Cina, nuovi lockdown e l’assurdità delle misure draconiane del regime

Di Dorothy Li

Sulla scia delle nuove infezioni della variante Delta che si stanno diffondendo in Cina, il regime sta mettendo in atto misure dure e draconiane contro gli abitanti delle aree colpite.

Il camionista Zhang Yong (pseudonimo) che con suo padre ha vissuto nel camion per cinque giorni ai margini della città di Yangzhou, nella provincia dello Jiangsu, racconta Epoch Times che sono stati in grado di mangiare solo noodles istantanei, poiché il rigoroso blocco impedisce loro di tornare a casa: «Ad oggi, io e mio padre abbiamo dormito sul camion per cinque giorni». Hanno trascorso quattro giorni a una temperatura di circa 32 gradi senza fare la doccia e risparmiando benzina, evitando quindi di usare l’aria condizionata del camion.

Nonostante siano in città, Zhang e suo padre sopravvivono da soli. Le strade circostanti, i negozi e i complessi residenziali sono stati sigillati.

Le autorità di Yangzhou hanno affermato di aver imposto un blocco parziale a tutte le sue comunità residenziali del centro; è permesso solo a una persona per famiglia di uscire.

Yangzhou ha segnalato il primo caso infetto dal virus del Pcc (Partito Comunista Cinese), comunemente noto come nuovo coronavirus, il 28 luglio. Nelle ultime due settimane, i funzionari sanitari hanno segnalato 272 casi, superando le cifre della città di Nanchino, dove ha avuto inizio il recente focolaio.

Tuttavia, i dati del regime cinese sulle infezioni sono stati sempre inferiori alla realtà. Al di là dei numeri riportati, la realtà è che i casi recenti hanno spinto i funzionari a ordinare a tutti i 4,5 milioni di residenti di rimanere nelle loro case, cancellare voli e treni e interrompere i viaggi in autobus.

Zhang ha detto di aver visto la polizia di guardia all’uscita dell’autostrada mentre entrava nella città di Yangzhou il 30 luglio: «Loro [la polizia, ndr] ci hanno solo richiesto di presentare il codice sanitario e dell’itinerario, ma non mi hanno informato del blocco. Ho mostrato loro il codice, ma quando ho scaricato tutto e volevo tornare indietro, non mi è stato permesso di andare».

Il regime cinese adotta un sistema di codici Qr su WeChat, l’app di social media più popolare del Paese, per segnalare lo stato di salute di una persona, i risultati dei test Covid-19, l’itinerario e altre informazioni. L’app raccoglie dati personali monitorando il segnale dei telefoni cellulari e il Bluetooth.

Zhang ha affermato di aver provato a fare un test dell’acido nucleico negli ospedali locali il 1 agosto, ma in seguito il personale del casello gli ha detto: «Non puoi passare nemmeno con il test dell’acido nucleico. La città è chiusa».

«Ho chiamato il numero del governo e mi è stato detto che l’avrebbero segnalato la cosa ai funzionari di livello superiore. Loro dicono semplicemente così». Zhang aggiunge che non ricevendo riposte è preoccupato per il benessere di suo padre.

Città di Ruili

In un’altra zona ad alto rischio, al confine sud-occidentale della Cina, i residenti hanno riferito di una situazione simile in cui è stato vietato di lasciare la città.

L’11 luglio le autorità locali hanno scoperto che una persona infetta dal virus del Pcc aveva fatto acquisti in un negozio per strada. Quindi, hanno obbligato alla quarantena più di 200 persone che lavorano sulla stessa strada.

Una di queste persone era Qing Yun (pseudonimo), proprietario di una lotteria a Jiegao, un piccolo paese della città di Ruili, al confine con la Birmania (nota anche come Myanmar).

Confinato in una piccola stanza (6 metri quadrati) per 21 giorni, ha raccontato a Epoch Times che gli era stato persino vietato di aprire la finestra liberamente, nonostante le calde giornate estive: «I pasti forniti non erano sufficienti e avevano un cattivo sapore»; inoltre dice che ha pagato 1100 yuan (143 euro) per il cibo.

Queste foto mostrano l’esterno di un centro di quarantena (L) nella città di Ruili nella provincia dello Yunnan, in Cina e un pasto fornito (R) durante la quarantena obbligatoria di 21 giorni. (Per gentile concessione di Qing Yun)

Alla fine, il 1 agosto la porta chiusa a chiave si è aperta e gli è stato permesso di andarsene. Ma è rimasto sorpreso quando  gli han detto che aveva bisogno del permesso per lasciare la città. Il governo Ruili imponeva infatti alle persone di non uscire, con eccezioni per quelle con bisogni speciali. Queste persone devono presentare documenti e attendere l’approvazione del governo.

Qing e la sua famiglia ora vivono a casa di suoi amici. Qing dice di essere stato fortunato perché molti stavano lottando per trovare un posto dove vivere durante la quarantena.

Un altro residente di Nanchino, soprannominato Wang, aveva un lavoro nella città di Ruili prima del lockdown. «Poiché in città non è permesso lavorare, molte persone che sono intrappolate qui non hanno un reddito».

Wang spiega a Epoch Times di aver aspettato a lungo l’approvazione per tornare a casa, e che ogni giorno migliaia di lavoratori migranti chiedono il permesso all’ufficio del governo locale, visto che le autorità hanno annunciato che avrebbero revocato il lockdown il 26 luglio. Ma a nessuno di loro è stato permesso di andare via.

Il 3 agosto, i funzionari hanno emesso un nuovo ordine di rimanere confinati in casa, che segna il terzo ciclo di lockdown di quest’anno. Sui social media cinesi, le persone si sono lamentate del fatto che l’improvviso lockdown senza alcun preavviso abbia causato la putrefazione del cibo e perdite economiche per le imprese.

Il recente picco di casi infetti della variante Delta nella città di Ruili è iniziato il 4 luglio.

 

Articolo in inglese:Chinese Workers Stranded Under Harsh COVID-19 Policies

NEWSLETTER
Epoch Times Italia 2021
 
Articoli correlati