat, la principale app di messaggistica cinese, raccolgono in modo aggressivo i dati degli utenti che, in base alla legge cinese, possono essere consultati dalle autorità di intelligence. Lo Stato conserva un file su ogni persona proveniente dalla Cina, tracciandone le attività e raccogliendo informazioni che il regime può usare contro di loro in qualsiasi momento.

Le famiglie di cittadini statunitensi che praticano il Falun Gong hanno riferito di aver tentato di viaggiare, ma di aver subito la confisca del passaporto a pochi passi dall’uscita dalla Cina.

In alcuni casi, i cittadini naturalizzati statunitensi sono stati arrestati nel momento in cui sono tornati in Cina, e talvolta sono stati incarcerati per anni. A volte le persone non vengono arrestate, ma subiscono pressioni per spiare.

«Per le persone che sono venute dalla Cina, anche se sono partite da anni, il regime può recuperare facilmente le loro informazioni», ha spiegato Liu. «È così che fanno le minacce».

A questo si aggiunge l’ulteriore zelo che i funzionari cinesi hanno mostrato nel reprimere la diaspora del Falun Gong. In una riunione interna del 2015, Meng Jianzhu, il più alto funzionario della Commissione centrale per gli affari politici e legali, ha dichiarato che la «lotta contro il Falun Gong» è una «gara politica con le forze anticinesi in Occidente», secondo i verbali riservati trapelati.

Un altro documento trapelato, risalente al 2015, ha rivelato che le autorità della provincia di Hubei hanno spiato attivamente i praticanti del Falun Gong originari della provincia, ordinando ai funzionari di raccogliere «sistematicamente» i dati biografici, i social network, lo stato di immigrazione e le attività.

Con queste informazioni, i funzionari della sicurezza sono stati istruiti a «formulare piani di lavoro personalizzati uno per uno».

«Sappiamo tutto»

Per l’architetto newyorkese Simon Zhang, la consapevolezza che la polizia cinese lo teneva d’occhio è arrivata nel momento peggiore.

La madre di Zhang, Ji Yunzhi, era già sopravvissuta a due strette contese con la morte nelle carceri cinesi quando è stata nuovamente rinchiusa per la sua fede, appena tre giorni prima delle Olimpiadi invernali di Pechino 2022.

Simon Zhang e sua madre, Ji Yunzhi, posano per una foto durante un viaggio a Hangzhou, nella provincia di Zhejiang, in Cina, nel 2012. (Per gentile concessione di Simon Zhang)

Nel giro di poche settimane è crollata a causa delle torture, compresa l’alimentazione forzata. È morta in ospedale con le catene di ferro alle caviglie, con il sangue spalmato sul viso e sulla spalla. Quasi 50 agenti di polizia hanno sorvegliato il corpo martoriato di Ji e hanno costretto il padre di Zhang ad autorizzare la cremazione.

Gli hanno mostrato le foto di suo figlio che partecipava a eventi del Falun Gong negli Stati Uniti, per avvertirlo che «sappiamo tutto», ha raccontato Zhang.

Non molto tempo dopo, hanno iniziato a sondare il padre per ottenere dettagli sulla nuora, moglie di Zhang.

Pechino stava «mappando» la comunità del Falun Gong come farebbe con un gruppo terroristico, ha dichiarato Sarah Cook, analista senior della Cina e autrice del rapporto 2017 di Freedom House «The Battle for China’s Spirit».

A distanza di un oceano, alle prese con la gravità della sua perdita, Zhang ha affermato di trovare ripugnante il fatto che le autorità cinesi non abbiano mollato, anche dopo aver ucciso sua madre.

«È al di là della mia capacità di descrivere quello che sto provando», ha riferito a Epoch Times. Ha parlato dell’attenzione di sua madre per i dettagli, del suo cuore affettuoso che piaceva ai suoceri e della sua perseveranza, nonostante il tormento, nel rimanere fedele alle sue convinzioni.

Zhang ha descritto una certa impotenza che a volte si fa sentire. Per quanto sia semplice per le autorità cinesi raggiungerlo, la distanza tra lui e i suoi cari in Cina è quasi insormontabile.

Afferma di sforzarsi per non creare ulteriore pressione, mettendoli nella condizione di cercare di convincere i persecutori a cambiare idea, oppure di scappare e nascondersi.

