Accordo di Malta sui migranti: si guardi il bicchiere mezzo pieno

Al momento ‘l’accordo di Malta’ è solo una bozza, ma come spiegato dal premier Giuseppe Conte a Skytg24, la volontà dei Paesi membri di arrivare a un accordo europeo sulla ridistribuzione dei migranti è solo un «primo passaggio», che tuttavia «segna una svolta significativa». Per questo, per il presidente del Consiglio, l’Italia ha «compiuto un passo avanti storico».

Se è vero quindi che con il nuovo esecutivo gli sbarchi a settembre sono già quasi raddoppiati rispetto allo stesso mese del 2018 (1704 contro 947), lo è altrettanto che, con il Conte-bis, qualcosa si sta lo stesso muovendo: l’Europa è stata chiamata a non voltarsi dall’altra parte e, questa volta, a giudicare dagli esiti dell’incontro a La Valletta, sembrano davvero promesse che non possono non essere mantenute. Il 17 ottobre comunque, si terrà il Consiglio europeo, e probabilmente quello sarà il momento della verità.

La bozza di accordo per il momento prevede che i Paesi dell’Ue si assumano l’impegno di ridistribuzione obbligatoria, entro un mese, dei migranti sbarcati in Italia. L’accordo si riferisce ai migranti arrivati tramite navi Ong o militari, quindi per ora sono esclusi gli sbarchi in autonomia e anche i cosiddetti ‘migranti economici’. Ma, detto questo, e considerato che i termini dell’intesa possono sempre evolversi e migliorarsi, gli sbarchi autonomi potrebbero essere comunque ridotti intensificando l’azione della Guardia di Finanza in mare.

Inoltre, sempre per adesso, non è stata accolta la proposta italiana di instaurare un meccanismo di ‘rotazione automatica’ dei porti, tuttavia la rotazione potrà comunque avvenire su base volontaria. Tutto questo se messo nero su bianco sarebbe già un buon risultato in termini pratici, ma l’Italia ovviamente non può accontentarsi, ed è verosimile pensare che non lo farà.
A prescindere infatti dalle critiche, assolutamente lecite, che arrivano dall’opposizione (più dalla Lega e da Fdi che da Forza Italia) sulla gestione dell’immigrazione da parte del governo Conte bis, sembrerebbe esserci qualcosa che accomuna l’ex Esecutivo con quello attuale; e questo qualcosa riguarda la questione più fondamentale: lo scopo finale delle loro politiche migratorie. Non a caso, questo è anche il punto d’incontro che aveva avvicinato Lega e Movimento Cinque Stelle un anno fa e permesso quindi il governo giallo-verde. Quello che adesso differenzia i due governi tuttavia, sono i mezzi utilizzati per arrivare a tale obiettivo comune sin dall’origine, e che rimane, anche adesso che la Lega non c’è più, il blocco o il contrasto totale dell’immigrazione clandestina.

Le critiche dell’ex ministro Matteo Salvini all’accordo del governo rosso-giallo a Malta infatti – che sempre a Skytg24 ha definito in gergo romanesco «una “sola”» – sono lecite se si considera la soluzione poco efficace dal punto di vista delle tempistiche: non si può negare infatti come con la Lega al governo e con la chiusura dei porti, gli sbarchi fossero nettamente diminuiti e in tempi pressoché brevissimi, mentre ora sono addirittura in aumento.

L’aspetto poco conveniente dell’approccio di Salvini e della chiusura incondizionata dei porti, però (sebbene efficace nel brevissimo termine per quel che concerne i ‘numeri’) è da una parte l’incrinatura sul lato diplomatico e quindi nei rapporti con l’Europa, dall’altro è che pone un dilemma di tipo umanitario, poiché implicava ‘lo stallo’ in mare di centinaia di rifugiati. È dunque un’arma a doppio taglio che potrebbe rivelarsi controproducente nel lungo periodo, dal momento che l’Italia è parte dell’Unione Europea, e deve saper convivere in questo macro-organismo. Rischia così di diventare solo un palliativo che guarisce il sintomo e non la causa, ergo, non può funzionare per sempre (e di fatti non è durato più di un anno). I risultati dell’approccio più ‘diplomatico’ del governo Conte bis al contrario, potrebbero non essere evidenti nell’immediato, ma arrivare sul lungo periodo o nel futuro.

È evidente infatti che un dialogo con l’Europa serve, e che, ancor di più, quest’ultimo debba partire da una posizione di equilibrio, e non può essere il frutto di un impulso o di un’emozione. La strada maestra alla fine infatti, fino a prova contraria, si è sempre rivelata essere quella della ‘via di mezzo’, e non è detto che con questa non si arrivi ai medesimi risultati che, pur comprensibilmente, si vorrebbe raggiungere nel più breve tempo possibile. Tuttavia, la storia insegna che la pazienza è la virtù dei forti, così come la ragione e il dialogo, mentre la fretta o l’impulsività possono portare a degli errori non voluti. ‘Pazienza’ però non significa immobilità, ma sembra che quest’ultima opzione non venga per nulla contemplata dal neo premier Giuseppe Conte. Sul tema migranti si può e si deve dare quindi del tempo al nuovo esecutivo che, non va dimenticato, ha ottenuto anche il ‘nullaosta’ d’oltreoceano di Trump, il cui governo ha sempre considerato come uno degli aspetti centrali la politica di lotta all’immigrazione clandestina.

 

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