Bitcoin e ridistribuzione della ricchezza 2.0

Normalmente, il concetto di ridistribuzione della ricchezza prevede l’utilizzo della coercizione da parte del governo, che toglie i beni ad alcune persone e li consegna ad altre. Ma la rivoluzione del bitcoin sta ridistribuendo la ricchezza in un modo completamente diverso.

Da una parte, al prezzo di 15 mila 500 dollari e con una capitalizzazione del mercato di 277 miliardi di dollari (nel momento in cui questo articolo viene scritto) il bitcoin ha reso ricca molta gente. La maggior parte delle persone che hanno usato il bitcoin e ne hanno ricavato grandi guadagni, sono giovani dall’animo imprenditoriale e in una condizione di svantaggio dovuta allo statu quo dell’attuale sistema finanziario e monetario.

Dall’altra parte, abbiamo i rappresentanti del vecchio sistema monetario, i Jamie Dimon e gli Joseph Stiglitz, che hanno fatto una fortuna usando il vecchio sistema (Dimon) o ottenuto prestigio e riconoscimento scrivendo su di esso (Stiglitz). In questo momento, però, sono in perdita: il valore dei loro patrimoni sta venendo schiacciato in termini di bitcoin, e più persone si stanno interessando a questa cripto-valuta di soli otto anni.

Il prezzo di un’azione di JPMorgan valeva 0,084 bitcoin il 3 gennaio 2017, primo giorno dell’anno commerciale. L’1 dicembre valeva solo 0,0096 bitcoin: una caduta dell’89 per cento. Dati simili valgono per lo S&P 500, il 10-year Treasury e persino il concorrente del bitcoin per lo status di moneta solida: l’oro.

Il bitcoin è spesso paragonato ai penny stock, ma solo i migliori possono competere con l’aumento del 1.500 per cento del prezzo del bitcoin quest’anno; e con la sua valutazione a 277 miliardi, il bitcoin si sta spingendo nella categoria dei ‘pesi massimi’ della finanza. Ma la distanza è ancora grande dalla valutazione globale dell’oro, 8 mila miliardi di dollari, o dal mercato dei titoli di debito pubblico americano di 20 mila e 500 miliardi di dollari o da gli 80 mila miliardi di dollari in titoli azionari in tutto il globo.

RIDISTRIBUZIONE DELLA RICCHEZZA 2.0

Quindi, cosa accadrebbe se il prezzo del bitcoin continuasse a salire fino a 50 mila, 100 mila o persino 1 milione di dollari, valore al quale la sua capitalizzazione di mercato (16 mila 700 miliardi di dollari) sarebbe circa uguale ai bilanci combinati di Fed, Banca Centrale Europea e Banca del Giappone (che insieme fanno 14 mila 500 miliardi di dollari)?

C’è da dire, che non è che i 15 mila 500 dollari che si spendono oggi per comprare un bitcoin vengano risucchiati dalla blockchain e spariscano nel nulla: vengono, piuttosto, trasferiti alla persona che ha venduto quel bitcoin, la quale potrà spenderli per altri beni, servizi o investimenti.

Se il prezzo del bitcoin continuerà a salire, il valore relativo di questo e di altri asset cambierà, in modo simile ai titoli di JPMorgan, i cui prezzi quest’anno sono scesi quasi del 90 per cento, rispetto al bitcoin. A quel punto non solo i soldi nelle proprie tasche varranno di meno (il valore scenderà del 92 per cento in termini di bitcoin quest’anno) ma lo stesso succederà anche a qualsiasi altro asset che non manterrà il ritmo della crescita del bitcoin. E chi detiene questa cripto-valuta diventerà ricco non solo rispetto al valore di dollari, euro o yen, ma anche rispetto al mercato azionario e a quello dell’oro.

E tutto questo senza alcun intervento governativo. Tuttavia, ci sono altri meccanismi che impediscono alle persone di entrare ‘nel giro’ del bitcoin e di partecipare alla sua crescita, anche se nessuno di essi coinvolge l’uso della coercizione.

Per entrare ‘nel giro’ del bitcoin bisogna prima di tutto credere nella sua funzione: il principale valore che il bitcoin afferma di offrire è che si tratta di una moneta digitale non controllata a livello centrale da un governo o un privato, resistente alla censura ed esterna al sistema bancario.

Tuttavia, nonostante la corruzione del sistema ibrido della valuta legale statale e del denaro privato bancario sia stata già completamente messa alla luce, molte persone non percepiscono ancora come problematico lo statu quo, né vedono l’enorme rischio legato al mercato azionario in fase di boom. Di conseguenza, per loro il bitcoin non risolve un problema, e quindi non hanno motivo di esporsi alla sua pericolosa volatilità e al rischio tecnologico che è ancora legato a questo tipo di sistema.