«Ci si sente come se si dovesse censurare se stessi perché non si vuole creare problemi alle persone in Cina», ha raccontato.

Ha osservato che è proprio così che il regime vuole farlo sentire. È un modo efficace per il regime di mettere a tacere i dissidenti come lui all’estero.

Odio per le strade

Quando le minacce falliscono, spesso si ricorre alla violenza.

Nel 2002, Sean Yang, responsabile dell’Associazione Falun Dafa degli Stati Uniti meridionali, stava meditando davanti al consolato cinese di Houston per protestare contro la persecuzione in Cina, quando un’auto è arrivata dall’altro lato del consolato. Qualcuno gli ha lanciato uova crude dal finestrino, poi è scappato via. Gli è rimasta una camicia bianca ricoperta di macchie di uova.

Sean Yang continua a meditare dopo il lancio di uova da un veicolo in transito, davanti al consolato cinese di Houston nel 2002. (Minghui.org)

 

Praticanti del Falun Gong provenienti da 12 Paesi si appellano pacificamente alla fine delle persecuzioni e torture dei loro compagni cinesi, in piazza Tienanmen nel 2001. (Minghui.org)

«È stato chiaramente un atto di odio», ha dichiarato Yang, nato a Taiwan, a Epoch Times. «È stato troppo sfacciato che abbiano osato farlo qui in America».

Su quegli stessi marciapiedi, Cynthia Sun da bambina aveva visto gli impiegati del consolato uscire dalla struttura, avvicinarsi alle persone che meditavano e fotografare i loro volti a pochi centimetri di distanza.

Il messaggio sembrava essere che, «nonostante vivessimo in America, nonostante fossimo cresciuti qui e fossimo cittadini, il Pcc ci guarda sempre, il grande fratello è sempre lì», ha dichiarato Sun, ora ricercatrice del Falun Dafa Information Center, a un recente evento dell’Hudson Institute.

Il governo degli Stati Uniti ha infine classificato il consolato di Houston come problematico. Nel luglio 2020, il Dipartimento di Stato sotto l’amministrazione Trump ha ordinato la chiusura del sito, affermando che «gli Stati Uniti non tollereranno le violazioni della nostra sovranità e l’intimidazione del nostro popolo».

L’intimidazione si è presentata in molte forme. Nel 2008, nel quartiere Flushing di New York, un gruppo di oltre 200 cinesi, spesso visti sventolare bandiere comuniste rosse, si è impegnato in una campagna di diversi mesi per maledire, sputare contro e attaccare fisicamente i praticanti del Falun Gong.

Durante l’apice della campagna, l’Organizzazione mondiale per indagare sulla persecuzione del Falun Gong ha indagato e ha registrato Peng Keyu, il console generale cinese di New York, mentre ammetteva il suo ruolo nell’istigare gli attacchi.

«Dopo che hanno combattuto contro il Falun Gong, stringo loro la mano uno per uno per ringraziarli e dire qualche parola di incoraggiamento», ha dichiarato Peng in una telefonata. «Non posso farlo davanti al Falun Gong. Parcheggio sempre la mia auto lontano dalla scena, in modo che non mi vedano. Devo stare molto attento a questa cosa».

La Cook, mentre faceva ricerche per Freedom House, viveva a poche fermate di metropolitana da Flushing e ha deciso di verificare di persona la situazione un fine settimana pomeriggio. In poco tempo, ha notato qualcuno che urlava propaganda anti-Falun Gong e diffondeva letteratura d’odio. Attraversando la strada, ha visto un altro gruppo di persone, tra le cinque e le otto, che circondavano e schernivano un praticante del Falun Gong.

La Cook era così stupita che quasi si chiedeva se fosse in Cina.

Edmond Erh, residente a Flushing, viene presumibilmente aggredito da una folla pro-CCP mentre sostiene uno stand per l’abbandono del Partito Comunista Cinese, a Flushing, New York, il 10 luglio 2008. (Dayin Chen/The Epoch Times)

«Mi trovavo lì in un giorno di routine», ha dichiarato a Epoch Times. «Questa era l’atmosfera generale di quel periodo a Flushing».

Si è sentita a disagio per le vittime. Alcune potevano essere appena fuggite dalla persecuzione in Cina, venendo in America per la libertà. «Camminano per strada e indossano solo una maglietta» con un messaggio sul Falun Gong, ed ecco che «si trovano ad affrontare questi attacchi di odio».

