Che fine ha fatto il ‘Made in China 2025’?

Con l’incalzare della guerra commerciale sino-statunitense, che non accenna a placarsi dopo le elezioni midterm, sembra che Pechino abbia deciso di piegarsi agli Usa, rinunciando al suo piano per dominare l’industria high tech globale denominato ‘Made in China 2025’.

L’8 novembre, il leader cinese Xi Jinping ha ricevuto l’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger a Pechino. Durante l’incontro Xi ha detto a Kissinger: «Gli Stati Uniti dovrebbero rispettare il diritto della Cina di svilupparsi lungo il sentiero tracciato da noi e dai nostri ragionevoli interessi».
Xi ha inoltre confermato che quando sarà in Argentina per il G20 insieme al presidente Donald Trump, si discuterà «approfonditamente delle problematiche di interesse comune».

Il leader cinese ha inoltre aggiunto che «La Cina è intenzionata a risolvere le questioni bilaterali con gli Stati Uniti attraverso delle consultazioni amichevoli». Secondo il resoconto del media di Stato Xinhua, Xi avrebbe detto a Kissinger che gli Stati Uniti e la Cina «dovrebbero venirsi in contro reciprocamente, mentre sviluppano in maniera sana e stabile le relazioni bilaterali».

Dall’altra parte dell’oceano, il 7 novembre, il giorno prima dell’incontro tra Xi e Kissinger, Trump aveva menzionato il ‘Made in China 2025’ durante una conferenza tenutasi al termine delle elezioni midterm, dichiarando: «La Cina si è sbarazzata del suo ‘China 2025’ perché io ritenevo che fosse inaccettabile».

La strategia ‘Made in China 2025’ era stata annunciata per la prima volta nel 2015 dal premier cinese Li Keqiang. Il suo scopo era quello di far evolvere la Cina da ‘grande Stato industriale’ a ‘potente Stato industriale’ entro il 2025, mettendo particolare enfasi sulla ricerca e lo sviluppo del settore tecnologico e scientifico del Paese.

Tuttavia ‘Made in China 2025’ è stata criticata perché basata sullo spionaggio industriale nei confronti di Europa e Stati Uniti.

Dagli albori della guerra commerciale sino-americana, iniziata questa primavera, il governo Trump ha affrontato la problematica dei furti di proprietà intellettuale, una questione per cui il presidente degli Usa ha criticato la Cina in molteplici occasioni.
In effetti, dall’inizio della guerra commerciale, che ha preso di mira merci cinesi per un valore di centinaia di miliardi dollari, sembra che il Partito Comunista Cinese abbia dato istruzioni alla stampa controllata dal regime di abbassare i toni, e di smettere di citare il ‘Made in China 2025’; di fatto, l’ultima volta che Xinhua ha utilizzato questa espressione è stato il 5 giugno 2018.

Ad ogni modo, molti esperti sostengono che il regime cinese non abbia affatto rinunciato alle proprie ambizioni, ma che semplicemente le stia portando avanti di nascosto.

Trump, invece, ritiene che la Cina abbia veramente abbandonato la propria strategia in seguito alla pressione economica: «Sapete, la Cina ha perso molto terreno, veramente molto. La Cina avrebbe potuto superarci nel giro di due anni come potenza economica; ma attualmente non sono neanche lontanamente al nostro livello».

Xia Xiaoqiang, un opinionista specializzato sulla Cina, ha scritto sull’edizione in lingua cinese di Epoch Times che «l’unica spiegazione è che il Partito Comunista Cinese abbia promesso a Trump che avrebbe abbandonato la ‘strategia 2025’».
L’esperto ritiene, basandosi su un recente discorso del vicepresidente cinese Wang Qishan, che sia «molto probabile che il Pcc scenderà a compromessi durante le negoziazioni future tra Usa e Cina».

Wang Qishan è intervenuto il 6 novembre durante il ‘Nuovo congresso economico Bloomberg’ di Singapore, dove ha dichiarato che la cooperazione economica e commerciale è il motore fondamentale delle buone e stabili relazioni tra Usa e Cina, la cui essenza risiede nel beneficio reciproco. E che, inoltre, la Cina desidera avviare consultazioni con gli Stati Uniti sulle questioni di interesse comune, oltre che raggiungere un piano accettabile per ambe le parti su economia e commercio.

Durante il governo Trump, gli Stati Uniti hanno espresso chiaramente le proprie richieste economiche nei confronti della Cina, che includono il rispetto delle regole dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), la fine dei furti di proprietà intellettuale americana e l’abolizione delle misure protezioniste che limitano pesantemente l’accesso al mercato cinese.

Adesso persino Trump ha stemperato il suo atteggiamento critico, affermando: «Noi siamo cresciuti. Loro sono rimasti indietro. E noi non vogliamo che restino indietro».

Parlando dei suoi obbiettivi per l’incontro del G20, Trump ha dichiarato: «Cercheremo, e troveremo, un accordo con la Cina, perché voglio mantenere un’ottima relazione con il presidente Xi, per quanto mi riguarda, e anche con la Cina».

Articolo in inglese: What’s Become of ‘Made in China 2025?’ Xi Gives Answers

 
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