Catalogna, la (non) risposta di Puigdemont a Rajoy

Lunedì alle ore 10.00: questa la scadenza del primo ultimatum lanciato dal presidente del governo spagnolo Rajoy al presidente del governo catalano Puigdemont, che avrebbe dovuto chiarire se quella di martedì 10 ottobre era stata una dichiarazione di indipendenza oppure no. Ma in una lettera inviata via fax proprio lunedì mattina, il presidente catalano ha chiesto due mesi di dialogo a Madrid, senza tuttavia fornire alcuna risposta esplicita sulla questione indipendenza.

«Puigdemont insiste sulla via del dialogo, senza però tornare su quella della legalità»: riassume così il quotidiano spagnolo Elmundo la lettera di Puigdemont a Rojoy, inviata due ore prima della scadenza dell’ultimatum e resa pubblica anche online sulla piattaforma Scribd.

Se da una parte Puigdemont chiede il dialogo – senza tra l’altro specificare i punti sui quali intende dialogare – dall’altra ci tiene comunque a sottolineare che «la maggioranza del popolo catalano vuole intraprendere il cammino verso l’indipendenza del Paese nel quadro europeo».

Parallelamente ai due mesi di «cammino di negoziazioni» il presidente catalano ha infatti insistito nel ricordare a Rojoy che nel referendum del 1° ottobre, illegale per la costituzione di Madrid, i cittadini hanno espresso la loro «volontà di decidere per il loro futuro politico», e che accettare questa realtà dei fatti è la sola «via per risolvere i problemi». In questo senso, la stessa «sospensione» dell’indipendenza di martedì scorso, continua il presidente catalano sempre attento a mantenere un tono cordiale, è un’espressione della «ferma volontà di arrivare a una soluzione e non allo scontro».

Puigdemont conclude la sua lettera chiedendo esplicitamente due cose a Rajoy: una, è di «fermare la repressione contro il popolo e il governo di Catalogna», che evidentemente non permetterebbe il ‘dialogo’ chiesto dal governo catalano su un fatto di per sé già incostituzionale; la seconda è di fissare una riunione «il prima possibile, che permetta di esplorare i primi accordi». Alla fine della lettera allega anche alcuni link a documenti informativi sulla legge del referendum.

Come fa notare ElMundo, il governo di Madrid – che in precedenza aveva avvertito Puigdemont del fatto che una risposta diversa dal sì o no non sarebbe stata ammessa – potrebbe a questo punto considerare la ‘risposta’ di Puigdemont ancora una volta come una dichiarazione di indipendenza, e quindi continuare con l’attuazione dell’articolo 155, che porterebbe a sottrarre di fatto i poteri governativi alle autorità di Catalogna, consentendo a Madrid di riprendere il controllo della regione.

Il governo spagnolo ha in realtà emesso nei confronti di Puigdemont un doppio ultimatum; il secondo termine entro il quale Puigdemont può chiarire ancora la sua posizione, scade infatti giovedì 19 ottobre, sempre alle ore 10.00: «Quelli che hanno portato la Catalogna sull’orlo del precipizio sono ancora in tempo per risolvere la questione, con i fatti e non con le parole», ha affermato pubblicamente tramite i social network il ministro dell’Interno Juan Ignacio Zoido.

E a questo punto sembra che il presidente catalano si stia prendendo tutto il tempo a disposizione per ragionare. Anche se in realtà per Madrid da ragionare ci sarebbe poco, dato che l’unica strada che sembrano voler percorrere è quella della stabilita dalla Costituzione.

 
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