Video: Cina, trapianti di organi per favorire lo sviluppo economico

China in Focus, il primo notiziario in italiano dedicato alla Cina

I trapianti di organi dovrebbero servire a salvare delle vite, ma l’ex viceministro della Sanità cinese ha dichiarato che hanno un’altra funzione: favorire lo sviluppo economico.

Il 20 Novembre, durante un forum sui trapianti di organi a Pechino, l’ex ministro della salute cinese Huang Jiefu ha dichiarato che il rapido sviluppo dei trapianti in Cina è ancora insoddisfacente per lo sviluppo economico del Paese, e che spera che entro tre anni la Cina diventi il primo Paese al mondo per numero di trapianti di organi.

Huang, in qualità di presidente della Fondazione per lo sviluppo dei trapianti d’organo, ha affermato che gli Stati Uniti eseguono oltre 30 mila trapianti d’organo all’anno, mentre in Cina, per stare al passo con lo sviluppo economico, il numero dei trapianti dovrebbe crescere fino a superare i 50 mila all’anno.

Tuttavia, Ling Xiaohui, un commentatore cinese con sede a Sydney, sostiene che il numero effettivo di trapianti di organi in Cina abbia già ampiamente superato i 50 mila all’anno: «In realtà, il numero di trapianti di organi in Cina è molto più alto che in altri Paesi come gli Stati Uniti. A livello internazionale hanno riconosciuto che la Cina ha un’enorme banca sommersa di organi umani, che si rifornisce con gli organi prelevati forzatamente da corpi di persone vive, che principalmente sono praticanti del Falun Gong e altri prigionieri di minoranze etniche».

Secondo la stampa cinese, lo scorso giugno una ragazza cinese che vive in Giappone è tornata in Cina per un trapianto di cuore. In dieci giorni, un ospedale di Wuhan ha trovato tre cuori compatibili da trapiantare. In base alle notizie dei media, un paziente in Giappone di solito deve aspettare circa tre anni per ottenere un trapianto di cuore. Gli articoli non spiegavano come fosse possibile che in Cina si potessero trovare tre cuori per la ragazza in 10 giorni. La stampa del regime cinese ha invece elogiato il caso come una storia di successo del sistema medico cinese.

Dal canto suo, Ling ritiene che l’ex viceministro Huang stia promuovendo con vigore lo sviluppo del settore dei trapianti di organi al solo scopo di occultare il mercato illegale degli organi.

Le problematiche del ‘ciclo economico interno’ cinese

L’economia cinese si trova ad affrontare una situazione difficile in seguito agli effetti della pandemia e al disgregarsi delle relazioni tra Cina e Stati Uniti.

Molte aziende straniere si ritirano o stanno per ritirarsi dalla Cina. In calo anche gli ordini produttivi dall’estero. Mentre la famosa ‘fabbrica del mondo’, situata nella città meridionale di Dongguan, è stata praticamente abbandonata. Sembra dunque che il progresso economico cinese non possa più contare sulle esportazioni come prima.

Gli alti funzionari del Partito Comunista Cinese ora sembrano puntare sulla domanda interna come forza trainante economica del Paese. Il cambiamento segue il nuovo ordine politico diffuso alcuni mesi fa dal capo del Pcc, Xi Jinping. È stato anche coniato un nuovo termine per descrivere la situazione: ‘ciclo economico interno’. Significa che la Cina deve basarsi su una domanda interna, consistente e innovativa, come principale motore della sua economia.

A Metà novembre però, il premier cinese Li Keqiang ha indicato che c’è ancora molta strada da fare. Durante una conferenza economica Li ha sottolineato la necessità di un consumo rurale, spiegando che la mancanza di consumi ostacolerà l’economia cinese.

Ma le prospettive economiche del Paese sembrano poco promettenti. Le gravi inondazioni che quest’estate hanno colpito la Cina, insieme ad una serie di disastri naturali, hanno lasciato i contadini cinesi con scarsi raccolti. Alcuni contadini affermano di aver ricevuto pochi o nessun sussidio dal regime, lasciandoli senza indennizzi per i danni subiti.

