Come il Brasile sta salvando il mondo da una catastrofica crisi alimentare

Di Augusto Zimmermann

L’autore dell’articolo, Augusto Zimmermann, è professore e rettore della facoltà di Diritto allo Sheridan Institute of Higher Education di Perth. È anche presidente della Western Australian (Wa) Legal Theory Association ed è stato membro della commissione per la riforma della legge di Wa dal 2012 al 2017. Zimmermann è professore a contratto dell’Università di Notre Dame in Australia ed è coautore di diversi libri, tra cui Restrizioni Covid-19 e vaccinazione obbligatoria: una prospettiva sullo stato di diritto (Connor Court).

 

Il Brasile è il quarto produttore di cibo al mondo ed è completamente autosufficiente per quanto riguarda i prodotti alimentari di base: si classifica come il primo produttore mondiale di banane, cacao, manioca, caffè, mais, riso, soia e zucchero. E sebbene la maggior parte di questi prodotti sia consumata nel mercato interno, una parte considerevole viene anche esportata, tra cui arance, oli di palma, aglio, arachidi e tè, ma anche molto altro.

Tuttavia il problema è che il Brasile ha bisogno di una fornitura costante di fertilizzanti per alimentare la sua potente industria agricola. E il più grande fornitore internazionale di fertilizzanti del Paese è la Russia, che rappresenta il 44% del totale utilizzato dal Brasile ogni anno.

Dall’inizio della guerra in Ucraina, il presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha detto che il suo Paese sarebbe rimasto neutrale. Bolsonaro ha incontrato il presidente russo Vladimir Putin a Mosca il 16 febbraio e in quell’occasione ha dichiarato: «Siamo ansiosi di collaborare [con la Russia, ndr] in vari campi. Difesa, petrolio e gas, agricoltura. Il Brasile è solidale con la Russia».

Come ci si può aspettare, questa visita in Russia è stata pesantemente criticata dal governo degli Stati Uniti perché è avvenuta nel mezzo delle tensioni occidentali con la Russia sull’Ucraina. Tuttavia, Bolsonaro non si è tirato indietro.

L’Amazzonia è un’enorme banca di infinite risorse naturali per i brasiliani. Ha la percentuale più significativa di acqua dolce, minerali preziosi e petrolio a livello globale. Non sorprende che le élite globali facciano appello alle questioni ambientali nel tentativo di minare la sovranità del Brasile sulla regione. In realtà, le aree protette dal punto di vista ambientale in Brasile ammontano a un impressionante 25% del suo intero territorio, il 50% delle quali nella sola Amazzonia. Tuttavia, assistiamo costantemente a una campagna di disinformazione sulla deforestazione dell’Amazzonia.

D’altra parte, è anche vero che il Brasile deve ancora importare il 97 per cento dei circa 10 milioni di tonnellate di potassio che utilizza ogni anno per la produzione agricola, il che lo rende il più grande importatore mondiale. Quindi, la domanda fondamentale è: da dove il Brasile potrebbe trovare più fertilizzanti?

Le riserve di potassio in Brasile si trovano principalmente nelle sue terre indigene nella regione amazzonica. Secondo Márcio Remédio, direttore del Geological Survey of Brazil, una società statale del Ministero delle Miniere e dell’Energia, «Queste riserve sono di prim’ordine. Hanno il potenziale, se non di più, di quelli degli Urali prodotti da Russia e Bielorussia, e anche del Saskatchewan in Canada».

Solo il 3 per cento delle terre indigene brasiliane viene deforestato: un tasso inferiore a quello delle terre pubbliche e private. La Costituzione brasiliana definisce terre indigene quelle tradizionalmente occupate dagli indiani brasiliani, nonché «quelle utilizzate per le loro attività produttive, quelle indispensabili alla conservazione delle risorse ambientali necessarie al loro benessere e alla loro riproduzione fisica e culturale, secondo loro usi, costumi e tradizioni». Questa descrizione è così ampia che un eminente professore di diritto costituzionale, Manoel G. Ferreira Filho, ha scherzato dicendo che sarebbe più facile se la Costituzione avesse definito quale terra potrebbero occupare i non indiani.

La legge federale in Brasile autorizza l’esplorazione delle ricchezze minerarie nelle terre indigene. Una quota dell’utile deve essere trasferita alla pertinente comunità indigena che occupa la regione, che non può essere rimossa dal terreno se non in casi straordinari di catastrofe o epidemia. Anche così, questi indiani conservano il diritto di tornare nella terra non appena i rischi cessano.

Facendo un accordo con la Russia, il Brasile ha impedito l’estrazione di potassio che potrebbe danneggiare l’Amazzonia e violare i diritti degli indigeni; anche se potrebbe potenzialmente salvare il mondo da una catastrofica crisi alimentare.

«Se il Brasile dovesse ridimensionarsi l’anno prossimo a causa della mancanza di fertilizzanti, sarebbe sicuramente una cattiva notizia in caso di una crisi alimentare globale», afferma Joseph Schmidhuber, un economista che ha studiato l’impatto del conflitto sul cibo, per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura.

La guerra in Ucraina, unita alle sanzioni economiche dell’Occidente, ha messo a rischio la sicurezza alimentare mondiale. Queste sanzioni avevano lo scopo di punire la Russia per la sua invasione dell’Ucraina, ma stanno mettendo in serio pericolo la capacità del mondo di nutrirsi.

In questo senso, il governo brasiliano ha recentemente presentato una proposta di importanza critica all’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, che esclude i prodotti fertilizzanti da eventuali sanzioni imposte alla Russia. Il ministro dell’Agricoltura brasiliano Tereza Cristina Dias ha invitato i Paesi a trovare una soluzione internazionale al problema, avvertendo che una carenza di fertilizzanti provocherebbe «inflazione alimentare e potenzialmente minerebbe la sicurezza alimentare».

Per concludere, il governo brasiliano non solo ha evitato una crisi alimentare reintegrando le scorte del Paese con l’aiuto della Russia, ma ha anche svolto un ruolo di primo piano nella ricerca di soluzioni internazionali a un’emergenza alimentare emergente che, nella peggiore delle ipotesi, potrebbe vedere milioni di persone morire di fame, soprattutto nei Paesi più poveri.

Stando così le cose, il mondo dovrebbe sperare che il presidente Jair Bolsonaro venga debitamente rieletto dai brasiliani alle prossime elezioni presidenziali di ottobre di quest’anno.

 

Le opinioni espresse in quest’articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

Articolo in inglese: How Brazil Is Saving the World From a Catastrophic Food Crisis

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