Avvocato cinese dei diritti umani ‘confessa’ il suo ‘complotto’

L’avvocato per i diritti umani Zhang Kai è stato trasferito in un carcere non specificato il 26 agosto scorso. Ancora non si sa dove si trovi. Lo riferiscono i suoi genitori, in una nota del 28 febbraio inviata da un amico di famiglia a un reporter di Epoch Times: «Come genitori, siamo davvero in ansia, ma crediamo che sia innocente, e speriamo che il governo cinese rispetti la legge. Ci auguriamo che la polizia di Wenzhou possa gestire il caso a norma di legge, e che Zhang Kai possa ricongiungersi con la sua famiglia al più presto. Grazie a tutti gli amici che si preoccupano per lui».

«Ho infranto la legge, turbato l’ordine pubblico, messo a rischio la sicurezza nazionale e violato l’etica dell’Ordine degli avvocati», dichiara davanti a un microfono Zhang Kai indossando una camicia nera senza colletto; salta all’occhio la mancanza dei suoi classici occhiali. «Sono profondamente pentito per le mie azioni», aggiunge con tono apatico e sguardo assente.
La ‘confessione’ di Zhang Kai è parte di un filmato di 11 minuti pubblicato il 25 febbraio da un organo di stampa semi-ufficiale di Wenzhou, una città della Cina orientale.

Esattamente sei mesi fa, Zhang e il suo assistente, Liu Peng, sono scomparsi all’improvviso mentre fornivano assistenza legale a diverse chiese che erano state private delle loro croci con la forza dalle autorità locali. Alcuni giorni dopo, alcuni funzionari di pubblica sicurezza hanno notificato alla famiglia di Zhang di averlo messo ‘sotto sorveglianza’ per disturbo dell’ordine pubblico e divulgazione di ‘segreti di Stato’.

Quando Zhang è ricomparso, era la prima volta che amici e parenti lo rivedevano dopo sei mesi. E da quando è iniziata l’ondata di arresti da parte del regime comunista cinese, la sua è solo l’ultima di una serie di ‘ammissioni di colpa’, di cittadini cinesi e stranieri, estorte con la forza e mandate in onda negli ultimi mesi. Questo giro di vite ha preso di mira in particolare centinaia di attivisti e di avvocati per i diritti umani cinesi; il caso di Zhang Kai è marcato come ‘Incidente 709’.

Nel ‘video-confessione’, si vedevano alcuni cristiani di Wenzhou, un agente della pubblica sicurezza assegnato al caso Zhang e persino Liu Peng – l’assistente scomparso – tutti in fila mentre condannavano l’avvocato per il comportamento all’apparenza più disonorevole per un uomo di legge e per un cristiano. Zhang ha dichiarato di aver ‘imbrogliato’ i cristiani di Wenzhou addebitando loro spese legali esorbitanti per gestire i loro casi, al solo fine di spingerli a protestare contro il governo locale, che sarebbe la più elevata ‘ambizione politica’ di Zhang.

E, secondo le notizie riportate, queste sue ‘macchinazioni’ sarebbero state poste in essere per ordine di anonime ‘forze straniere’, che avrebbero finanziato la sua campagna.

Zhang Kai ha difeso cristiani in Cina per anni. È stato particolarmente attivo nella città di Wenzhou, nella provincia di Zhejiang, dove le autorità locali per anni hanno distrutto con la forza le croci delle chiese, e ultimamente demolito addirittura gli interi edifici col pretesto di abusivismo edilizio. Diversi sacerdoti delle chiese della città sono stati arrestati e incarcerati per le loro proteste.

Quanto a Zhang Kai, non è chiaro se sia stato formalmente accusato dai pubblici ministeri cinesi; secondo un suo amico – che preferisce restare anonimo – la messa in onda della confessione (una vecchia usanza del Partito Comunista Cinese che a molti ricorda la Rivoluzione culturale) e l’aver radunato tante persone per sostenere le accuse contro Zhang, bastano per diffamarlo e screditare il suo lavoro.

«È criminale umiliare pubblicamente le persone, costringendole a fare confessioni trasmesse sui media controllati dallo Stato prima di un regolare processo», ha commentato a Epoch Times l’amico di Zhang, che vive in Cina e che ha lavorato con lui in passato. «Mi sono sentito profondamente addolorato dopo aver visto Zhang Kai in televisione» ha continuato, «per una persona di una tale contagiosa energia e vitalità, apparire tanto sofferente in televisione… Deve aver confessato solo dopo prolungate sessioni di tortura».

Il 26 febbraio il portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Mark Toner, ha dichiarato che la confessione forzata di Zhang Kai è «contro con ogni standard di legalità». Toner ha poi aggiunto: «Esortiamo la Cina a rilasciare Zhang e gli altri trattenuti in stato di detenzione per aver cercato di difendere pacificamente la libertà di religione garantita dalla Costituzione cinese».

Articolo in inglese: ‘Chinese Rights Lawyer, Missing for 6 Months, Suddenly Makes Publicized Confession’

 
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