I dati mostrano che anche il potere d’acquisto dei cinesi ha subito un duro colpo. Il premier Li Keqiang ha rivelato a quest’anno che circa 600 milioni di persone guadagnano meno dell’equivalente di 150 dollari al mese. Si tratta di oltre il 40 per cento della popolazione cinese. Mentre il 70 per cento della popolazione, circa 950 milioni di persone, guadagnano meno di 300 dollari al mese.

Nuova ondata epidemica in Cina

La Cina sta assistendo a un’ondata di nuovi casi di coronavirus, meglio noto come virus del Pcc. Molte regioni in tutto il Paese stanno segnalando nuovi focolai.

Domenica in un aeroporto di Shanghai sono stati testati per il virus quasi 18 mila dipendenti, dopo che diversi addetti al trasporto merci erano risultati positivi. Contemporaneamente, un intero ospedale con i suoi 4000 dipendenti è stato messo in isolamento.

Anche a Tianjin, una metropoli vicina a Pechino, la situazione dell’epidemia è peggiorata di recente. Secondo un nuovo resoconto dei media cinesi, un distretto della città è pronto a testare tutti i suoi residenti. Le autorità del distretto di Binhai mirano a testare 2,6 milioni di persone in soli 3 giorni. Ma la rapidità dei test ne ha messo in discussione la qualità. Intanto, le autorità hanno già posto in lockdown diverse comunità.

Il virus si è diffuso anche in altre contee vicine. Tra le quali, 6 comunità, 2 villaggi e un mercato alimentare che sono stati messi in isolamento preventivo. Sono stati allestiti dei punti per effettuare i test del virus e reclutato del personale con equipaggiamento protettivo, mentre il mercato veniva evacuato.

Nella Mongolia interna una città è stata posta in lockdown parziale dopo che sono stati confermati alcuni nuovi casi del coronavirus. Il quartier generale per la prevenzione e il controllo delle epidemie nella città di Manzhouli ha pubblicato un avviso annunciando la sospensione delle attività didattiche nelle scuole locali, asili, e istituti di formazione; la chiusura dei luoghi pubblici; e che i dipartimenti di pubblica sicurezza attueranno le necessarie misure di sorveglianza stradale e del traffico. Inoltre, sono severamente proibiti i raduni pubblici.

Mentre nella provincia cinese dello Zhejiang è stata testata una comunità di oltre 5000 persone. Questo, dopo che un paziente è risultato positivo al test del virus.E ufficialmente tutte le persone testate sono risultate negative. Ma questi dati sono visti con scetticismo dagli esperti. È risaputo infatti che i kit per i test sul virus di produzione cinese sono di scarsa affidabilità. Ciò significa che i test produrranno quasi certamente falsi positivi. È statisticamente impossibile quindi avere un tasso di negatività del 100 per cento quando vengono testate migliaia di persone.

Il regime sostiene che il virus del Pcc abbia avuto origine in Italia

I funzionari cinesi stanno utilizzando un nuovo studio italiano per sostenere che la pandemia abbia avuto origine in Italia e non in Cina. Il recente studio dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano suggerisce che il virus potrebbe essersi diffuso in Italia lo scorso settembre, tre mesi prima che le autorità cinesi confermassero la sua diffusione a Wuhan.

In precedenza la Cina aveva anche indicato la Spagna e la Francia come fonti della pandemia, oltre ad incolpare l’esercito americano, affermando che i soldati americani avevano diffuso il virus a Wuhan durante i Giochi Mondiali Militari di ottobre. Mentre ora i media statali cinesi stanno spingendo con forza l’idea che il virus provenga dall’Italia.

Tuttavia, un ricercatore dell’istituto, Giovanni Apolone, ha dichiarato al quotidiano britannico The Times che lo studio non presuppone che il virus abbia avuto origine in Italia. Ha spiegato: «Sappiamo che la Cina ha annunciato in ritardo il suo focolaio, quindi non si sa quando sia iniziato lì, e la Cina ha fortissimi legami commerciali con il nord Italia».

 
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