Cina, polizia antisommossa attacca le proteste per i blocchi Covid-19

Di DiFrank Fang

La polizia antisommossa cinese con tute bianche si è scontrata con la popolazione di Guangzhou, nel sud della Cina, la sera del 29 novembre, secondo dei video online.

In un video su Twitter, decine di poliziotti in tenuta antisommossa avanzavano in formazione su quelle che sembravano barriere di sicurezza abbattute, mentre venivano lanciati oggetti nella loro direzione. In seguito, si è visto che la polizia scortava persone in manette lontano dal luogo.

Un altro video mostrava persone che lanciavano oggetti contro la polizia. Infine, un terzo video mostrava persone che scappavano dopo che un candelotto di gas lacrimogeno atterrava tra di loro e sprigionava fumi.

I video sono stati girati nel distretto Haizhu di Guangzhou, secondo quanto ha dichiarato la Reuters, anche se l’agenzia di stampa non è riuscita a determinare la sequenza degli eventi o cosa possa aver scatenato gli scontri.

Dei post sui social media indicano che gli scontri sono stati provocati dalle restrizioni dei lockdown, secondo Reuters.

Il distretto di Haizhu è stato teatro di una grande protesta a metà novembre, quando più di 1.000 residenti sono scesi in strada per protestare contro le prolungate misure di blocco. Hanno chiesto un maggiore accesso al cibo, ai rifornimenti essenziali e alle cure mediche.

Le proteste sono scoppiate in tutta la Cina durante lo scorso fine settimana (26-27 novembre), spinte in parte dalla rabbia per un terribile incendio nella regione occidentale dello Xinjiang, che ha causato la morte di 10 persone. Le restrizioni per il Covid-19 hanno apparentemente impedito ai residenti di sfuggire all’incendio nonché ritardato i soccorsi.

Il motivo principale delle proteste è il crescente malcontento dell’opinione pubblica per l’implacabile politica zero-Covid del regime comunista cinese, che sottopone le persone a ripetuti test e al confinamento nelle loro case.

I manifestanti hanno usato le manifestazioni per chiedere maggiori libertà, mentre alcuni hanno chiesto al leader cinese Xi Jinping e al Partito Comunista Cinese (Pcc) di dimettersi.

Dopo l’incendio mortale, ci sono state 43 proteste pubbliche in 22 città cinesi, secondo il conteggio di Nathan Ruser, ricercatore dell’Australian Strategic Policy Institute.

Repressione

Di fronte alla più grande manifestazione di disobbedienza civile che i leader del Pcc a Pechino abbiano visto negli ultimi decenni, i funzionari cinesi hanno iniziato a rintracciare i manifestanti e persino ad arrestarli.

«Uno dei miei amici che ha postato un video di persone che chiedevano a Xi di dimettersi è stato portato via dalla polizia ieri sera», ha detto a Reuters un residente di Pechino che ha chiesto di rimanere anonimo.

«Altri amici che hanno pubblicato video simili hanno dovuto recarsi alla stazione di polizia. La maggior parte di loro è stata trattenuta per alcune ore ed è stato chiesto loro di firmare un documento in cui promettevano di non farlo più. E la maggior parte ha cancellato i propri post».

Il 28 novembre, una manifestante di Pechino, che ha chiesto di non essere identificata per la sua sicurezza, ha detto all’Afp che lei e cinque suoi amici erano stati contattati dalla polizia locale.

«Ha detto il mio nome e mi ha chiesto se ero andata al fiume Liangma ieri sera… ha chiesto in modo molto specifico quante persone c’erano, a che ora sono andata, come l’ho saputo», ha riferito la manifestante.

Almeno 1.000 persone, divise in due gruppi, si sono riunite lungo la Terza circonvallazione di Pechino, vicino al fiume Liangma, nelle prime ore del 28 novembre.

«Non vogliamo mascherine, vogliamo la libertà. Non vogliamo i test Covid, vogliamo la libertà», è stato uno slogan intonato da uno dei gruppi, secondo quanto riportato da Reuters.

Il 29 novembre, la Commissione centrale per gli affari politici e legali, il massimo organo di polizia del regime cinese, ha rilasciato una dichiarazione in cui mette in guardia da quelle che definisce «forze ostili», a seguito di una riunione presieduta dal segretario del Partito, Chen Wenqing.

«La riunione ha sottolineato che gli organi politici e legali devono adottare misure efficaci per salvaguardare con determinazione la sicurezza nazionale e la stabilità sociale», si legge nella dichiarazione, secondo quanto riportato dall’Associated Press.

«Dobbiamo reprimere con decisione le attività di infiltrazione e sabotaggio da parte di forze ostili in conformità con la legge, reprimere con decisione gli atti illegali e criminali che turbano l’ordine sociale e mantenere efficacemente la stabilità sociale complessiva».

Sebbene la dichiarazione non facesse riferimento alle proteste, Hu Xijin, ex caporedattore del Global Times, un giornale statale cinese di tendenza, ha scritto su Twitter che si trattava di un avvertimento contro i manifestanti.

«I funzionari cinesi hanno usato un linguaggio implicito, ma hanno anche trasmesso un chiaro messaggio di avvertimento», ha scritto Hu. «I manifestanti devono averlo capito. Se ripeteranno queste proteste, i rischi aumenteranno pesantemente».

Preoccupazioni

I parlamentari di tutto il mondo hanno espresso la loro solidarietà ai manifestanti in Cina.

Nel frattempo, i gruppi per i diritti umani hanno chiesto alle autorità cinesi di rispettare il diritto di protestare pacificamente.

«Invece di penalizzare le persone, il governo dovrebbe ascoltare le loro richieste. Le autorità devono permettere alle persone di esprimere liberamente il proprio pensiero e di protestare pacificamente senza temere ritorsioni», ha dichiarato Hana Young, vicedirettrice regionale di Amnesty International, in una dichiarazione rilasciata il 27 novembre.

«Il governo cinese deve rivedere immediatamente le sue politiche di Covid-19 per garantire che siano proporzionate e limitate nel tempo. Tutte le misure di quarantena che mettono a rischio la sicurezza personale e limitano inutilmente la libertà di movimento devono essere sospese».

«Il governo deve anche indagare in modo rapido, efficace e approfondito sull’incendio di Urumqi, per evitare che si ripeta, rendere giustizia alle vittime e alle loro famiglie e dimostrare alla popolazione di essere sensibile alle loro rimostranze».

Articolo in inglese: China Deploys riot Police in Effort to Smother COVID-19 Protests

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