Candace Owens, rompere con il vittimismo del Partito Democratico

Di Irene Luo

«In questo Paese non c’è nulla che io non possa fare in quanto donna afroamericana, e che invece potrebbe fare un uomo bianco. Dipende tutto dalle proprie scelte». Così afferma la scrittrice, produttrice, e opinionista Candace Owens, nuovo volto nero dell’area conservatrice americana.

Owens è la fondatrice di Red Pill Black, nonché leader del movimento ‘Blexit’, che incoraggia gli americani di colore a riconsiderare o rinunciare all’alleanza con il Partito Democratico. La scrittrice sostiene che essenzialmente la strategia del Partito Democratico consiste nel manipolare emotivamente le persone – dalle donne, alle minoranze, fino alla comunità Lgbtq – fino a convincerle di essere oppresse e sfruttate.

Recentemente la Owens è stata intervistata da un giornalista di Epoch Times e ha sollevato il tema del vittimismo, che considera essere uno dei cardini della visione del mondo di sinistra.

«Essenzialmente cercano semplicemente di catturare i voti delle persone con argomentazioni basate sulle emozioni. Si tratta di farle indignare al punto che non si chiedano nemmeno: “Ha senso quello che dicono?”. Anche perché la risposta di solito è no. Non ha senso».

La Owens è cresciuta condividendo una stanza di un piccolo appartamento nei bassifondi di Stamford, in Connecticut, e ha contratto un debito di 150 mila dollari per frequentare l’università: «Se non fosse stato per la mia attitudine a considerarmi una vincente, una persona capace di lavorare duramente, pronta a impiegare ogni secondo a mia disposizione per imparare, provando ad aggiungere valore alle aziende, oggi non sarei qui. È questo quello che cerco di dire agli afroamericani. Dovete scordarvi tutti quei discorsi sul fatto che siete delle vittime. Non vi porteranno da nessuna parte».

Il vittimismo, secondo la Owens, non fa altro che «farti sentire amareggiato, arrabbiato e indignato, continuamente». A prescindere dalla propria etnia, la chiave per il successo è la stessa: lavorare sodo, tenere unita la famiglia, e avere dei buoni valori. È per questo – secondo lei – che i giappo-americani hanno prosperato in America rispetto ad altre minoranze, sebbene in passato [durante la seconda guerra mondiale, ndt] siano stati pesantemente maltrattati, e persino sbattuti dentro i campi di internamento.

Pur essendo cresciuta con valori conservatori, la Owens è diventata politicamente conservatrice solo da pochi anni. A questo proposito ha affermato: «Mi era stato fatto il lavaggio del cervello attraverso il sistema di istruzione pubblica, per spingermi a pensare che dovessi essere del Partito Democratico e che dovessi essere una liberale».

«Ho avuto bisogno di un grandissima umiltà per arrivare dove mi trovo oggi, perché ho dovuto riconoscere che tutto quello che avevo pensato in passato era sbagliato: i Repubblicani non erano razzisti; non erano loro che mi affossavano. Tutto quello che avevo imparato era distorto; non che non avessi ricevuto un’istruzione: ero stata educata male intenzionalmente».

Il suo sentiero verso il conservatorismo è consistito nell’assumersi la responsabilità del proprio futuro. Invece di considerarsi una vittima delle circostanze, oppressa. Si tratta di «sedersi al posto del conducente nella propria vita», afferma.

«Ci è stata venduta e somministrata una mentalità vittimistica a nostro discapito. E ci è stata venduta dalla sinistra, dal Partito Democratico […] Siamo stati manipolati dai discorsi sul razzismo, troppo a lungo. Contemporaneamente le nostre comunità sono state distrutte negli ultimi 60 anni, dalle politiche liberali».

La Owens sostiene che i programmi assistenziali «spingono sistematicamente le persone sotto gli standard di povertà», incentivando i cattivi comportamenti. Uno studio, condotto nel 1992 dagli economisti Richard Vedder e Lowell Gallaway, ha scoperto che le persone al di sotto dello standard di povertà che non ricevevano sussidi assistenziali erano tre volte più inclini a uscire dallo stato di povertà entro un anno rispetto a coloro che li ricevevano. Inoltre, i programmi assistenziali sono strutturati in modo che se una madre single sposa un uomo che lavora, riceverà un sussidio di gran lunga inferiore, cosa che disincentiva il matrimonio.

