Censura su Twitter, l’America come il Pcc?

Di Eva Fu

Per Mike Pompeo la decisione di Twitter di bloccare definitivamente il presidente Donald Trump è «anti-americana» e ricorda la censura delle Cina comunista.

Il 9 gennaio il segretario di Stato americano ha scritto su Twitter: «Mettere a tacere un discorso è pericoloso. E’ anti-americano. Purtroppo non è una tattica nuova per la sinistra. Stanno lavorando da anni per per ridurre al silenzio le voci a loro opposte».
«Non possiamo permettere che mettano a tacere 75 milioni di americani. Questo non è il Pcc», ha aggiunto Pompeo, riferendosi ai mezzi tecnologici che il Partito Comunista Cinese usa per monitorare e reprimere il dissenso.

Twitter ha dichiarato di aver rimosso definitivamente l’account di Trump dalla sua piattaforma, sostenendo che la società ha identificato «il rischio di ulteriori incitamenti alla violenza», dopo aver esaminato come «sono stati ricevuti e interpretati dentro e fuori Twitter» i suoi recenti tweet.

Facebook ha bloccato Trump in modo simile fino almeno al 20 gennaio.

In risposta a Twitter, Trump ha condannato il gigante della tecnologia, dicendo che l’azienda «si è spinta sempre più avanti e avanti nell’applicare il divieto della libertà di parola».

Ma ha giurato che «non sarà messo a tacere». Trump assicura che il suo team ha negoziato con i concorrenti di Twitter e sta anche valutando le opzioni per costruire una piattaforma separata.

I legislatori repubblicani e gli alleati di Trump hanno criticato le azioni di Twitter definendole censura e abuso di potere.

Ted Cruz proprio su Twitter ha scritto: «L’epurazione, la censura e l’abuso di potere delle Big Tech sono assurdi e profondamente pericolosi. Se siete d’accordo con i pregiudizi attuali delle Big Tech (l’Iran è buono e Trump è cattivo), chiedetevi, cosa succede quando non siete d’accordo? Perché un pugno di miliardari della Silicon Valley dovrebbe avere il monopolio del discorso politico?»

Il senatore Marco Rubio ha espresso preoccupazioni simili in un tweet, affermando: «Anche chi si oppone a Trump dovrebbe vedere il pericolo di avere un piccolo gruppo non eletto che ha il potere di mettere a tacere e cancellare chiunque. E le loro azioni non faranno altro che alimentare nuove lamentele che finiranno per alimentare proprio ciò che affermano di voler evitare».

Anche Kate Ruane, consigliere legislativo dell’American Civil Liberties Union ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che la decisione di Twitter «dovrebbe riguardare tutti. Comprendiamo – continua – il desiderio di sospenderlo definitivamente ora, ma dovrebbe riguardare tutti quando aziende come Facebook e Twitter esercitano il potere incontrollato di rimuovere le persone dalle piattaforme che sono diventate indispensabili per  raggiungere miliardi di persone, soprattutto quando le realtà politiche rendono più facili queste decisioni».

Twitter ha anche messo al bando gli account dell’avvocato Sidney Powell e dell’ex consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, Michael Flynn. Le ondate di divieti di Twitter hanno spinto alcuni utenti, tra cui i conduttori radiofonici Mark Levin e Rush Limbaugh, ad abbandonare volontariamente il social.

Il messaggio di Pompeo ha un tono simile a quello dell’ex ambasciatore delle Nazioni Unite Nikki Haley, che ha anche invocato la censura del regime cinese nei confronti di coloro che considerava nemici. «Mettere a tacere la gente, per non parlare del presidente degli Stati Uniti, è quello che succede in Cina, non nel nostro Paese» ha scritto in un tweet.

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Articolo in inglese Pompeo Says Twitter’s Ban on Trump ‘Un-American,’ Compares It to CCP Censorship

 
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