«Quello che fai quando non hai più scelta»: racconto di una fuga dalla Cina

Bao Zhuoxuan, figlio di due attivisti cinesi per i diritti umani, è stato catturato il 6 ottobre mentre cercava di fuggire dalla Cina. Sei anni fa, Geng He, moglie di un importante avvocato dei diritti umani, ha tentato una fuga simile con i suoi due figli; ma nel suo caso è andata bene.

Bao è il figlio sedicenne di Wang Yu, un’avvocatessa dei diritti umani incarcerata dal Partito dopo il giro di vite di luglio sugli avvocati; suo padre è Bao Longjun, un altro attivista. Bao Zhoxuan pare sia stato inseguito e catturato dalla polizia cinese, che ha superato il confine della Birmania e lo ha portato poi in Mongolia Interna, mettendolo sotto stretta sorveglianza.

In una recente intervista con Epoch Times, Geng He ha espresso grande simpatia per il ragazzo e il suo tentativo fallito di abbandonare la Cina.

Il marito di Geng He, Gao Zhisheng, era anch’egli un importante avvocato dei diritti umani in Cina, ma è stato preso di mira dalle autorità cinesi dopo aver scritto tre lettere aperte ai capi del Partito Comunista, chiedendo loro di mettere fine alla persecuzione del Falun Gong, una disciplina spirituale perseguitata dal Partito da 16 anni.

Il caso di Wang Yu ha varie similitudini con quello di Gao: anche la Wang ha gestito molti casi sensibili, tra cui quello del famoso studioso Ilham Tohti e di vari praticanti del Falun Gong; sia la Wang che Gao sono stati presi di mira dal Partito Comunista; e le famiglie di entrambi sono state minacciate e molestate a causa del loro lavoro.

Il 2 luglio, nella città di Sanhe, provincia dell’Hebei, la polizia ha trascinato la Wang fuori da un tribunale, per poi buttarla per strada. L’avvocatessa stava difendendo due praticanti del Falun Gong: Wang Zhanqing e Ma Weishan.

La Wang è stata poi arrestata a luglio, quando le agenzie di sicurezza del Partito hanno lanciato un grande giro di vite contro la comunità dei diritti umani, arrestando più di 290 persone tra avvocati e dissidenti. Suo marito, Bao Longjun, e suo figlio, Bao Zhuoxuan, sono stati arrestati all’aeroporto di Pechino l’8 luglio, il giorno in cui il ragazzo avrebbe dovuto recarsi in Australia per studio.

Dopo quel giorno, Bao Zhuoxuan è stato messo sotto sorveglianza dalla polizia, che ha confiscato il suo passaporto e le chiavi della sua casa di Pechino.

Geng He ritiene che il ragazzo abbia scelto di scappare in mancanza di alternative: «È quello che fai quando non hai altra scelta». Ed è quello che lei stessa ha fatto sei anni fa.

Prima del volo, la Geng e i suoi figli sono stati messi sotto stretta sorveglianza dai funzionari di sicurezza del Partito.

«Sei poliziotti si sono insediati a casa mia. Non potevamo chiudere le porte quando usavamo il bagno, o spegnere le lampade quando dormivamo… In tutto, più di 100 poliziotti facevano a turno per sorvegliarci 24 ore su 24», ha raccontato Geng He.

«Quando mia figlia era a scuola, i poliziotti si sedevano dietro di lei. Nessuno a scuola aveva il coraggio di parlare con lei». L’insegnante ha avvertito gli altri bambini che se avessero prestato i loro cellulari a Geng Ge – la figlia – o avessero mostrato simpatia nei suoi confronti, sarebbero stati consegnati alla polizia. La figlia era sotto una tale pressione mentale che ha persino tentato il suicidio con un coltello.

Geng He alla fine è riuscita a portare i suoi ragazzi negli Stati Uniti, dopo aver ricevuto un foglietto da un amico, con l’aiuto di un venditore ambulante che era fuori casa sua. Ha usato i cellulari pubblici per telefonare a delle persone consigliate dall’amico, e loro le hanno detto come fare. «Ho preferito credere a degli estranei. Ciò che si prospettava per il mio futuro doveva essere meglio del tornare indietro. Anche se non avevo idea di cosa mi aspettasse», ha raccontato.

Quando hanno preso il treno per passare dallo Yunnan alla Birmania, si è nascosta nel bagno per ore, mentre la polizia controllava le carte d’identità dei passeggeri.

Persino all’arrivo in Thailandia, era ancora spaventata ogni volta che sentiva bussare alla porta. Per paura di venire catturati e inviati in Cina, non osavano fare un passo fuori dalla porta. Non c’erano né tv né giocattoli per i bambini. «Una volta mia figlia è corsa via ed è scomparsa per 30 minuti», ha raccontato Geng He. «Quando è tornata ci siamo abbracciate e abbiamo pianto. Ho detto che la nostra fuga da Pechino è stata così difficile…»

Bao Zhuoxuan non è stato così fortunato. Dopo il suo tentativo fallito di fuga, è probabile che il Partito Comunista intensifichi la sorveglianza su di lui.

Con reporting di Liang Bo.

Articolo in inglese ‘What You Do When You Have No Choice

 
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