Come e perché è stata uccisa l’agricoltura cinese

Il 9 aprile 2018, al Forum di Boao, il ministro dell’Agricoltura cinese Han Changfu ha confermato velatamente che le campagne cinesi si trovano in situazione di «depressione economica, isolamento e decadenza». Per rianimare l’agricoltura, Han ha proposto una politica di salvataggio denominata «Cinque spinte e un rinforzo», per sostenere e migliorare le condizioni della campagna cinese. Ma vari esperti la ritengono troppo teorica e priva di azioni concrete applicabili.

In realtà già da tempo, e in diverse occasioni, i funzionari del ministero dell’Agricoltura avevano parlato della depressione della campagna cinese, ma questa volta il ministro lo ha confermato direttamente: «Nei 40 anni passati, la depressione nelle campagne cinesi è stata una condizione comune»; inoltre ha dichiarato che la modernizzazione delle città non può trascurare la campagna, isolandola sempre di più, al contrario: «La strategia nel promuovere la campagna consiste nel far crescere la campagna nell’economia, nella politica e nella cultura. Un avanzamento in tutte le direzioni».

Huang Tianliang, ex capo redattore di People (in cinese Bai Xing), rivista cinese autorizzata dall’Amministrazione generale della stampa e delle pubblicazioni gestita dal Ministero della agricoltura cinese, ha parlato con Epoch Times delle eventuali azioni concrete per cambiare la situazione, affermando: «Ogni anno il documento numero uno del governo riguarda l’agricoltura, la campagna, i contadini. Lo chiamano il problema agricolo in tre parti (in cinese san nong wen ti)».

Huang ha spiegato che c’è un problema fondamentale mai risolto: «I contadini devono avere la proprietà della terra. Sarà tutto risolto quando il governo ridarà la terra ai contadini. Però non lo fa, e ci gira intorno per evitare il problema. Il diritto dei contadini cinesi di coltivare la terra è suddiviso in tre parti: il diritto di proprietà, il diritto di uso, il diritto di gestione. Nel mondo, solo in Cina c’è questo sistema complicato, e nella storia cinese solo in questa ultima ‘dinastia’. Il diritto di coltivazione della terra era molto semplice e chiaro una volta. I funzionari del Pcc hanno reso complicato il diritto a loro vantaggio, in modo da poter vendere la terra a loro discrezione. I funzionari del Partito hanno il diritto di proprietà, mentre i contadini hanno solo il diritto d’uso. Il diritto di gestione, che deriva dal diritto d’uso, può essere dato ad altri in qualsiasi momento. Prima la terra era del contadino, sia teoricamente che praticamente. Adesso non è più cosi: i funzionari del Pcc hanno distrutto tutto».

Nella legge cinese sulla terra, l’articolo 8 recita che «la terra della campagna è proprietà del Collettivo dei contadini». Huang Tianliang ha commentato: «Un contadino che non ha la propria terra, che contadino è? Chi è il collettivo dei contadini? Il collettivo è guidato dal Partito, perciò la proprietà della terra è del Pcc. Negli ultimi 30 anni, quando la sede locale del Partito o lo Stato ne hanno avuto bisogno, hanno venduto la terra di cui il contadino ha il diritto d’uso, senza consultarlo. Così, da un giorno all’altro, il contadino è diventato  un contadino ‘senza terra’».

Durante la modernizzazione, la popolazione della campagna si è trasferita in città. Questo ha reso le campagne sempre più vuote e povere, e ha creato altre situazioni mal gestite, come il problema dei bambini lasciati soli in campagna dai genitori, costretti a lavorare in città, e quello della scomparsa di piccoli centri rurali di grande valore storico. Dalle statistiche nazionali cinesi, nel 2000 in Cina risultavano 3,6 milioni di borghi rurali. Nel 2010, la cifra era scesa a 2,7 milioni; calcolando la media, si ottiene un risultato sconvolgente: in 10 anni si sono estinti 250 paesi al giorno.

Altra causa importante della decadenza della campagna cinese è il Partito Comunista Cinese.
Esisteva infatti una classe denominata xiangshen (una sorta di nobiltà di campagna), che era composta da studiosi, funzionari governativi in pensione, insegnanti e consulenti per il governo, e che aveva un ruolo importantissimo per il popolo e la società.
Era un sistema importante per mantenere l’ordine della società nella campagna, ed era cruciale per l’educazione dei contadini. Con l’avvento del comunismo, queste categorie sociali sono state accusate di essere «classi sfruttatrici» e definite «da eliminare senza alcuna pietà».
Dopo la tragica Rivoluzione Culturale voluta da Mao Zedong, la classe dei xiangshen era annientata. La maggior parte di quelli che ne facevano parte erano stati diffamati, umiliati pubblicamente, torturati, costretti a fare i lavori più umilianti e massacranti sotto la stretta sorveglianza del Partito. Innumerevoli altri furono semplicemente massacrati dalle masse e dalle Guardie Rosse, a cui veniva insegnato che «essere crudeli e spietati con i nemici di classe» era «una virtù, un merito e un dovere per l’appartenenza al Pcc».

La nobiltà di campagna conduceva una vita propria, e insegnava alla società rurale i principi dell’educazione classica cinese, che si basava sui valori del confucianesimo quali benevolenza, giustizia, correttezza, saggezza e lealtà. Ma una volta eliminata fisicamente la classe sociale nobile, anche la cultura classica è andata perduta e la vita contadina cinese è stata stravolta.

Huang spiega infatti che una volta studiosi e funzionari governativi, quando andavano in pensione, tornavano ai luoghi di nascita, che per la maggior parte erano appunto in campagna: «In cinese c’è un detto famoso: “le foglie cadono sotto l’albero”. Le persone quando  invecchiano tornano al proprio paese, questa è la tradizione. Adesso non c’è più. Adesso è piuttosto difficile riportare la vita in campagna, a causa di diversi aspetti: il sistema della collettivizzazione ha disintegrato la proprietà, la Rivoluzione Culturale ha eliminato la cultura tradizionale e, dopo l’apertura all’economia di Deng Xiaoping, il profitto dei contadini è stato ignorato e depredato. I contadini cinesi ora hanno perso tutti i diritti, e hanno perso in ogni ambito importante della vita: politica, culturale ed economica».

 
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