Bob Marley non amava affatto il comunismo

Bob Marley era monarchico, ed era critico nei confronti dei regimi comunisti di Etiopia, Cuba e Russia

Di Jack Phillips

Alcuni non amano la musica reggae, e ad altri non piace la musica di Bob Marley. Nonostante questo, l’impegno non violento in favore della pace del cantautore continua ad essere ricordato ancora oggi in tutto il mondo.

Innanzitutto, Marley si definiva un uomo spirituale che credeva in Dio, ed era parte del movimento Rastafari. In seguito, prima di morire, si è fatto battezzare dalla Chiesa ortodossa etiope. Ad ogni modo, durante tutta la sua vita e nella sua musica, Marley non ha mai sostenuto alcun sistema politico, ma è sempre stato un sostenitore dei diritti e della libertà.

Nel luglio 1978 è stato intervistato da Jeff Cathrow, che gli ha chiesto informazioni sul movimento Rastafari e sul governo socialista della Giamaica, guidato da Michael Manley.

Di seguito un estratto di quella intervista:

Marley: «No! Michael Manley è un marxista-leninista-socialista, Rasta è una monarchia. Comprendi!»

Jeff Cathrow: «Pensi che Manley verrà rovesciato?»

Marley: «Non lo so»

Jeff Cathrow: «Se capitasse qualcosa a Manley, cosa pensi che succederebbe alla Giamaica?»

Marley: «Qualunque cosa accada, non potrà che andare meglio!»

Qualche mese prima dell’intervista, Bob Marley si era tenuto per mano con Manley, socialista democratico vicino al governo comunista cubano, e il suo avversario politico, Edward Seaga. In realtà alcuni anni prima Marley si era addirittura esibito per Manley e aveva contribuito a promuoverlo, ma dopo la sua elezione il cantante è rimasto disilluso dalla politica.

Nel settembre del 1980, durante l’ultima intervista rilasciata prima di morire, gli è stato domandato da Anita Waters cosa ne pensasse dei cubani in Etiopia che stavano sostenendo Mengistu Haile Mariam, un comunista maoista che secondo le stime degli storici è responsabile della morte di circa un milione e mezzo di persone, in parte dovuta alle carestie provocate dalle sue politiche e in parte all’eliminazione diretta dei suoi oppositori politici. Mengistu e Fidel Castro erano alleati: tra il 1977 e il 1978 Cuba inviò circa 17 mila soldati in Etiopia.

Durante quell’ultima intervista, Marley non ha espresso una visione favorevole dei governi comunisti che al tempo dominavano Russia, Cuba e l’Etiopia.

Anita Waters: C’è qualcos’altro che vuoi dire al tuo pubblico?

Marley: Beh, mi risulta che quest’anno sia il cinquantesimo anno; riconsegnatela al Rasta.

Waters: Il cinquantesimo anniversario dell’incoronazione di Sua Maestà Imperiale, l’imperatore Hailé Selassié I.

Marley: È il Giubileo d’Oro, tutto qui. Il 2 novembre. Saranno passati 50 anni da quando il governo di Cristo è sceso sulla terra, è tornato sulla terra. I russi non possono prendere le armi e distruggerlo, lo sai. Uomini cattivi.

Waters: I russi ci stanno provando?

Marley: Certo che ci provano in Etiopia. Mengistu non è un etiope. Mengistu è un russo.

Waters: Cosa ne pensa dei cubani lì?

Marley: Sono degli idioti, anche loro sono russi. Sì. Loro dicono che non c’è nessun Dio. Ma io, io so che c’è un Dio. Perché io so chi è Dio. Ma i ragazzi mi puntano una pistola contro e dicono che non c’è nessun Dio. Io dico sì, un Dio c’è. E allora loro sparano! Ma lo mancano. Sparano di nuovo e lo mancano, sapete. E loro sparano un sacco di volte e lo mancano, perché un Dio c’è.

Sembra che Marley si riferisse alla promozione dell’ateismo da parte dei leader comunisti, che promuovevano allo stesso tempo una comprensione materialista della natura e dell’universo.
In Unione Sovietica, varie forme di cristianesimo sono divenute il bersaglio di persecuzioni e campagne di repressione, mentre in Cina il Partito comunista ha represso nella maniera più ignobile tutte le religioni. Mengitsu non era diverso: nel 1977 ordinò l’esecuzione di numerosi leader religiosi, tra cui il patriarca della Chiesa ortodossa etiope Abuna Teofilo.

L’imperatore Hailé Selassié fu deposto con un colpo di stato militare, e alcuni storici ritengono che Mengistu ordinò «di seppellire il corpo dell’imperatore a testa in giù nel palazzo e di erigere un gabinetto sopra la sua tomba, in modo da poter esprimere quotidianamente il suo disprezzo per il monarca». Si ritiene che siano stati i militari del Derg a uccidere l’imperatore.

Mengistu è stato giudicato colpevole di genocidio il 12 dicembre 2006, per essere poi condannato all’ergastolo nel 2007. Ma attualmente vive in Zimbabwe, dove è protetto dal dittatore Robert Mugabe.

Le stime delle vittime causate dal governo di Mengitsu, durato 17 anni, variano da un minimo di 500 mila fino a un massimo di 2 milioni di morti. Ha anche ordinato il trasferimento forzato di 700 mila contadini con il pretesto di combattere la carestia, ma si ritiene che lo scopo reale fosse quello di frammentare i simpatizzanti dei ribelli presenti nella zona orientale del Paese.

Si stima che il comunismo abbia ucciso circa 100 milioni di persone, ma i suoi crimini non sono stati ancora del tutto denunciati e recepiti dall’opinione pubblica.

 

Le opinioni espresse in quest’articolo sono quelle dell’autore e non riflettono necessariamente le opinioni di Epoch Times.

Articolo in inglese: Notes from History: Bob Marley Wasn’t a Fan of Communist Governments

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