Ceo di Parler: la mia famiglia costretta a nascondersi a causa di minacce di morte

Il fascicolo depositato in tribunale sulla causa Parler vs Amazon afferma che il Ceo di Parler, John Matze, e la sua famiglia «hanno dovuto lasciare la casa e nascondersi a causa di minacce di morte e violazioni invasive della sicurezza personale».

Parler ha citato in giudizio Amazon Web Services (Aws) per aver interrotto la collaborazione con la sua società di social media. Parler è offline dall’11 gennaio, anche se il 17 gennaio il suo Ceo si è rifatto vivo con un messaggio, a cui poi sono seguiti altri il giorno successivo, ma nulla di più.

Dal canto suo, anche Amazon teme per la sicurezza dei suoi dipendenti: l’azienda ha chiesto al tribunale di cancellare nomi, titoli di lavoro e descrizioni dai documenti del tribunale. «La censura delle informazioni di identificazione dei dipendenti è necessaria per la loro sicurezza e protezione e per prevenire potenziali molestie. Alla luce delle minacce di violenza fisica contro Aws, le sue strutture e i suoi dipendenti a seguito della decisione di Aws di sospendere il suo contratto di cloud hosting con Parler, le preoccupazioni per la sicurezza di questi dipendenti sono ben fondate». La mozione includeva screenshot di post che sembravano provenire da Parler in cui gli utenti minacciavano di compiere atti di violenza contro i lavoratori, i dirigenti e le strutture di Amazon.

Il giudice distrettuale Barbara Rothstein ha concesso la mozione, affermando che Aws e i suoi dipendenti «hanno mostrato una valida preoccupazione per la loro sicurezza e protezione per via di contenuti minacciosi e violenti».

Nella nuova dichiarazione di Parler, gli avvocati hanno affermato che i dipendenti dell’azienda sono stati molestati e minacciati: «Molti dipendenti di Parler stanno subendo molestie e ostilità, temono per la loro sicurezza e quella delle loro famiglie, e in alcuni casi sono fuggiti dal loro Stato di origine per evitare persecuzioni», sottolineando che lo stesso Matze ha dovuto nascondersi: «Riconoscendo la natura altamente carica di questa controversia pubblica e polarizzante, Parler desidera proteggere la privacy di quei dipendenti, sia di Parler che di Amazon, i cui nomi o informazioni personali compaiono nei documenti su cui Parler si basa», afferma la denuncia.

Questa settimana Matze ha riferito a Fox News di essere stato preso di mira da un gruppo di hacker chiamato UGNazi, che hanno pubblicato il suo indirizzo e minacciato di entrare nella sua casa; di conseguenza, lui e la sua famiglia si sono nascosti e non sanno quando torneranno a casa.

Matze afferma: «Probabilmente mi ha aiutato. Se fossi stato a casa in questo momento, penso che i miei livelli di stress sarebbero stati tre volte più alti […], almeno c’è quella grazia salvifica».

Su Parler.com, sotto un banner «problemi tecnici», uno dei messaggi di Matze riporta: «Ora sembra il momento giusto per ricordare a tutti voi, amanti e nemici, perché abbiamo avviato questa piattaforma. Riteniamo che la privacy sia fondamentale e la libertà di parola essenziale, soprattutto sui social media. Il nostro obiettivo è sempre stato quello di fornire una piazza pubblica apartitica in cui gli individui possano godere dei propri diritti ed esercitarli. Risolveremo qualsiasi sfida che ci attende e prevediamo di dare presto il benvenuto a tutti voi. Non lasceremo che il dialogo civile perisca!».

 

Articolo in inglese: Parler’s Matze, Family Forced Into Hiding Due to Death Threats, Security Breaches: Filing

 
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