Scene simili si sono verificate in altre città e Paesi, tra cui Australia, Giappone e Canada, anche se su scala minore.

Manipolare gli Stati Uniti

Le aggressioni, per quanto inquietanti, sono la punta dell’iceberg dell’offensiva globale di Pechino. Più preoccupante per i ricercatori è il modo in cui il Partito manipola gli americani affinché facciano il suo gioco.

Un nuovo rapporto del Falun Dafa Information Center, che cita tre informatori che hanno accesso a informazioni interne al regime, rivela una campagna di portata e sofisticazione senza precedenti. L’obiettivo della campagna è seminare la discordia pubblica e potenzialmente scatenare una risposta delle forze dell’ordine statunitensi contro il Falun Gong.

Funzionari partecipano a una conferenza stampa tenuta dal Dipartimento di Giustizia per annunciare l’arresto e le accuse di diverse persone che si presume lavorino con il regime cinese, presso l’ufficio del Procuratore degli Stati Uniti a New York City il 17 aprile 2023. (Angela Weiss/Afp via Getty Images)

Alcune di queste strategie includono l’incitamento degli influencer dei social media e dei media occidentali a diffondere la disinformazione raccolta dal Ministero della Pubblica Sicurezza del Pcc, in particolare contro Shen Yun Performing Arts. La compagnia di danza classica cinese con sede a New York, fondata da praticanti del Falun Gong, rappresenta l’antica cultura cinese prima del regime comunista e scene di violazione dei diritti umani nella Cina di oggi.

Secondo un documento trapelato a luglio, un think tank statale cinese fornisce istruzioni su come fare: «Condividere attivamente le informazioni diffamatorie sul Falun Gong con i media d’oltremare e fornire supporto… I contenuti adatti a video brevi e accattivanti dovrebbero continuare a essere diffusi attraverso i social media d’oltremare per aumentare la copertura. Sopprimere il traffico internet del Falun Gong acquistando pubblicità e ottimizzazione Seo».

Per molto tempo, il Pcc ha usato le relazioni con gli Stati Uniti per promuovere i suoi obiettivi. Attività economiche, relazioni diplomatiche, scambi civili e attività culturali sono tutte potenziali leve.

Un documento ufficiale trapelato nel 2017, proveniente dalla provincia di Henan, indicava ai funzionari di basso livello di sfruttare i partenariati da città a città, per mobilitare «individui patriottici e amichevoli, come esperti, studiosi, giornalisti e leader delle comunità cinesi d’oltremare» che hanno «grande influenza» per parlare a nome del regime.

Nel 2016, il Senato del Minnesota ha discusso una risoluzione che condannava il prelievo forzato sistematico di organi da parte di Pechino. Il consolato cinese di Chicago ha inviato lettere ai legislatori e alcuni funzionari si sono recati di persona a visitare i legislatori.

La senatrice Alice Johnson, cosponsor della risoluzione, ha dichiarato durante il suo discorso: «Sono venuti a trovare anche me». Ha raccontato che i funzionari «non hanno menzionato alcuna informazione sul prelievo di organi» e hanno invece dedicato il loro tempo a diffamare il Falun Gong.

«Abbiamo […] abbastanza prove che queste cose stanno accadendo e dobbiamo fermarle», ha dichiarato il senatore Dan Hall prima che il provvedimento passasse all’unanimità.

Alcuni individui presi di mira possono anche non sapere di essere usati. Nel 2012, un reporter di lunga data del Parlamento in Canada, Mark Bourrie, ha lasciato il suo lavoro presso l’organo di informazione statale cinese, Xinhua, quando gli è apparso chiaro che non stava lavorando come giornalista, ma come spia. A lui, come ad altri dipendenti della Xinhua, veniva regolarmente chiesto di raccogliere i nomi dei partecipanti al Falun Gong o ad altre manifestazioni di dissidenti, di filmare e trascrivere ciò che accadeva in modo meticoloso, eppure gli articoli da lui scritti per questi incarichi sparivano nell’etere.

