L’arresto di Ghislaine Maxwell dimostra che il caso Epstein non è chiuso

Di Brian Cates

A quasi un anno di distanza dal decesso in carcere di Jeffrey Epstein, noto finanziere e pedofilo del jet set, il suo traffico internazionale di minorenni è tornato sulle prime pagine.

La settimana scorsa Ghislaine Maxwell – che per anni è stata la compagna di Epstein – è stata arrestata nel New Hampshire da una squadra dell’Fbi assistita dai detective della polizia di New York.

Dopo aver tentato di sfuggire alle autorità per oltre un anno, la Maxwell è stata arrestata in quella che è stata descritta come una «splendida» tenuta di circa 50 ettari chiamata per ironia della sorte ‘Tucked Away’ [traducibile in italiano come ‘nascosto lontano’, ndr].

Durante la conferenza stampa che annunciava l’arresto della Maxwell, William Sweeney, il vicedirettore dell’Fbi responsabile del New York Field Office, e Audrey Strauss, procuratore del Tribunale del distretto sud di New York (Sdny), hanno rilasciato alcune dichiarazioni.

Sweeney ha spiegato che l’Fbi «teneva d’occhio la Maxwell con discrezione» da un po di tempo. Dunque, l’agenzia federale sapeva dove si trovava la donna nell’ultimo anno, ma ha aspettato finora per arrestarla. Ad ogni modo, non è chiaro per quale motivo l’Fbi abbia lasciato credere alla Maxwell di ‘aver seminato’ le autorità.

Sebbene né Epstein, né la Maxwell, abbiano mai ricoperto cariche pubbliche, Strauss ha ringraziato la Sdny’s Public Corruption Unit (Unità per la corruzione pubblica) per il suo duro e continuo lavoro su questo caso. 

Il vero obiettivo non è mai stato Epstein

Le indagini e i procedimenti penali per crimini a sfondo sessuale di solito non sono gestiti dalla Public Corruption Unit (Pcu); il tribunale per il distretto meridionale di New York (Sdny) ha infatti un’unità molto competente dedicata ai crimini a sfondo sessuale.

La Pcu si occupa principalmente di funzionari pubblici coinvolti in atti di corruzione, e in effetti c’è una valida e precisa ragione per cui il caso contro Epstein è stato gestito da questa unità.

Sul sito web del Dipartimento di Giustizia, la Sdny descrive la sua Public Corruption Unit con le seguenti parole:

«L’Unità per la corruzione pubblica lavora, in stretta collaborazione con l’Fbi e altre agenzie investigative federali, statali e cittadine, per mantenere e proteggere l’integrità di tutti i livelli di governo. L’unità sovrintende alle indagini e al perseguimento dei reati di corruzione commessi da funzionari eletti e nominati, da dipendenti del governo e da individui e società che fanno affari con la città, lo Stato e il governo federale. I reati di corruzione indagati dall’unità includono corruzione, appropriazione indebita e frodi commesse contro le agenzie governative locali, statali e federali».

Non è un’esagerazione ipotizzare che una delle ragioni per cui un miliardario come Epstein sia riuscito a farla franca così a lungo sia legata alla corruzione di funzionari pubblici.

Di fatto, quando è stato messo sotto inchiesta in Florida nel 2005, pare che siano state prese diverse decisioni molto strane e anomale che hanno portato l’indagine a concludersi in maniera insoddisfacente.

Inoltre, già nel 2009 erano state raccolte molte prove sufficienti ad accusare Epstein e i suoi ricchi e potenti amici per i loro presunti crimini.

Il curioso licenziamento di Geoffrey Berman

La stampa ha sottolineato che l’arresto di Maxwell è avvenuto subito dopo che il precedente procuratore della Sdny, Geoffrey Berman, è stato costretto a lasciare il suo incarico.

Il 3 luglio il procuratore generale William Barr aveva concesso a Berman, che era stato nominato temporaneamente come procuratore ad interim, la possibilità di andarsene in silenzio. Berman ha scelto di non farlo, al contrario ha immediatamente convocato una conferenza stampa in cui ha accusato Barr di averlo spinto alle dimissioni. Quella conferenza stampa ha portato al licenziamento di Berman da parte del presidente Donald Trump.

Poi, appena due settimane dopo, è stato deciso che era giunto il momento di arrestare la Maxwell.

La morte di Epstein non chiude il caso

Molte persone ritenevano che dopo la morte di Epstein, il Dipartimento di Giustizia avrebbe archiviato le sue vicende legali.

Dal canto loro invece, sia Barr che Berman avevano ripetutamente dichiarato che il caso non era chiuso e sarebbe proseguito, e che i ‘soci’ di Epstein non dovevano riposare tranquilli. All’epoca, molti cronisti politici hanno considerato queste dichiarazioni come parole vuote, assicurando al loro pubblico che il caso Epstein era chiuso, ma ovviamente si sbagliavano.

La storia si ripete in modo imbarazzante

Un fatto curioso è che l’annuncio dell’arresto della Maxwell è stato seguito – così come l’arresto di Epstein dello scorso l’anno – dall’inverosimile speculazione secondo cui il caso rischierebbe di mettere nei guai niente po’ po’ di meno che Donald Trump.

Alcuni siti web progressisti ripetevano che, in qualche modo, la partecipazione attiva di Trump ai traffici sessuali di Epstein fosse un «segreto aperto» che l’élite conosceva da anni.

Sembrano dichiarazioni comicamente assurde, eppure c’erano veramente molte persone che rivendicavano la cosa con la massima serietà.

Infatti, Trump è con ogni probabilità il candidato politico e il presidente più controllato e indagato nella storia degli Stati Uniti, se ci fossero le prove che avesse abusato sessualmente di minorenni – negli anni Novanta o in qualsiasi altro momento – sarebbero già trapelate molto tempo fa.

La prossima tappa del caso Epstein è ancora ignota, ma è molto improbabile che sarà la Casa Bianca.

 

Brian Cates è autore di «Nessuno ha chiesto la mia opinione… Ma eccola qui» e può essere contattato su Twitter a @drawandstrike.

Le opinioni espresse in quest’articolo sono quelle dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

 

Articolo in inglese: Maxwell Arrest Proves Epstein Case Is Far From Over

 
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