Cambiamento climatico: moriremo tutti, secondo dei politici che non ne sanno niente

Di Cal Thomas

Se una crisi è una cosa terribile da sprecare, quanto sarebbe terribile sprecare due crisi simultanee?

Mentre si è ancora nel bel mezzo della crisi Covid-19 e della variante Delta (tra l’altro, non è che la parola «crisi» è abusata e quindi perde il suo potere?) arriva un rapporto di un gruppo di scienziati riunito dal Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite (Ipcc), un’organizzazione che fornisce ai governi informazioni intese a definire le loro politiche climatiche. Il sesto rapporto di valutazione, «Climate Change 2021: The Physical Science Basis», ripete ciò che si è già sentito molte volte: il cambiamento climatico ci friggerà tutti se i governi non faranno qualcosa per ridurre drasticamente i gas serra.

Prendendo in prestito dal libro dell’Antico Testamento Ecclesiaste: «Non c’è niente di nuovo sotto il sole».

Il rapporto dell’Ipcc invita prevedibilmente le nazioni a «impegnarsi nella finanza per il clima», il che significa spendere più soldi che non abbiamo e spingerci ulteriormente in una vera crisi di indebitamento massiccio.

L’ex vicepresidente Al Gore, un apostolo del riscaldamento globale – il termine preferito prima che si trasformasse in cambiamento climatico – ammette che il rapporto è stato «rinforzato» in modo da promuovere l’azione politica. Sembra come quei meteorologi televisivi che spessissimo ingigantiscono il pericolo di certi uragani che poi si rivelano venticelli,

Lo zar del clima dell’amministrazione Biden, John Kerry, la cui modalità di viaggio preferita è un jet privato a emissioni di carbonio, ha ammesso al Washington Post: «Gli Stati Uniti potrebbero andare a zero [emissioni, ndr] domani. Voglio dire, non possiamo, ma se tu, in senso figurato, potessi andare a zero, avremmo ancora un problema; il mondo avrebbe ancora un problema. Se domani la Cina andasse a zero con gli Stati Uniti, avremmo ancora un problema».

Negli ultimi decenni, a partire dal 19° secolo, ci sono state previsioni e scenari apocalittici che affermavano che se non si fa qualcosa per il clima e l’inquinamento, la Terra assomiglierà ai pianeti senza vita nel nostro sistema solare. Come fatto notare in un articolo precedente, lo stesso Kerry ha cambiato le sue previsioni sulla crisi climatica. A febbraio, ci ha detto che avevamo solo nove anni per evitare la catastrofe. Due settimane fa, ha parlato di soli 100 giorni.

La rappresentante Alexandria Ocasio-Cortez (Dn.Y.), che come Kerry non ha conoscenze o credenziali scientifiche, afferma che abbiamo solo 12 anni prima di auto-immolarci. Gli sbandieratori del cambiamento climatico sono incoerenti quanto i messaggi Covid-19 su mascherine e vaccinazioni provenienti dai Centers for Disease Control and Prevention e dall’amministrazione Biden.

Se tutte le promesse e le previsioni dei profeti del culto del cambiamento climatico e dei disastri non si sono avverate, perché dovremmo riporre fede nella prossima previsione o in quella successiva? Tanto vale basare le nostre decisioni di vita su oroscopi, sensitivi e biscotti della fortuna.

Nel suo libro The Politically Correct Guide to Climate Change, Marc Morano ha scritto che «l’Ipcc delle Nazioni Unite è un organismo puramente politico che si atteggia a un’istituzione scientifica».

Non è in realtà solo un’altra scusa per il governo per prendere ancora più controllo delle nostre vite e impartire solo quelle libertà che il governo, nella sua benevolenza, ci permette di avere? Non stiamo vedendo quelle libertà minacciate, quando si tratta di indossare o non indossare mascherine o scegliere di vaccinarsi o no?

Diffondere selettivamente informazioni al pubblico, inclusa la disinformazione, ignorando le informazioni che contraddicono un risultato politico desiderato, è roba da sette. Porta anche a un’ulteriore riduzione della credibilità del governo e degli «esperti» agli occhi delle persone che sperano maggiormente di influenzare.

 

John Calvin Thomas è un editorialista, autore e commentatore radiofonico sindacato da oltre 35 anni. Il suo ultimo libro è «Data di scadenza dell’America: la caduta di imperi e superpoteri e il futuro degli Stati Uniti».

Le opinioni espresse in quest’articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times

Articolo in inglese: Doubling Down on Crises

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