Catalogna, si rischia la guerra civile

La situazione in Spagna è più tesa che mai. Si attende con ansia la seduta plenaria del parlamento catalano di giovedì, che potrebbe rispondere all’applicazione dell’ormai famoso articolo 155 da parte di Madrid con la proclamazione della ‘repubblica Catalana’. In questo caso la guerra – finora fredda – tra Madrid e Barcellona, potrebbe improvvisamente esplodere.

L’applicazione dell’articolo 155 prevede (entro sabato al più tardi) il commissariamento del governo catalano e la destituzione di Puigdemont e dei membri del governo catalano, che stanno commettendo il reato di attentato contro la Costituzione. Di conseguenza, Madrid potrebbe ordinare l’arresto per il capo del governo catalano, che respingendo di fatto la richiesta per le elezioni anticipate da parte di Madrid e confermando la volontà di dichiarare l’indipendenza, ha dato il via all’applicazione dell’articolo 155 da parte del governo centrale.

Per il professore della Luiss Pierluigi Petrillo, l’arresto del governatore catalano «renderebbe le relazioni ancora più roventi», e a questo punto «il rischio di una guerra civile c’è tutto».

Come conferma a portalalba.org un parlamentare della Cup, il partito catalano di estrema sinistra che sostiene l’indipendenza e che ha favorito l’elezione di Puigdemont, l’unica strada per la Catalogna adesso è la proclamazione dell’indipendenza. La stessa Cup, in risposta alla decisione di Madrid di applicare l’articolo 155, ha rivolto un appello di «disobbedienza civile di massa».
L’indipendentista della Cup Albert Botran considera inoltre il governo centrale di Madrid non diverso dal regime franchista, e l’impressione è che il partito estremista catalano stia cercando di creare i presupposti per arrivare a una guerra civile sulle stesse basi ideologiche della Guerra Civile Spagnola, quando c’era la democrazia da una parte e il fascismo dall’altra.

Accuse forti e paragone naturalmente fuori luogo e infondato, dal momento che Mariano Rajoy è il legittimo capo del governo di una monarchia parlamentare democratica. La visione del deputato Cup è di fatto frutto di una visione per l’appunto estremista, pericolosa per la stabilità e l’equilibrio della Spagna. Come commenta infatti Natalie Nougayrède sul quotidiano inglese Guardian, «Rajoy non è Franco. Puigdemont non è Mandela. La Spagna non è uno Stato oppressivo, ma una democrazia».

Per mettere queste cose (in teoria già chiare) ancora più in luce, e calmare così gli animi, ci sarebbe bisogno di una presa di posizione da parte di un’autorità importante, continua il professor Petrillo: «C’è bisogno di qualcuno che tolga le castagne dal fuoco» che possa mettere «attorno a un tavolo le parti coinvolte […] e quel qualcuno non può essere spagnolo. Può farlo solo l’Unione europea».

 
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