Ex manager Facebook ‘vuota il sacco’ in Senato, i sei punti chiave dell’audizione

Di Joseph Lord

Martedì il Senato degli Stati Uniti ha ascoltato la testimonianza dell’ex dipendente di Facebook Frances Haugen, che si è presentata davanti alla sottocommissione per la protezione dei consumatori, la sicurezza dei prodotti e la sicurezza dei dati, per lanciare l’allarme sulle pratiche aziendali di Facebook e sollecitare un intervento da parte del Congresso.

Sebbene vi fosse già un ampio consenso bipartisan sulla necessita di rafforzare la regolamentazione nei confronti dei grandi social media, i parlamentari democratici e repubblicani hanno espresso diverse preoccupazioni nel corso dell’udienza.

In seguito all’audizione, Facebook ha dichiarato in  un comunicato di essere favorevole a che il governo «cominci a creare regole standard per Internet».

L’audizione è stata fissata in seguito a un’inchiesta del Wall Street Journal che mostra come Facebook abbia nascosto i dati di ricerche sugli effetti negativi della sua piattaforma per la salute. Ma la conversazione tra la Haugen e il sottocomitato è andata ancora più a fondo sulle pratiche dell’azienda.

Ecco i sei punti chiave dell’udienza pubblica di tre ore:

Facebook individua e ‘sfrutta’ anche i minori di 12 anni

Il senatore Richard Blumenthal (D-Conn.) ha immediatamente segnalato l’importanza dell’udienza nella sua dichiarazione di apertura: «Questo è il  grande ‘momento del tabacco’ di Facebook». Ha così paragonato le rivelazioni su Facebook che nasconde i dati sul suo servizio ai mezzi usati in passato dall’industria del tabacco per nascondere le informazioni che legavano il consumo di sigarette al cancro ai polmoni.

Blumenthal ha affermato che «[Facebook, ndr] ha raddoppiato il targeting per bambini». In particolare, il senatore sottolinea che l’azienda è colpevole di «spingere prodotti sui preadolescenti – non solo adolescenti, ma preadolescenti – che sa essere dannosi per la salute mentale e il benessere dei nostri figli».

Sebbene ai bambini di età pari o inferiore a 12 anni sia vietato utilizzare Facebook e la sua controllata Instagram, in base ai suoi termini di servizio, spesso entrambe le piattaforme sono sono in grado di identificarli. La Haugen ha quindi dichiarato che gli algoritmi delle due piattaforme sono in grado di indirizzare annunci specifici a questi bambini tramite le informazioni che raccolgono su di loro, anche se in teoria non sarebbe loro consentito l’utilizzo delle piattaforme.

Blumenthal ha citato un’affermazione di un rappresentante di Facebook secondo cui le informazioni contenute nell’inchiesta del Wall Street Journal «non sono una bomba». Il parlamentare ha quindi dichiarato che è «proprio questa una bomba».

Ha spiegato che i documenti hanno mostrato che i dirigenti di Facebook «danno più importanza al loro profitto che al dolore inflitto ai bambini e alle loro famiglie». Al che la Haugen ha annuìto per mostrare di essere d’accordo.

La Haugen ha affermato di aver visto documenti interni dell’azienda che sottolineavano l’importanza di far entrare i «tweens» – bambini tra gli 8 e i 12 anni – sulla piattaforma, allo scopo di farvi entrare anche i loro genitori. «Comprendono il valore degli utenti più giovani per il successo a lungo termine di Facebook».

In vari momenti, durante l’udienza, la Haugen ha anche sottolineato che l’obiettivo generale di Facebook è quello di portare più persone sulla piattaforma più a lungo, in quanto ciò massimizza le entrate pubblicitarie. Anche per questo, ha sottolineato la Haugen, i bambini sono i consumatori ideali.

Ha spiegato: «Suppongo che [i bambini siano redditizi per Facebook, ndr] sulla base della pubblicità per cose come la televisione. Ci sono tariffe pubblicitarie molto più alte per i clienti che non hanno ancora preferenze o abitudini».