Persone tengono dei cartelli per protestare contro un cartellone elettronico (in alto) affittato da Xinhua, un’agenzia di stampa statale gestita dal regime cinese, mentre fa il suo debutto a Times Square a New York il 1° agosto 2011. (Stan Honda/Afp via Getty Images)

Di recente, due agenti cinesi, uno cittadino statunitense e l’altro titolare di carta verde, si sono dichiarati colpevoli di aver tentato di corrompere un agente dell’Agenzia delle Entrate (Irs) americana con 50.000 dollari per avviare un controllo su Shen Yun; l’agente dell’Irs, tuttavia, era in realtà un agente dell’Fbi sotto copertura.

Catturare il mondo accademico

Il Pcc si è introdotto in modo massiccio nel sistema educativo americano. Il Dipartimento di Stato ha concesso quasi 300.000 visti per studenti cinesi nel 2023: circa la metà di tutti gli studenti stranieri.

Lily (che ha usato uno pseudonimo per paura di ritorsioni) insegnava in un collegio della Virginia. Nel 2022, ha fatto una presentazione a tutta la scuola su un’opera d’arte che le piaceva: una rappresentazione di 36 praticanti occidentali del Falun Gong che presentano un audace appello per il loro credo in piazza Tienanmen.

Il direttore della scuola e gli altri dirigenti hanno reagito positivamente, finché gli studenti cinesi non hanno «scatenato un putiferio», racconta Lily. È stata convocata per un incontro con un funzionario della scuola che, secondo Lily, ha ripetuto la propaganda del Pcc e l’ha incolpata di «cercare di causare problemi».

Lily si è sentita ferita. Aveva fatto da tutor proprio agli studenti cinesi che le si erano rivoltati contro. All’improvviso non la vedevano più come un essere umano, ma come un «nemico di classe».

È come «portare il comunismo negli Stati Uniti», ha dichiarato Lily. «Davanti al comunismo, qualsiasi cosa tu abbia non significa nulla, ti toglie tutto».

Praticanti del Falun Gong provenienti da 12 Paesi si appellano pacificamente alla fine delle persecuzioni e torture dei loro compagni cinesi, in piazza Tienanmen nel 2001. (Minghui.org)

Il direttore della scuola ha accusato Lily di aver fatto sentire gli studenti cinesi «insicuri».

«Alcuni dei loro genitori lavorano nel governo cinese, quindi ora sono preoccupati per la loro sicurezza e per quella dei loro genitori in Cina», ha ricordato Lily. «Vogliono stare lontani da te».

Alla fine Lily ha dovuto redigere una lettera di scuse da leggere dal podio. Ma il giorno stabilito non si è presentato nessun studente cinese, così Lily è tornata subito a casa.

Due anni dopo, senza più frequentare la scuola, Lily si sente ancora traumatizzata da questa esperienza.

«Gli studenti cinesi sono i clienti e sono molto aggressivi, e la scuola non fa altro che piegarsi a loro», ha affermato, aggiungendo che, per estensione, la scuola si stava piegando al Pcc.

Secondo Lily, nel placare gli studenti cinesi, la scuola rende loro un pessimo servizio, proteggendoli da informazioni contrarie alle narrazioni del Pcc. Nonostante siano in America, «non sono ancora liberi dall’influenza del Pcc», ha osservato. «Sono fisicamente qui, ma la loro mente e il loro cuore sono legati al Pcc».

L’influenza diffusa cinese si manifesta anche in altri modi.

Un rapporto del 2023 «Surveillance, Slander, and Censorship» (Sorveglianza, calunnia e censura), che ha tra gli autori Cynthia Sun per il Falun Dafa Information Center, ha scoperto che almeno dieci università statunitensi di alto livello stavano usando un libro di testo intitolato «Discussing Everything Chinese» (Discutere tutto ciò che è cinese) per il loro corso di lingua cinese.

Il libro sostiene le politiche del Pcc, perpetua l’«amore per il Partito» e giustifica i 25 anni di persecuzione del Falun Gong, utilizzando i punti di vista anti-Falun Gong del Partito. Molti praticanti del Falun Gong nelle università esaminate per il rapporto hanno espresso il timore di essere stigmatizzati dai loro coetanei cinesi o dai membri della facoltà.

Nei campus universitari di tutta l’America, le associazioni studentesche cinesi fanno spesso rapporto ai consolati o alle ambasciate cinesi locali. I gruppi studenteschi costituiscono un’altra parte della vasta rete di influenza di Pechino all’estero.

