Accusa: l’avvocato della campagna Clinton voleva creare una «sorpresa di ottobre»

Di John Haughey e Zachary Stieber

Washington – Un avvocato della campagna di Hillary Clinton mirava a influenzare le elezioni presidenziali del 2016, quando ha trasmesso all’Fbi delle accuse su presunti legami tra il candidato presidenziale Donald Trump e la Russia. È quello che hanno sostenuto i pubblici ministeri statunitensi il 17 maggio.

Michael Sussmann, l’avvocato e altri speravano di creare una «sorpresa di ottobre» «usando e manipolando l’Fbi», secondo le parole di Brittain Shaw, un procuratore del team del consigliere speciale John Durham, che ha parlato durante le discussioni di apertura del processo di Sussmann.

L’obiettivo dell’accusa è dimostrare che Sussmann abbia mentito al consigliere generale dell’Fbi Jim Baker quando ha fornito documenti che accusavano un legame tra gli affari di Trump e una banca russa durante una riunione del 19 settembre 2016 presso la sede dell’Fbi.

Secondo un messaggio di testo inviato da Sussmann a Baker prima dell’incontro, l’avvocato ha affermato di aver portato le informazioni di propria iniziativa, non per conto di un cliente. Ma Sussmann, che all’epoca rappresentava la campagna Clinton e il dirigente tecnologico Rodney Joffe, secondo l’accusa stava effettivamente trasmettendo i dati per conto dei suoi clienti.

La falsa testimonianza è stata importante perché l’Fbi, secondo i pubblici ministeri, avrebbe potuto scegliere di agire in modo più cauto e di sondare la rete di Sussmann, che includeva un gruppo di ricercatori del Georgia Institute of Technology.

L’avvocato rischia fino a cinque anni di carcere se condannato.

I giurati hanno anche sentito Michael Bosworth, il quale ha affermato che Sussmann non ha mentito all’Fbi. Secondo Bosworth, l’avvocato avrebbe fornito informazioni all’Fbi in quanto legittimamente preoccupato, in quanto «avvocato della difesa informatica», dalle voci e dalle accuse riguardanti Trump e una banca russa «di proprietà di un associato di Vladimir Putin».

La difesa intende sostenere che Sussmann era noto, rispettato dal governo e non avesse nulla da guadagnare per conto dei suoi clienti trasmettendo i dati a Baker, che aveva lavorato con lui per anni al Dipartimento della Giustizia.

Secondo il procuratore Shaw, Sussmann voleva usare l’Fbi come una «pedina politica» ed egli avrebbe quindi mentito «per scopi politici».

Il caso coinvolge «uno sguardo, un salto e una bugia», secondo Shaw. Lo sguardo è stato l’incontro con Steele per esaminare ciò che aveva, il salto è stato quello per rivolgersi ai media amichevoli per pubblicare le accuse e, quando ciò non è accaduto, Sussmann è andato all’Fbi.

Quando si è svolto l’incontro, il repubblicano Trump e la democratica Clinton erano i candidati alla presidenza. Trump ha finito per vincere, ma è stato perseguitato per anni dalle indagini del consigliere speciale Robert Mueller sui presunti legami con la Russia. Alla fine Mueller ha concluso che non vi erano prove di un coordinamento o una cooperazione tra Trump o la sua campagna e attori russi.

 

Articolo in inglese: Clinton Campaign Lawyer Wanted to Create ‘October Surprise’ With Trump-Russia Claims: Prosecutors

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