Comprendere le proprie emozioni aiuta a ridurre il grasso addominale

Uno studio condotto su 400 persone ha riscontrato che quelle che erano consapevoli, ossia che prestavano attenzione ai loro pensieri e sentimenti attuali, avevano meno probabilità di diventare obese. Inoltre, avevano meno grasso addominale rispetto alle persone meno consapevoli.

Lo studio ha semplicemente misurato una relazione, fa notare Eric Loucks, capo dello studio e professore assistente di epidemiologia presso la Brown University School of Public Health. Non prova che una maggiore consapevolezza generi una perdita di peso.

Tuttavia, ecco cosa Loucks ipotizza possa accadere: come gli animali, le persone sono predisposte evolutivamente a fare scorta di calorie quando disponibili e a riposare quando ne hanno la possibilità. Durante la preistoria, questo era un istinto di sopravvivenza ragionevole, ma in un contesto ricco fatto di fast food e televisione, può facilmente causare un eccessivo aumento di peso.

La consapevolezza disposizionale non è come la consapevolezza meditativa, riguarda più l’indole di una persona. Alcuni studi hanno dimostrato che la consapevolezza può aiutare le persone a superare le voglie e a mangiare in modo più sano. Secondo Loucks può essere lo strumento cognitivo per le persone che devono superare i propri istinti. In maniera simile, può anche aiutare le persone a superare la difficoltà di intraprendere l’attività fisica (i ricercatori suggeriscono infatti che le persone di solito si sentono bene dopo essersi allenate, ma spesso si sentono indecise nel momento di iniziare).

«È qui che la consapevolezza può entrare in gioco», afferma Loucks. «Essere consapevoli di ogni momento e del legame che abbiamo con ciò che facciamo e come ci sentiamo».

La consapevolezza disposizionale non è come la consapevolezza meditativa, in cui le persone fanno una pratica consapevole e concentrata di partecipazione alle proprie sensazioni e agli stati attuali. Bensì è più un tratto personale intrinseco, che però può anche essere insegnato. La consapevolezza disposizionale «è la consapevolezza di tutti i giorni – continua Loucks – La stragrande maggioranza di queste persone [coinvolte nella ricerca, ndr] non stanno meditando».

UNA LIBBRA DI GRASSO ADDOMINALE

Lo studio di Loucks, pubblicato sull’International Journal of Behavioral Medicine, ha osservato il punteggio delle 394 persone coinvolte nel New England Family Study (Nefs), basato su una scala di sei punti chiamata Mindfulness attention awarness scale (Maas). I partecipanti hanno valutato il loro accordo con 15 domande, tra cui «Ho difficoltà a rimanere concentrato su costa sta accadendo nel presente» o «Potrei provare delle emozioni e non essene consapevole fino a qualche tempo dopo».

I ricercatori hanno poi misurato il grasso addominale e sui fianchi di ogni individuo con gli scanner per l’assorbimetria a raggi X a doppia energia presso il Memoria hospital di Pawtucket. Sono state raccolte anche delle misurazioni dell’indice di massa corporea, oltre ai dati relativi alla salute, allo stile di vita e alla demografia di ogni partecipante.

Le analisi del team di ricerca hanno riscontrato che persino dopo aver modificato una moltitudine di possibili fattori contraddittori (come l’età, il fumo o lo stato socioeconomico), le persone con un punteggio Maas minore a quattro avevano il 34 per cento in più di probabilità di essere obese rispetto a quelle con un punteggio di sei. Le persone con punteggi Maas più bassi avevano, in media, poco più di una libbra di grasso addominale (448 grammi) in più rispetto alle persone con i punteggi più alti. Entrambi i risultati sono stati statisticamente significativi.

Dato che i volontari hanno partecipato al Nefs fin dall’infanzia, i ricercatori hanno potuto monitorarli per capire se sarebbero stati dei bambini obesi. Uno dei risultati dello studio afferma che le persone che da piccole non sono state obese, ma che lo sono diventate da adulte, avevano più probabilità di ottenere un punteggio Maas basso.

Tuttavia Loucks ha riconosciuto che sebbene le differenze siano significative, non sono poi così grandi. «La consapevolezza sembra essere sufficiente per avere un effetto che va dal piccolo al medio. Dopo c’è la questione di cosa possiamo fare per aumentarla».

Ulteriori studi clinici che studino l’eventualità secondo cui degli interventi specifici possano aumentare i benefici derivanti della consapevolezza potrebbero determinare se veramente questa abbia un ruolo causale nel diminuire il rischio di obesità. Loucks aggiunge che degli studi precedenti sulla consapevolezza e la perdita di peso hanno dato risultati promettenti, ma ancora inconcludenti.

 

Lo studio è stato finanziato dal National institutes of health. Articolo precedentemente pubblicato dalla Brown University. Ripubblicato traminte Futurity.org ai sensi del Creative Commons License 4.0.

 
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