Per ‘le élite’, l’ostacolo è simile: chi ha molto beneficiato dal sistema attuale, vede il bitcoin come una minaccia. Questa categoria include quasi tutti i funzionari governativi – specialmente i banchieri centrali – e i politici, così come i massimi dirigenti delle banche private. Queste persone sono incentivate a difendere il vecchio sistema a tutti i costi, ma sarebbe intelligente da parte loro coprirsi le spalle. E alcuni forse lo stanno facendo, in silenzio.

Quindi questi sono i primi ostacoli intellettuali da superare: bisogna capire che il nostro attuale sistema monetario ha delle gravi falle, e che per andare avanti e prosperare, l’economia mondiale ha bisogno di un’alternativa. Per comprendere questo a pieno, molti passano anni a studiare la Storia e l’economia al di fuori dal contesto della formazione accademica addomesticata dal sistema.

LA TRAPPOLA DELL’ORO

E poi c’è una seconda trappola. Dato che gran parte della storia della moneta è chiaramente incentrata sull’epoca del gold standard, alcuni rimangono troppo legati alle proprie idee sull’oro per accettare il bitcoin. Queste persone ritengono – e potrebbero aver ragione – che l’oro resetterà il sistema finanziario attuale (basato sul debito) così come ha sempre fatto nella Storia. E quindi non partecipano alla crescita del bitcoin.

È necessaria una ricerca e uno studio di svariati anni per capire la tecnologia del bitcoin e per capire perché, nonostante i suoi rischi, possa fornire una nuova soluzione e un nuovo sistema monetario per l’era digitale e l’economia digitale.

Una volta che si comprende il suo valore e si è pronti a comprarlo, poi bisogna superare alcuni ostacoli, come registrarsi, per poter detenere in sicurezza il proprio bitcoin. E questa è un’altra delle difficoltà che scoraggia chi non comprende a pieno il bitcoin.

VINCITORI E PERDENTI

Quindi, in gran parte, e ovviamente con le solite eccezioni e precisazioni, la vecchia guardia dei sistemi sia politici che finanziari e la vecchia guardia della ‘moneta solida’, non stanno partecipando all’ascesa del bitcoin. E questo non perché non abbiano soldi da investire o perché il governo lo proibisca: è piuttosto per scarsa flessibilità intellettuale, mancanza di curiosità e avversione al rischio.

Con il bitcoin che diventa sempre più sicuro e sempre più ‘mainstream’, ci saranno più persone appartenenti a queste categorie che decideranno di parteciparvi, ma potranno permettersi meno bitcoin di quanto avrebbero potuto ora o cinque anni fa. E mentre questi nuovi entrati contribuiscono e contribuiranno a portare il prezzo alle stelle, chi si è mosso prima sarà fortemente premiato e il suo potere d’acquisto aumenterà, rispetto ai beni e ai servizi, nonché agli stessi asset che la vecchia guardia ora detiene e che prima erano irraggiungibili.

Ma chi si sta traendo vantaggio da questa folle ‘moneta cyberpunk‘? Sono i pionieri e gli innovatori che hanno costruito l’ecosistema del bitcoin e che continuano a lavorare senza sosta per renderlo più sicuro e sempre più accessibile. Sono gli ex professionisti della finanza che si sono ‘formati’ su YouTube passando mesi a imparare come funziona il bitcoin. Sono gli sviluppatori di software, che prima si sono interessati al protocollo del bitcoin per un interesse tecnologico e poi hanno finito per ‘sapere tutto’ sulla moneta.

Sono gli investitori più sofisticati, che comprendono che le politiche ‘a zero interessi’ migliorano i loro rendimenti azionari nel breve, ma che li espongono a grandi perdite quando i tassi riprendono a salire. E questi investitori comprendono che diversificare il portafoglio con asset esterni dal sistema bancario aumenta il ritorno sull’investimento, e quindi che non bisogna per forza scegliere tra oro e bitcoin.
Sono, infine, i risparmiatori prudenti, che comprendono come sia meglio spendere meno in consumi voluttuari se si può risparmiare investendo in una moneta solida.

In ogni caso, ogni tecnologia e ogni settore della finanza ha ovviamente le sue mele marce: truffatori e speculatori che non hanno idea del valore fondamentale. Lo stesso vale per il bitcoin. E il problema non sembra più diffuso di quanto avvenga nel settore bancario o governativo.

Nonostante le solite precisazioni, il bitcoin favorisce chi vuole rischiare, innovare, risparmiare, e chi sia sufficientemente curioso e persistente da imparare come funziona la nuova tecnologia o come è andata la Storia passata. Favorisce le persone ‘normali’ che vogliono rischiare, piuttosto che le vecchie élite aggrappate ai propri privilegi.
Premiando queste qualità positive, la ridistribuzione volontaria della ricchezza, ottenuta mediante il bitcoin, creerà un circolo virtuoso di incentivi positivi, cosa molto diversa dal vecchio modello basato sulla forza burocratica.

 

Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

 

Articolo in inglese: Is Bitcoin Just a Brilliant Wealth Redistribution Scheme?

Traduzione di Vincenzo Cassano

 
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