Bitcoin, bolla o non bolla?

Di Alessandro Starnoni

Sembra che gli investitori del bitcoin siano passati per tutte le tappe emozionali di una classica bolla: prima l’euforia, poi la speranza, poi la paura e infine la disperazione.
Quando il bitcoin è caduto sotto i 7 mila dollari e la capitalizzazione di mercato dell’intero settore si è dimezzata, i pessimisti avevano già iniziato a preparare il funerale della criptovaluta. E il fatto che sia sopravvissuta a cinque bolle del genere non sembra aver fatto cambiare loro idea.

Secondo gli economisti Nouriel Roubini e Paul Krugman, il bitcoin crollerà fino a zero, e l’intero settore delle criptovalute si dissolverà. Naturalmente, è possibile.
Tuttavia va evidenziato come quest’audacia, nell’affermare con tanta sicurezza di conoscere qualcosa meglio degli altri, sia una sorta di marchio di fabbrica degli economisti di professione. Il bitcoin ha vissuto cinque bolle, cadute e riprese, e ogni volta ha ottenuto nuovo valore: un qualcosa che semmai depone a favore della sua stabilità.

DINAMICHE DI UNA BOLLA

Prima del 20esimo secolo, le bolle erano poche e rare. Gli esempi più noti di bolle sono stati la mania olandese dei tulipani negli anni ’30 del 1600, la bolla britannica della Compagnia dei Mari del Sud degli anni ’10 del 1700 e quella francese del Mississippi dello stesso periodo.

Nel ventesimo e ventunesimo secolo, invece, il termine ‘bolla’ è stato applicato al crollo di varie classi di beni finanziari, come nel caso del crollo del mercato azionario degli anni ’30, della deflazione del mercato immobiliare giapponese degli anni ’80, del collasso del mercato finanziario asiatico degli anni ’90, della bolla delle dot-com della fine degli anni novanta, e della crisi degli alloggi degli anni 2000.

I leader finanziari hanno dubbi sulla sostenibilità del bitcoin a lungo termine e lo stanno sempre più trattando come se fosse una nuova ‘mania dei tulipani’. L’Ad di JpMorgan Chase, Jamie Dimon, ha definito il bitcoin persino una fregatura, quando ha toccato i 4 mila dollari a settembre dell’anno scorso.
E recentemente Krugman ha affermato che quella del bitcoin è una bolla più grande di quella della crisi immobiliare del 2008. Infine, secondo gli esperti mainstream, l’aumento del 70 mila per cento, del valore del bitcoin negli ultimi cinque anni, sarebbe puramente arbitrario.

Nel 2017, il prezzo del bitcoin è salito da circa mille dollari a 20 mila: tipico esempio di bolla in espansione. Da febbraio 2018, invece, le performance del bitcoin sembrano più un pallone sgonfiato. Quindi il tutto si riduce alla domanda: il bitcoin è solo una bolla o ha un valore sostenibile?

IL BITCOIN COME MONETA

Lo scopo iniziale del bitcoin era l’essere utilizzato come mezzo di scambio indipendente da ogni governo, anche se i critici sono sempre stati dell’opinione che non si possa creare un nuovo sistema monetario dal nulla.
Ma le argomentazioni principali contro il bitcoin sono due: la prima è che non esiste alcun caso di utilizzo del bitcoin diverso dal suo essere un mezzo di scambio; la seconda è che il bitcoin non è un bene tangibile.

Chi sostiene la prima tesi, afferma che le valute legali come il dollaro e l’euro abbiano valore perché il governo le sostiene e perché è possibile pagarci le tasse. Allo stesso modo, l’oro ha valore perché può essere usato nell’industria. Seguendo questa logica, il bitcoin non avrebbe valore poiché non può essere usato per pagare le tasse e non ha un’utilità fisica.