Quando a metà degli anni ‘60, l’ex presidente Lyndon B. Johnson lanciava un insieme di programmi denominati ‘Grande società’ per eliminare la povertà e l’ingiustizia razziale, il 25 percento degli americani di colore erano nati fuori dal matrimonio. Ma nel 2015 questo numero era cresciuto fino al 77 percento, secondo il National Center for Health Statistics.

La Owens ritiene, come anche l’opinionista afroamericano e avvocato Larry Elder, che «il problema più grande che affrontano gli afroamericani oggi» in America non sia il razzismo, come molti potrebbero pensare, ma piuttosto l’assenza di un padre nella propria casa.

Tra gli afroamericani, circa il 72 percento dei bambini vive con un solo genitore, molto spesso con la madre. Le statistiche mostrano che rispetto ai bambini che crescono con entrambi i genitori, questi bambini sono molto più propensi ad essere sospesi o espulsi da scuola, come anche ad essere arrestati per reati minorili.

La ragione principale per cui la sinistra si concentra cosi tanto sul vittimismo e sulla «manipolazione delle emozioni», secondo Owens, è che «quando le politiche proposte non attecchiscono, è necessario trovare altri modi per farsi votare».

«Se si riuscisse a distruggere la mentalità vittimistica, il Partito Democratico collasserebbe».

‘Tanto va la gatta a largo che ci lascia lo zampino’

Secondo la Owens, le strategie della sinistra spesso finiscono per ritorcersi contro di essa.

«Hanno definito [Trump, ndr] razzista, sessista, misogino. A un certo punto lo hanno accusato di essere uno stupratore, cosa su cui stanno ancora lavorando. Lo hanno accusato di essere incestuoso. Ricordo che hanno detto […] che provava qualcosa per sua figlia. Hanno provato di tutto, ma lui è ancora seduto nell’Ufficio Ovale. Perciò è chiaro che la cosa si sta loro ritorcendo contro».

«Ma la cosa straordinaria del Partito Democratico è che non imparano mai la lezione. Non fanno altro che raddoppiare, triplicare e quadruplicare gli sforzi […] Non si rendono conto delle implicazioni a lungo termine di quello che stanno facendo». E in questo momento, secondo l’opinionista, stanno cercando di venirne fuori con «un assassinio mediatico del presidente».
«Stanno tentando di mandarlo via con ogni mezzo possibile».

«Ma una volta fatto questo passo non si può tornare indietro. Giusto? […] Stanno rendendo accettabile che una donna a cui non piace un politico affermi semplicemente di essere stata molestata sessualmente, stanno dicendo alle persone di non aver alcun rispetto per l’ufficio più importante del Paese».

«È un gioco pericoloso quello a cui stanno giocando. Non si può tornare indietro. Penso che tutti ne siano coscienti in qualche maniera. Non sapranno come gestire le cose quando tutto si ritorcerà loro contro».

La Owens ha affermato che nei tentativi di distruggere Trump, sempre più liberali moderati – come Nancy Pelosi e il senatore Chuck Schumer – hanno conferito potere ai più radicali, sposando politiche sempre più estreme. Il risultato, secondo la scrittrice, è che ora dei «veri estremisti», come la democratica Alexandria Ocasio-Cortez e Ilhan Omar, stanno trascinando l’intero Partito Democratico verso sinistra.

Ma questa radicalizzazione del Partito Democratico sta diminuendo la loro probabilità di vincere le prossime elezioni, secondo la Owens: «Stanno creando quelli che io definisco ‘rifugiati liberali’ – ovvero i più moderati tra i democratici, come i democratici che si rifanno a Jfk – che stanno dicendo “io non riconosco questo Partito”».

«Il risultato secondo me sarà che nel 2020 Trump vincerà con un margine veramente ampio».

 

Articolo in inglese: Candace Owens on Breaking the Victimhood Mindset

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