Biden minaccia una «vera guerra in cui si spara» se gli attacchi hacker statali continuano

Di Frank Fang

Il 27 luglio il presidente Joe Biden ha avvertito che gli Stati Uniti potrebbero rispondere con una «vera guerra in cui si spara», ai Paesi che stanno lanciando attacchi informatici contro l’America.

L’avvertimento è stato lanciato durante un discorso all’Ufficio del direttore dell’intelligence nazionale (Odni), che fornisce supervisione alla comunità dell’intelligence statunitense: «Se finiamo in una guerra, una vera guerra armata con una grande potenza, sarà la conseguenza di una violazione informatica di grandi conseguenze», ha affermato Biden specificando che la violazione informatica, inclusi gli attacchi ransomware, «sono sempre più in grado di causare danni e interruzioni al mondo reale».

Le operazioni di ransomware coinvolgono attori malintenzionati che crittografano i dati delle vittime e li rendono inaccessibili, per poi chiederne il riscatto in cambio della decrittazione.

Colonial Pipeline e la società di lavorazione della carne Jbs con sede in Georgia, sono state recentemente vittime di attacchi ransomware che hanno bloccato le loro operazioni. L’Fbi ha attribuito l’attacco contro Colonial a una banda di hacker con sede in Russia.

L’avvertimento di Biden è arrivato in meno di 10 giorni dopo che il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha annunciato che quattro cittadini cinesi che lavorano per il Ministero della Sicurezza di Stato cinese (Mss), la principale agenzia di intelligence del regime, sono stati accusati di una campagna di hacking globale per rubare segreti commerciali e informazioni sensibili da aziende, università ed enti pubblici.

Le vittime della campagna di hacking includevano enti in numerosi Paesi in tutto il mondo, tra cui Canada, Germania, Norvegia, Arabia Saudita, Regno Unito e Stati Uniti.

Sempre la scorsa settimana, la National Security Agency (Nsa), la Cybersecurity and Infrastructure Security Agency (Cisa) e il Federal Bureau of Investigation (Fbi), hanno emesso un avviso congiunto che fornisce linee guida su come le aziende e gli individui possono proteggersi dalle cyber-operazioni sostenute dallo Stato cinese: «Queste operazioni informatiche supportano gli obiettivi di sviluppo economico e militare a lungo termine della Cina», afferma l’advisory.

Secondo Doong Sy-chi, vice dirigente del gruppo di consulenza Global Taiwan Institute, le minacce informatiche cinesi nei confronti dei Paesi democratici cresceranno sempre più sotto la guida indefinita di Xi Jinping: «È difficile aspettarsi che questa Cina comunista cambi. La Cina non ha risparmiato sforzi per infiltrarsi in altri Paesi democratici per ottenere qualsiasi informazione desideri, mentre sta diffondendo la sua propaganda», ha spiegato a Epoch Times, sottolineando l’importanza dell’avvertimento di Biden perché «colpisce direttamente la natura centrale del Partito Comunista Cinese di Xi. Il presidente Xi Jinping vuole concentrare il potere nelle sue mani per sempre, quindi per impedire a qualsiasi altro partito politico o Paese di influenzare questo, rafforzerà il controllo sulle informazioni interne e diventerà più attivo nell’infiltrarsi in altri Paesi».

Durante il suo discorso, Biden ha menzionato la Cina e la Russia come crescenti minacce per gli Stati Uniti e ha indicato come molto serie le minacce militari del leader cinese Xi Jinping, volte a portare la Cina a «diventare la forza militare più potente del mondo».

Recentemente, ci sono stati due rapporti militari separati, basati su immagini satellitari, che mostrano il rafforzamento delle capacità nucleari della Cina. Nel 2020, il Pentagono ha stimato che la Cina ha mantenuto «una scorta operativa di testate nucleari a meno di 200». Il 26 luglio, la Federazione degli scienziati americani (Fas) ha pubblicato un rapporto che indica che la Cina sta costruendo un nuovo campo di circa 110 silos missilistici vicino ad Hami, una città nella parte orientale della regione dell’estremo ovest cinese dello Xinjiang. Settimane prima, il James Martin Center con sede in California ha rivelato che la Cina sta costruendo circa 120 nuovi silos vicino alla sua città desertica nordoccidentale di Yumen: «La costruzione del silo a Yumen e Hami costituisce l’espansione più significativa dell’arsenale nucleare cinese di sempre», ma «anche una tale espansione non farebbe raggiungere nemmeno lontanamente la parità alla Cina con le scorte nucleari di Russia e Stati Uniti, ognuna delle quali gestisce sulle 4000 testate nucleari», conclude il rapporto Fas.

Da allora, diversi legislatori repubblicani si sono preoccupati per le nuove basi missilistiche cinesi. Il rappresentante Mike Turner (R-Ohio), membro di rango del Sottocomitato per i servizi armati della Camera sulle forze strategiche, ha affermato che l’espansione nucleare della Cina ha lo scopo di «minacciare gli Stati Uniti e i nostri alleati. Il Pcc non è un attore responsabile e non ci si può fidare. La rapida espansione del suo arsenale nucleare e il rifiuto di negoziare in buona fede sul controllo degli armamenti, è una palese violazione dell’articolo VI del Trattato di non proliferazione nucleare».

In un recente video pubblicato da un’autorità cinese sui social media, il regime ha minacciato di bombardare il Giappone se dovesse intromettersi in una possibile invasione di Taiwan da parte della Cina.

Anche il rappresentante Mike Rogers (R-Ala.), membro di rango della Commissione per i servizi armati della Camera, ha affermato che gli Stati Uniti devono «modernizzare rapidamente» le loro infrastrutture nucleari. «Sappiamo da un po’ di tempo che la Cina è una minaccia nucleare e ora è stata messa a nudo perché tutto il mondo possa vederla».

 

Articolo in inglese: Biden Warns Cyberattacks Against US Could Spark a ‘Real Shooting War’

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