Bollette alle stelle: +55% l’elettricità e +41,8% il gas. E potrebbe non essere tutto

Di Marco D'Ippolito

Aumenti record in bolletta nel primo trimestre del 2022: +55% per la luce e +41,8% per il gas. Queste sono le stime diffuse dall’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (Arera) per quanto riguarda la famiglia tipo italiana.

Il rincaro è dovuto in gran parte alla crisi energetica mondiale e all’aumento del costo delle materie prime, in particolare del gas naturale. Dal canto suo, il governo è intervenuto nel tentativo di mitigare la situazione, con misure che avranno un forte impatto sui circa due milioni di nuclei familiari che usufruiscono dei bonus elettricità e gas, mentre sgraveranno solo in minima parte il resto dei cittadini e delle imprese, specialmente le cosiddette ‘energivore’ che sono già da mesi alla canna del gas.

Peraltro, i rincari del primo trimestre 2022 si andranno solo a sommare a quelli già registrati nei mesi precedenti, determinando un aumento netto di gas e luce ben più cospicuo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Secondo Altroconsumo, le stime di spesa annua per il gas di una famiglia media sono più che raddoppiate, passando da 980 euro per il 2021 a 1.983 euro per il 2022. Lo stesso, o quasi, vale anche per l’energia elettrica.

L’intervento del governo

Nella Legge di Bilancio 2022, il governo italiano ha stanziato circa 3,8 miliardi di euro per il contenimento delle bollette per famiglie e microimprese. Nel dettaglio, 1,8 miliardi di euro sono stati indirizzati alla riduzione degli oneri di sistema per l’elettricità nel prossimo trimestre e 480 milioni per ridurre quelli del gas, mentre i restati 912 milioni sono stati destinati al potenziamento dei bonus gas ed elettricità per i nuclei familiari con Isee basso, che consentiranno ai beneficiari di mantenere sostanzialmente invariata la spesa per elettricità e gas. Inoltre, il governo ha ridotto al 5% l’Iva per le bollette del gas.

A fronte di ciò, Arera ha dichiarato di aver potuto ridurre pesantemente gli oneri generali per il trimestre gennaio-marzo 2022, sia per il gas che per l’energia elettrica, scongiurando così aumenti persino superiori a quelli sopracitati. Tuttavia, non è ancora chiaro se il governo intende rinnovare le misure anche per il secondo trimestre.

Un’altra novità comunicata da Arera riguarda la possibilità per i clienti domestici di rateizzare le bollette di luce e gas emesse tra gennaio e aprile 2022, per un periodo di massimo 10 mesi e senza interessi.

Le cause degli aumenti

Come già accennato, la causa principale dei rincari in bolletta risiede nell’attuale crisi energetica mondiale, ovvero nella forte crescita del prezzo delle materie prime registrato nel corso dell’ultimo anno. Nell’ambito del mercato di riferimento europeo, il prezzo del gas naturale è aumentato di quasi il 500% da gennaio 2021 a dicembre dello stesso anno, passando da 21 euro a 120 euro per Mwh.

Tuttavia, come segnalato da Arera, c’è un secondo fattore che a livello europeo ha quantomeno contribuito ad esacerbare la crisi: l’aumento del prezzo delle quote di emissione di Co2 stabilite dall’Unione Europea. Si tratta di un sistema nato nel 2005 per controllare l’emissione di Co2 nel vecchio continente, denominato Emissions Trading System (Ets). In pratica le aziende che emettono Co2 devono pagare un prezzo per l’anidride carbonica prodotta, al di sopra di determinate soglie. Il sistema è stato concepito per dirigere l’Unione verso la ‘transizione ecologica’ e ridurre gradualmente le emissioni di Co2, oltre ad essere una fonte di introiti fiscali per i singoli Stati. Ebbene, quest’anno il prezzo per l’emissione della Co2 è più che raddoppiato, come comunicato da Arera, passando da 33 euro a 79 euro per tonnellata di Co2, il che ha avuto un certo impatto sull’aumento del costo dell’energia elettrica all’ingrosso, che nel complesso è aumentato di quasi il 400% nel corso del 2021.

Ad ogni modo, si tratta di una complessa crisi internazionale innestata da una moltitudine di fattori, che vari analisti hanno definito come una ‘tempesta perfetta’.

Un elemento che ha contribuito a creare pesanti dissesti tra domanda e offerta è stata la forte tensione legata alla pandemia di Covid-19 e ai lockdown scattati in tutto il mondo. Nel corso del 2020 è stata infatti registrata una fortissima contrazione nella richiesta di energia a livello globale dovuta ai lockdown, che ha spinto le aziende di energia a ridimensionare rapidamente la propria produzione, mentre dalla fine del 2020, con le riaperture generalizzate, la richiesta di energia è cresciuta esponenzialmente con la ripresa economica, contribuendo alla creazione di un forte dissesto tra domanda e offerta.

Al contempo, come sottolineato dall’esperto di energia Massimo Lombardini intervistato dall’Ispi, il 2021 è stato un anno particolarmente sfortunato per le energie rinnovabili, in particolare per l’eolico a causa della scarsità di vento in Paesi come Inghilterra e Germania, che hanno investito moltissimo su questa fonte, ma anche per la mancanza di precipitazioni in regioni che hanno puntato sull’energia idroelettrica, come il Sud America e la Scandinavia. Ed è proprio a causa della mancanza di investimenti sull’estrazione del gas e di altri combustibili fossili – che negli ultimi decenni sono stati fortemente disincentivati dalle istituzioni europee e globali – che la crisi oggi si presenta in una forma così grave.

A questo bisogna aggiungere il fatto che gran parte del metano consumato in Europa proviene dalla Russia, che secondo analisti come Dario Fabbri di Limes sta attualmente conducendo un braccio di ferro geopolitico con l’Unione Europea per spingerla a dare il completo via libera al suo nuovo gasdotto con la Germania, Nord Stream 2. Sarebbe anche per questo motivo che la Russia ha recentemente incrementato le quote di gas destinate ai Paesi asiatici, in primis la Cina, mentre non accenna a voler ‘concedere’ ai Paesi europei più gas rispetto al minimo contrattualizzato per questo periodo.

Naturalmente questi sono solamente alcuni dei fattori dietro l’attuale crisi energetica.

Conseguenze

A livello italiano le conseguenze dell’aumento del costo dell’energia sono imprevedibili e potrebbero essere particolarmente gravi se il prezzo del gas non scendesse sensibilmente nel corso del 2022. Di certo, il fenomeno produce un impoverimento diretto della classe media tramite il rincaro bollette e l’aumento dei carburanti, ma le sue conseguenze sono in realtà molto più ampie.

A livello generale il fenomeno, se protratto nel tempo, non potrà che determinare una forte inflazione dei prezzi dei beni di consumo, come anche dei servizi. È naturale, infatti, che tutti i settori economici debbano scaricare sui loro clienti buona parte dell’aumento delle spese legate all’energia.

Ma a soffrire di più sono le fabbriche e le cosiddette aziende ‘energivore’, come dichiarato a Tva Vicenza da Paolo Zabeo, direttore ufficio studi della Cgia di Mestre: «Una parte importante del nostro sistema produttivo regionale rischia di fermarsi. I distretti delle materie plastiche di Padova e Treviso, le fonderie Vicentine, la termomeccanica di Padova e di Verona, il vetro di Murano, sono allo stremo». Basti pensare che solo in Veneto, secondo l’emittente vicentina, 35 mila posti di lavoro sono a rischio nei primi sei mesi dell’anno a causa della crisi energetica.

 
Articoli correlati