La seconda argomentazione deriva dall’economia austriaca e dal teorema della regressione di Ludwig von Mises. Questo teorema afferma che il potere d’acquisto attuale della moneta legale di oggi possa essere ricondotto al potere d’acquisto di ieri della stessa moneta, così come di avantieri, andando indietro fino al momento in cui la moneta legale era convertibile in oro e/o altri beni.
La teoria sostiene che il potere d’acquisto della moneta possa essere ricondotto a un periodo in cui la moneta non era usata come moneta, ma come bene vero e proprio. Il potere d’acquisto originale dell’oro è stato stabilito nel libero mercato, mediante le forze della domanda e dell’offerta, perché l’oro può essere usato direttamente come materiale da gioielleria.

Ma, dato che il bitcoin è digitale, secondo alcuni analisti il suo potere d’acquisto non è sostenuto da nulla. E sarebbe invece la pura speculazione, la ragione principale per cui il suo prezzo continua a salire. Secondo questa logica, il prezzo del bitcoin precipiterà quando gli speculatori smetteranno di speculare: visto che il bitcoin non è una moneta a corso legale e non vi è alcuna richiesta industriale che sostenga il suo prezzo sul mercato.

IL BITCOIN È CONTANTE ELETTRONICO?

Lo scopo originale del bitcoin, comunque, era di fungere da valuta elettronica. Tuttavia, secondo i critici, il bitcoin è troppo volatile per costituire una riserva di valore o un’unità di conto. Di conseguenza, il bitcoin sarebbe solo una bolla speculativa.

Normalmente, la volatilità si misura calcolando la deviazione standard del ritorno dell’asset. Il Bitcoin Volatility Index, che registra le fluttuazioni di prezzo della criptovaluta, ha registrato che nello scorso mese la volatilità del bitcoin è stata di più del 6 per cento. Nello stesso periodo, la volatilità mensile di oro e S&P 500 è stata dell’1 per cento.
In questo senso, il bitcoin è un asset molto più rischioso dell’oro e dello S&P 500. Il bitcoin ha una correzione del 30 per cento ogni trimestre, mentre lo S&P 500, da quando è nato nel 1929, ha avuto solo 12 correzioni del 30 per cento o più.

Quindi il punto è che la volatilità elevata rende il bitcoin una pessima valuta. E se è una pessima valuta, allora perché dovrebbe aver valore?

Un’altra importante ragione per cui il bitcoin e le criptovalute in genere vengono definite ‘bolle speculative’, è che la fornitura di criptovalute è illimitata. La natura digitale e open-source del bitcoin, infatti, permette di creare migliaia di nuove criptovalute a costo zero.
Nel 2017 sono state create diciannove fork del bitcoin e alcune di esse hanno avuto un impatto sul prezzo del bitcoin stesso. Sulla blockchain ethereum, inoltre, si possono creare nuovi token con solo 66 linee di codice, che possono essere copiate-incollate da fonti online. Esistono persino dei tutorial su YouTube su come creare nuove criptovalute in soli sei minuti.

Nel 2017, sono state lanciate più di 470 nuove criptovalute. Secondo chi sostiene l’argomentazione della fornitura illimitata di criptovalute, l’offerta è maggiore della domanda. E dato che la domanda non è infinita, mentre la fornitura teoricamente sì, la bolla alla fine collasserà. E gli investitori subiranno perdite di miliardi.

Il bitcoin esiste solo dal 2009, e si è evoluto dall’essere un sistema di pagamento gratuito e rapido, all’essere un sistema costoso e lento. I critici del bitcoin affermano che se non imploderà per altri fattori, sarà rimpiazzato da un’altra criptovaluta dotata di caratteristiche tecnologiche migliori. Nello specifico, il bitcoin verrà sostituito da una criptovaluta che non ‘costi’ miliardi di dollari ogni anno in elettricità e hardware.

In effetti, le tecnologie post-blockchain, come Hashgraph e Iota sono ora al centro di tutte le conferenze e degli incontri sulle blockchain, poiché promettono di risolvere il problema di scalabilità del bitcoin. Le migliori menti del mondo stanno lavorando sul migliorare le blockchain, in quanto il guadagno derivante dalla creazione di una criptovaluta migliore del bitcoin sarebbe astronomico. Così come le carrozze trainate da cavalli sono state rimpiazzate dalle automobili, e i vecchi ‘mattoni’ Nokia dagli eleganti iPhone, nemmeno il bitcoin durerà per sempre.

