Ceo di Nike: «Nike è un marchio della Cina e per la Cina»

Di Samuel Allegri

Dopo le recenti accuse che legano la Nike alle violazioni dei diritti umani perpetrate dal Partito Comunista Cinese, l’amministratore delegato (Ceo) della multinazionale ha dichiarato che la società è un «marchio della Cina».

«Nike è un marchio della Cina e per la Cina», ha dichiarato il Ceo John Donahoe ad alcuni analisti di Wall Street durante una recente telefonata sugli utili della società nell’ultimo trimestre dello scorso anno. Gli estratti delle sue dichiarazioni sono stati pubblicati il 25 giugno dalla Bbc.

«Abbiamo sempre avuto una visione a lungo termine. Siamo in Cina da oltre 40 anni», ha spiegato Donahoe, esprimendo il suo ottimismo sul fatto che il marchio continuerà a crescere rapidamente nel Paese più popoloso del mondo.

Donahoe ha anche citato il co-fondatore ed ex Ceo della Nike, Phil Knight: «Phil ha investito molto tempo ed energia in Cina sin dall’inizio, e oggi siamo il più grande marchio sportivo lì».

Recentemente la Nike è stata criticata da un senatore degli Stati Uniti per aver chiuso un occhio sulle accuse di lavoro forzato in Cina. Secondo il senatore, la Nike sta rendendo i consumatori americani complici delle politiche repressive di Pechino.

Parlando a un’audizione della commissione per le relazioni estere del Senato sulla repressione cinese degli uiguri e di altre minoranze musulmane nella regione occidentale dello Xinjiang, il senatore Marco Rubio (R-Fla.) ha affermato che molte aziende statunitensi non si sono rese conto del fatto che stavano «traendo profitto» dai crimini del governo cinese.

Il senatore americano Marco Rubio (R-Fla.) al Campidoglio di Washington, il 23 febbraio 2021. (Drew Angerer/Pool/Afp via Getty Immagini)

«Per troppo tempo aziende come Nike, Apple, Amazon e Coca-Cola hanno utilizzato il lavoro forzato. Stavano beneficiando del lavoro forzato o si rifornivano da fornitori sospettati di utilizzare il lavoro forzato – ha spiegato Rubio il 10 giugno – Queste società, purtroppo, ci stavano rendendo tutti complici di questi crimini».

Gruppi per i diritti umani, ricercatori, ex residenti e alcuni parlamentari occidentali affermano che dal 2016 le autorità dello Xinjiang hanno incentivato il lavoro forzato rinchiudendo arbitrariamente circa un milione di uiguri e altre minoranze, principalmente musulmane, in una rete di campi di ‘rieducazione’ e lavoro.

Ad ogni modo, Sophie Richardson, direttrice del comparto Cina di Human Rights Watch, ha dichiarato al comitato del Senato che «l’estrema repressione e la sorveglianza» di Pechino hanno reso impossibile per le aziende verificare la situazione dei diritti umani nelle proprie filiere.

I funzionari Nike non hanno ancora risposto alle domande dell’edizione americana di Epoch Times.

 

Articolo in inglese: Nike Is a Brand That Is of China and for China,’ Company’s CEO Says

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