Zuckerberg preferisce andare in barca

Durante l’udienza i senatori di entrambe le parti hanno criticato il Ceo e fondatore di Facebook Mark Zuckerberg per non essersi presentato in Senato. Blumenthal ha sottolineato: «Mark Zuckerberg dovrebbe guardarsi allo specchio. Eppure, invece di assumersi la propria responsabilità, mostrando leadership, il signor Zuckerberg va in barca».

Secondo il parlamentare, il nuovo modus operandi di Zuckerberg è «nessuna scusa, nessuna ammissione, nessuna azione, niente da vedere qui. Mark Zuckerberg, devi venire davanti a questo comitato, devi spiegare a Frances Haugen, a noi, al mondo e ai genitori americani cosa stai facendo e perché lo stai facendo».

Anche la senatrice Marsha Blackburn (R-Tenn.), membro repubblicano della sottocommissione, ha aperto il suo discorso criticando l’assenza di Zuckerberg.

La senatrice Amy Klobuchar (D-Minn.) ha fatto eco alle osservazioni di Blumenthal, dicendo che nonostante la gravità delle accuse contro la sua azienda «Mark Zuckerberg sta andando in barca senza chiedere alcuna scusa».

Democratici e repubblicani si uniscono in un’azione promettente

In una rara dimostrazione di unione, repubblicani e democratici nell’udienza si sono riuniti per chiedere un’azione federale contro il gigante dei social media.

I parlamentari di entrambi i partiti hanno espresso sostegno per l’abolizione o la riforma significativa delle protezioni garantite ai social media dalla Sezione 230. Secondo una legge statunitense degli anni ’90, le aziende tecnologiche non sono responsabili per i contenuti condivisi dagli utenti sulle loro piattaforme. Mentre le tradizionali testate giornalistiche e i media online non godono delle stesse tutele, e possono essere citate in giudizio per i contenuti che pubblicano.

L’idea di rimuovere queste tutele straordinarie era stata avanzata dal presidente Donald Trump nel 2020, ma non sono poi seguite le azioni legislative. Con le informazioni fornite da Haugen, che Blumenthal ha definito una «bomba», i senatori di entrambi gli schieramenti sembrano aver preso seriamente in considerazione la possibilità di eliminare queste protezioni per Facebook e Instagram.

La Haugen ha incoraggiato i parlamentari a portare avanti l’iniziativa, ma ha sottolineato che i problemi delle piattaforme non possono essere risolti con la sola riforma della Sezione 230: «Un’azienda con un’influenza così spaventosa su così tante persone ha bisogno di una vera supervisione».

La whistleblower ha quindi concluso: «Il Congresso può cambiare le regole di Facebook e fermare i molti danni che sta causando. Ora sappiamo la verità sull’impatto distruttivo di Facebook […] dobbiamo agire ora. Chiedo a voi, nostri rappresentanti eletti, di agire».

Oltre alla riforma della Sezione 230, sono state proposte varie possibili iniziative.

La senatrice Blackburn ha affermato che la privacy è stata per lei una preoccupazione da quando era alla Camera dei Rappresentanti, facendo notare di aver presentato leggi federali sulla privacy.

Inoltre, la Blackburn ha dichiarato che Facebook potrebbe agire in violazione della legge federale esistente, incluso il Children’s Privacy Protection Act, ha quindi invitato il Congresso a indagare su tali possibili violazioni. «Penso che sarà questo Congresso e questa sottocommissione a aprire la strada alla privacy online e alla sicurezza dei dati».

Blackburn ha anche approvato le dichiarazioni di Klobuchar, un sostenitore di lunga data del rafforzamento e dell’utilizzo delle leggi antitrust. Il repubblicano del Tennessee ha indicato di essere d’accordo con questi sentimenti, suggerendo che l’antitrust può essere utilizzato in combinazione con una nuova legislazione federale sulla privacy e la riforma della Sezione 230.

Democratici e repubblicani hanno diverse comprensioni dei problemi di Facebook

Nonostante la dimostrazione di coesione, Democratici e Repubblicani non sono del tutto uniti su alcune questioni specifiche.

In effetti, la divergenza tra le opinioni delle due parti sui giganti dei social media come Facebook e Twitter è evidente da tempo.

Per anni, repubblicani e conservatori americani hanno affermato che le loro voci vengono ingiustamente censurate dai social. Tale censura assume molte forme secondo i critici, tra cui il divieto assoluto di avere un account, l’eliminazione di tweet o post o il cosiddetto «shadow banning» di un account, il che significa che l’account non viene chiuso ma i suoi post vengono mostrati solo ai follower, arrestando la potenziale crescita dell’account.

