Caso Ruby, avvelenata Imane Fadil. Denunciava oscenità e «riti satanici»

Al Fatto Quotidiano denunciava la presenza, ad Arcore, di «una setta che invoca il demonio»

Di Vincenzo Cassano

È stato un mix di sostanze radioattive a stroncare Imane Fadil, 34 anni, testimone chiave del caso Ruby morta il 1 marzo dopo un mese di sofferenze. Prima di morire, aveva detto ai famigliari di temere di essere stata avvelenata. Secondo il Corriere, la Procura di Milano ha aperto un fascicolo per omicidio volontario e ascolterà anche i medici.

La Fadil aveva raccontato le serate di Arcore, di cui si è già abbondantemente parlato sulla stampa, con i loro festini estremi, pieni di donne che si concedevano a facoltosi personaggi. Ha sempre voluto specificare, però, di non essere mai stata una delle ‘olgettine’ o escort e di aver partecipato solo alle cene, senza mai concedersi.

In un’intervista con il Fatto Quotidiano, la donna aveva aggiunto anche alcuni inquietanti dettagli, che a suo avviso indicavano come ad Arcore avvenissero riti satanici. Le allusioni della donna nell’intervista sono state vaghe, con la promessa di rivelare tutto in un suo futuro libro. Libro che, ancora incompleto, è stato sequestrato dalla Procura.

Sono in tanti i teorici del complotto che ritengono che agli alti vertici della politica e dello spettacolo, a livello internazionale, il satanismo e i riti occultistici siano molto diffusi. Entro certi limiti la cosa è un fatto assodato, se si contano nell’occultismo le varie società segrete come la Massoneria, e se si considera che nel mondo dell’arte (e in particolare di alcuni generi musicali) l’interesse per l’occulto è considerato spesso normale. Tuttavia, alcune accuse più gravi, rivolte in modo generico a una parte delle cosiddette élite, parlano di realtà più inquietanti della semplice ‘moda’ dell’occulto, e anche più gravi dei festini indecenti. Queste accuse parlano di riti atroci e violenti, da vera setta satanica.
Tuttavia, ad oggi, non risultano prove oggettive del fatto.

 
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