Avvocati cinesi dei diritti civili uniti per lo Stato di diritto

Nonostante la recente retorica del regime cinese sul cosiddetto ‘Stato di diritto’, gli avvocati per i diritti umani che hanno il coraggio di difendere i praticanti della perseguitata pratica spirituale del Falun Gong, continuano a subire ogni sorta di abuso.

Da quando, nel luglio 1999, il regime comunista ha iniziato la repressione incostituzionale del Falun Gong, i tribunali cinesi hanno operato a favore di questa vera e propria persecuzione di Stato: gli avvocati difensori che cercano di difendere i diritti dei praticanti del Falun Gong nei tribunali cinesi, vengono spesso raggirati dai giudici stessi, che violano la legge per vanificare ogni loro sforzo.
Quando, ad esempio, un avvocato – appellandosi a un regolamento della polizia – ha chiesto che le catene che venivano illegalmente lasciate addosso al suo cliente venissero rimosse per la durata del processo, il giudice ha risposto facendolo buttare fuori dall’aula e arrestare: «Chi se ne frega se è illegale?», avrebbe anche aggiunto il giudice che presiedeva alla corte.

Ma gli avvocati non si arrendono: insistono per far valere i loro diritti e quelli dei loro assistiti. Il 21 aprile, circa sessanta legali hanno infatti rilasciato una dichiarazione congiunta a condanna dell’ordine illegale di far incatenare l’imputato e arrestare il suo avvocato.
La dichiarazione accusa il presidente del tribunale Sun Wuzheng (della Corte della contea di Feng nella provincia del Jiangsu nella Cina orientale) di comportamento criminale, si impegna a sostenere i legittimi diritti e interessi degli avvocati e a porre fine alla vergogna che simili episodi rappresentano per il sistema giuridico cinese.

Gli avvocati dei diritti civili contestano stabilmente l’illegalità del sistema giudiziario. Il 28 aprile, appena una settimana dopo l’episodio dell’incatenamento nel Jiangsu, una coppia di avvocati ha depositato una denuncia formale nella provincia di Hebei, nel nord della Cina, su ciò che hanno descritto come accuse infondate montate contro i loro clienti, quattro praticanti del Falun Gong che avevano inviato degli Sms per informare altre persone sui 16 anni di persecuzione.

LO STATO DI DIRITTO

Gli avvocati cinesi si espongono e corrono molti rischi per difendere i praticanti del Falun Gong, anche perché ammirano la loro volontà di far fronte a una brutalità di Stato fatta di imprigionamenti, perdite di lavoro, torture, abusi sessuali e migliaia di omicidi.

Tang Tianhao fa parte di un gruppo di quindici avvocati che si sono uniti per difendere i praticanti del Falun Gong nella provincia di Liaoning, nella Cina nordorientale. Nel mese di gennaio, il sito web Minghui.org, un portale di informazione specifico sulla persecuzione contro i praticanti del Falun Gong, ha riportato una sua dichiarazione: «Ogni contatto con i praticanti del Falun Gong mi dà l’ispirazione. Rimangono positivi nell’affrontare la persecuzione e non si risentono nemmeno con quei giudici che perseguono intenzionalmente la politica della persecuzione e li condannano alla prigione. In Cina, queste persone di buon cuore sono spesso perseguitate».

Gli avvocati cinesi si impegnano così duramente anche perché riconoscono che, difendendo i diritti dei praticanti, difendono allo stesso tempo la possibilità di realizzare un autentico Stato di diritto nel Paese.

Wang Guangqi è un altro avvocato che ha difeso i praticanti nella provincia di Liaoning: «Nella Cina di oggi, le forze dell’ordine violano la legge per perseguitare le brave persone», ha dichiarato a Minghui. «Si tratta di una vera e propria crisi di diritti umani: quello che le persone dicono e credono può essere utilizzato per incriminarle. Si tratta di una grave falla nel sistema legale cinese che è causa di grande sofferenza per il popolo».

AVVOCATI CHE DIFENDONO ALTRI AVVOCATI

Un caso, nella remota provincia nordorientale di Heilongjiang, ha contribuito in modo particolare a stimolare l’impegno degli avvocati dei diritti civili a difendersi l’un l’altro. Il 21 marzo 2014, gli avvocati Tang Jitian, Jiang Tianyong, Wang Cheng, e Zhang Junjie sono stati arrestati per aver cercato di fornire consulenza legale ai familiari di alcuni praticanti del Falun Gong detenuti in un centro di lavaggio del cervello nella città di Jiansanjiang.

I quattro avvocati sono stati brutalmente picchiati dalla polizia, riportando in totale 24 fratture: Tang Jitian ha subito la rottura di dieci costole, Jiang Tianyong di otto, Wang Cheng di tre e Zhang Junjie tre fratture alla colonna vertebrale.

Il 25 marzo, un altro gruppo di diciassette tra avvocati e cittadini interessati al caso si sono recati al centro di detenzione, hanno iniziato sul posto uno sciopero della fame e hanno chiesto di far visita agli avvocati detenuti. La mattina del 29 marzo, l’intero gruppo è stato arrestato e molti di loro sono anche stati trattati con violenza.

La mattina del 2 aprile, gli avvocati Tsai Ying, Hu Guiyun e Dong Qianyong hanno consegnato un appello scritto all’Associazione generale degli avvocati cinesi di Pechino. I legali hanno richiesto all’Associazione di difendere il diritto degli avvocati di esercitare l’attività forense e di indagare sugli arresti, le percosse e le umiliazioni subite dagli altri avvocati.

Naturalmente, i legali dei diritti umani cinesi sanno bene che questa associazione di categoria di fatto serve gli interessi del regime, non quelli degli avvocati associati. Nel giugno 2014, quaranta avvocati hanno perciò sottoscritto una Lettera di intenti per un mutuo sostegno tra gli avvocati cinesi: il documento prevede l’aiuto reciproco tra avvocati – inclusi aiuti finanziari per coprire le spese delle famiglie dei legali incarcerati – nei casi in cui subiscono abusi da parte delle autorità.

Articolo in inglese: www.theepochtimes.com/n3/1346688-chinese-human-rights-lawyers-rally-to-defend-their-own-rights/

 
 
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