Queste preoccupazioni sono cresciute dopo che Donald Trump, mentre era ancora presidente degli Stati Uniti in carica, è stato rimosso da Twitter. Al tempo anche alcuni critici dell’ex presidente, come il senatore progressista Bernie Sanders (I-Vt.), hanno affermato di non essere «a proprio agio» con la mossa.

I democratici, d’altra parte hanno sottolineato il ruolo delle piattaforme nella diffusione della presunta disinformazione. Dicono che queste piattaforme non abbiano fatto abbastanza per reprimere tale disinformazione. Questi critici affermano anche che il lassismo dei social media ha contribuito alla protesta «Stop the Steal» del 6 gennaio, durante la quale alcuni manifestanti hanno fatto irruzione nel Campidoglio degli Stati Uniti.

Questi diversi approcci ai problemi sono emersi durante l’udienza di martedì.

Klobuchar ha dato voce alle critiche dei democratici, affermando che Facebook ha scoperto che i suoi algoritmi «[favoriscono, ndr] la polarizzazione, la disinformazione e l’odio» ma che la società «ha permesso al 99% dei contenuti violenti di rimanere incontrollati sulla loro piattaforma, anche nei giorni precedenti all’insurrezione del 6 gennaio».

Dal canto suo, il senatore Ted Cruz (R-Texas), durante le sue domande alla Haugen ha affermato che Facebook e altre piattaforme di social media hanno mostrato «un approccio sistematico alla censura politica».

Dunque, nonostante il consenso unanime sulla necessità di agire, l’audizione ha mostrato che la comprensione della natura dei problemi di Facebook continua a dividere repubblicani e democratici.

Haugen: Meglio non colpire Facebook con l’antitrust

Durante un’altra parte dell’udienza, il senatore Todd Young (R-Ind.) ha chiesto alla Haugen se sciogliere il re dei social media avrebbe risolto i problemi discussi durante l’audizione.

Mentre Blackburn e Klobuchar sono quelli che hanno lanciato l’idea, la Haugen ha indicato di non essere d’accordo con tale misura, rispondendo: «In realtà sono contraria allo scioglimento di Facebook». Ha spiegato che una simile azione antitrust non risolverebbe i problemi alla radice, che secondo lei risiedono nell’intelligenza artificiale utilizzata per alimentare il potente algoritmo di Facebook.

Ha spiegato: «Facebook è Internet per gran parte del mondo», in particolare per le regioni africane più povere. «Se vai in Africa, Internet è Facebook».

Secondo la Haugen, se Instagram e Facebook venissero divisi – una delle principali richieste in maniera di antitrust – «è probabile che la maggior parte dei dollari pubblicitari andrebbe a Instagram. Facebook sarebbe ancora questo Frankenstein che sta alterando la vita in tutto il mondo, solo che allora non ci sarebbero soldi per finanziarlo».

Facebook chiede nuove «regole standard»

Facebook ha immediatamente replicato alla testimonianza della whistleblower al Senato, suggerendo che la credibilità della Haugen sia discutibile in quanto è «una ex product manager di Facebook che ha lavorato per l’azienda per meno di due anni, non ha avuto report diretti, non ha mai partecipato a incontri decisionali con dirigenti di livello C».

La risposta di Lena Pietsch, direttore della comunicazione delle politiche dell’azienda, ha continuato: «Non siamo d’accordo con la sua caratterizzazione delle molte questioni su cui ha testimoniato. Nonostante ciò, siamo d’accordo su una cosa; è ora di iniziare a creare regole standard per Internet».

La risposta dell’azienda riflette le precedenti dichiarazioni di Zuckerberg, che ha espresso apertura all’azione del governo per regolamentare la sua piattaforma.

Il breve comunicato termina affermando: «Sono passati 25 anni da quando le regole per Internet sono state aggiornate e invece di aspettarsi che l’industria prenda decisioni sociali che appartengono ai legislatori, è tempo che il Congresso agisca».

 

Articolo in inglese: Six Key Takeaways From Senate Hearing With Facebook Whistleblower

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