INDIPENDENZA

Parte della crescita del prezzo del bitcoin, tuttavia, è alimentata dalla sua politica di bassi interessi e dal desiderio di disporre di un mezzo sicuro per mantenere dei risparmi.

Se le banche centrali smettessero di far calare il potere d’acquisto della moneta legale e le persone potessero tornare ai bei tempi in cui si poteva realmente risparmiare denaro liquido nei conti bancari, gran parte dell’appeal del bitcoin svanirebbe.

Al contrario, il prezzo del bitcoin salirà molto di più, se le valute legali continueranno a risultare poco adatte al risparmio. La ragione primaria per cui il bitcoin potrebbe non essere una bolla, deriva dalle qualità tecnologiche che lo rendono uno strumento migliore per il risparmio. La tendenza a salire di prezzo e la speculazione su di esso, derivano dal potenziale del bitcoin di essere un sistema globale e privo di restrizioni per gestire un patrimonio, senza nemmeno il rischio di confische.

Questo è il motivo per cui le cinque argomentazioni che usano gli analisti per definire il bitcoin una bolla, possono essere contestate: primo, è vero che i prezzi del bitcoin sono molto fluttuanti; tuttavia, questo non significa che il bitcoin non possa essere un buon investimento. Per evitare di comprare nel momenti di picco massimo, molti investitori investono una piccola quantità di denaro in criptovalute ogni mese, per ottenere esposizione a un prezzo medio. Questa strategia è chiamata cost averaging. Gli asset altamente volatili sono vantaggiosi se occupano una piccola fetta di un portafoglio di investimenti diversificato, in modo tale da avere un impatto non eccessivo sulla performance complessiva. Gli investitori possono gestire bene questa volatilità se scelgono saggiamente come bilanciare gli investimenti.

Anche la seconda argomentazione, secondo cui il bitcoin non avrebbe valore perché non ha mai avuto un uso reale, viene superata se si osservano le cose attentamente. Secondo l’economista del 19esimo secolo Carl Menger, infatti, il valore è soggettivo: ogni individuo – nella fattispecie – dà valore al bitcoin per una ragione diversa.
Se consideriamo il prezzo di mercato del bitcoin come un indicatore delle preferenze dei consumatori nella società, allora il fatto che sia elevato significa che molte persone nel mondo danno valore a questa moneta nonostante non sia un bene fisico. E qui entra in gioco anche il teorema della regressione di Mises, dato che il bitcoin è stato apprezzato da esperti di informatica e programmatori quale sistema di pagamento permissionless prima ancora che avesse un valore reale in dollari.

La terza argomentazione, secondo cui il bitcoin costituirebbe la classe di asset più volatile in assoluto, non rende il bitcoin per gli investitori un qualcosa da evitare. Anzi: non pochi investitori cercano proprio asset volatili all’interno di strategie di trading attivo.

Quarto, ogni analista o economista che dica che la fornitura di criptovalute è infinita non comprende davvero questa tecnologia: è vero che creare criptovalute copiando e incollando del codice è gratis, e può aumentare indefinitamente la fornitura di criptovalute. Tuttavia, il fatto che si possa crearne all’infinito non vuol dire poi che tutte riusciranno a sviluppare una rete di persone che le usino. Per riuscirci, bisogna usufruire di risorse che sono scarsamente disponibili, come il capitale e il lavoro. Nonostante, tecnologicamente, la fornitura di criptovalute sia illimitata, la fornitura di reti di criptovalute globali e funzionanti, è limitata.

L’ultima argomentazione, secondo cui il bitcoin verrà rimpiazzato da una tecnologia migliore, è probabilmente la più valida.

Tuttavia, al momento le soluzioni che sono in corso di sviluppo, per risolvere il problema di scalamento del bitcoin, sono poche, e tuttora il bitcoin rimane la rete più decentralizzata e indipendente: un importante vantaggio competitivo per la blockchain.

 

*Demelza Hays è tra i responsabili del Crypto Research Report e gestisce un portafoglio di investimenti per Incrementum AG.

Articolo in inglese: Bitcoin Is a Bubble, and It’s Not

Traduzione di Vincenzo Cassano

 
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