Il consolato cinese a New York il 20 luglio 2024. (Samira Bouaou/The Epoch Times)

Un modello autoritario «adattivo»

Esiste una labirintica struttura di incentivi per mantenere in funzione la macchina della persecuzione.

In Cina, gli agenti di polizia ricevono spesso dei bonus per gli arresti; le carceri sfruttano i prigionieri come manodopera gratuita; i normali cittadini sono incoraggiati a spiare i vicini di casa praticanti del Falun Gong, con premi in denaro che a volte raggiungono le cinque cifre in valuta europea.

Le ricompense possono arrivare anche sotto forma di compensi politici. Lu Jianwang, responsabile di una stazione di polizia cinese extralegale che opera a Manhattan, ha ricevuto una targa dalla Cina per il suo ruolo nel contrastare le manifestazioni del Falun Gong durante il viaggio del leader comunista Xi Jinping a Washington nel 2015, secondo quanto riportato dai documenti del tribunale.

E mentre il Pcc lavora per esportare la sua repressione all’estero, esso adegua costantemente le sue tattiche e i suoi schemi di incentivazione.

«Il Pcc è un regime autoritario molto adattivo», ha dichiarato la Cook, spiegando che dopo 25 anni di persecuzione ostinata del Falun Gong, il regime ha un modello che può utilizzare contro altri obiettivi, come i musulmani uiguri nella provincia dello Xinjiang.

La Cook ha fatto notare che diversi funzionari cinesi che in seguito hanno ricoperto incarichi influenti nello Xinjiang hanno costruito le loro carriere reprimendo il Falun Gong.

Un agente di polizia paramilitare in piedi in Piazza Tienanmen a Pechino il 15 marzo 2019. (Fred Dufour/Afp via Getty Images)

«Essere bravi nella repressione» porta a ricompense tangibili, incentivando così un ulteriore miglioramento delle tattiche, ha affermato.

A livello transnazionale, il sistema funziona allo stesso modo. La recente incriminazione in Florida suggerisce che il Falun Gong era un obiettivo precedente; poi la presunta spia ha preso di mira altri dissidenti, organizzazioni non profit statunitensi e i suoi stessi datori di lavoro.

«Il Pcc non sceglie», afferma la Cook. «Guarda a questi diversi agenti come a risorse per la raccolta di informazioni su un’ampia serie di obiettivi e priorità del Pcc».

Questo aspetto «insidioso» è il motivo per cui ritiene che sia nell’interesse degli Stati Uniti adottare un «approccio difensivo olistico» nei confronti di Pechino.

«Perché è così che il Pcc guarda alla questione da una prospettiva offensiva».

Shea, dell’Huston Institute, le fa eco.

L’anno scorso, i cyber hacker cinesi che si sono introdotti negli account dei dipartimenti di Stato e del Tesoro hanno individuato anche lei nel sistema di posta elettronica di Hudson e hanno copiato la sua casella di posta, apparentemente per trovare i suoi contatti in Cina.

«La minaccia è qui», ha dichiarato. «Noi, come Stati Uniti, ci stiamo appena accorgendo della situazione».

L’ombra della paura

In Cina, Zhang aveva 14 anni quando ha dovuto affrontare le incessanti molestie della polizia, le irruzioni nelle case e la paura che sua madre venisse portata via.

Ancora oggi, ricorda con dolore l’unico grande desiderio di sua madre che non si è mai realizzato: venire a vedere di persona che le persone possono praticare liberamente il Falun Gong in America senza paura.

Ancora addolorato nel sapere che la polizia cinese ha potere sulla sua famiglia, Zhang ritiene più importante parlare e «fare la cosa giusta». Afferma che, a lungo termine, questo è l’aspetto più importante, poiché quanto prima finirà la persecuzione, tanto prima la sua famiglia troverà sollievo.

Liu, il ricercatore marino della Florida, ha lo stesso pensiero: «Dobbiamo solo continuare a fare tutto quello che dobbiamo fare per quelle persone che non hanno una voce».

Sherwood Liu vince il premio Outstanding Staff Award (miglior personale) e il premio Employee of the Year Award (impiegato dell’anno) presso la University of South Florida a Tampa, in Florida, il 6 ottobre 2023. (Per gentile concessione dell’Università della Florida del Sud)

 

Articolo in lingua inglese: How CCP Exports Fear, Hatred to America in War Against Faith

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