Alitalia, Lufthansa c’è. Cerberus un po’ meno

Alitalia nella pancia di Lufthansa sembra al momento l’unica rotta realistica e percorribile. Se infatti la proposta del fondo americano Cerberus non ha trovato finora riscontri concreti, i rumors ad essa collegati sono serviti se non altro a smuovere e a catalizzare la trattativa tra Alitalia e il colosso tedesco, che non vuole farsi sfuggire l’occasione di attingere al ricco mercato aereo italiano.

La mattina del 16 novembre si è tenuto infatti a Fiumicino un incontro tra i commissari Alitalia Luigi Gubitosi, Stefano Paleari ed Enrico Laghi, e i vertici di Lufthansa. Sarebbe il primo di una serie di incontri in cui si dovrebbero negoziare i contenuti dell’offerta. Attualmente si mantiene ancora la massima riservatezza, ma secondo le cifre anticipate dal Messaggero, Lufthansa potrebbe offrire sul piatto tra i 200 e i 250 milioni di euro (circa la metà del prezzo minimo richiesto dai commissari Alitalia) e fissare a 6.400 il numero dei lavoratori che possono essere tenuti.

L’interesse è sempre per la sola sezione aviation, di cui Lufthansa manterrebbe tutti i piloti, gli assistenti di volo (4.300 dipendenti in totale) e tra 90 e 100 aerei dei 123 della flotta di Alitalia. Considerando che 3.100 dipendenti del settore handling (gli addetti di scalo), verranno assorbiti da una società di gestione aeroportuale, si parla di circa 2 mila esuberi in totale, che coinvolgono per la maggior parte i dipendenti negli uffici direzionali. In un comunicato stampa post-incontro con i vertici di Lufthansa, però, Alitalia ha ritenuto privi di fondamento questi dettagli circolati sulle condizioni della trattativa.

Secondo quanto riporta Repubblica, i commissari spingeranno affinché Lufthansa alzi l’asticella del numero dei dipendenti inglobati fino a quota 7 mila; plausibilmente, più sarà bassa l’offerta in denaro per rilevare la compagnia, più grande potrebbe essere il numero dei lavoratori mantenuti.
Per poter guidare la trattativa nella giusta direzione, i tre commissari hanno inoltre a loro favore i numeri positivi del risanamento economico degli ultimi mesi che, secondo quanto riferito da Paleari al Sole 24 Ore, parlano di un bilancio in pari e 800 milioni di euro a disposizione per il 2018, grazie al prestito ponte di 900 milioni dallo Stato (che dovrà essere restituito entro il 30 settembre).

Comunque, non è escluso che finché non perviene un’offerta accettabile, il prestito possa essere ancora prorogato, nonostante il termine delle trattative sia fissato per il 30 aprile. Nelle prossime settimane sono previsti incontri anche con i vertici di EasyJet che è interessata sempre e solo alla sezione aviation.

CHE FINE HA FATTO CERBERUS?

Per quanto riguarda il fondo americano Cerberus, che si era proposto di rilevare l’intera compagnia (vendere Alitalia per intero è anche la priorità dei commissari), non è arrivata ancora né un’offerta ufficiale, né una smentita ufficiale sul suo interessamento.
Il fondo di private equity ha recentemente rifiutato di rilasciare dichiarazioni in merito a Epoch Times, anche se in un primo momento aveva fornito una risposta ambigua che lasciava pensare a un suo possibile ritiro dalla scena; risposta subito corretta dal portavoce del fondo Usa che ha tenuto a negare il non interessamento. Successivamente il Corriere aveva però confermato il «congelamento» della trattativa tra Cerberus e Alitalia, per poi essere smentito pochi giorni dopo dal Sole 24 Ore che riteneva ancora più che vivo l’interesse di Cerberus.

Lo stesso quotidiano economico-finanziario il 9 novembre ha tuttavia sollevato dubbi sulla serietà della trattativa, in un articolo intitolato ‘Se Cerberus va a Pesca Alitalia non abbocca’, dal momento che il fondo americano, contrariamente alla massima del mondo degli affari americano ‘Show me the money‘, dei 400 milioni presumibilmente proposti non ha ancora concretamente messo niente sul piatto della trattativa. E il silenzio calato attorno al negoziato non fa certo ben sperare.

È pur vero che uno degli ostacoli a questa trattativa potrebbe essere rappresentato dal paletto imposto dalle norme europee che non permettono al fondo Usa di rilevare più del 49 per cento dell’ex compagnia di bandiera italiana, sebbene Cerberus sarebbe stato disponibile ad acquisirla per intero. E, dato che lo Stato italiano potrebbe al massimo entrare in partecipazione con una minima percentuale, come confermato dal ministro dei Trasporti Graziano Delrio in un’audizione a luglio, chi prenderebbe il restante 50-40 per cento?

 
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