Accademia di Santa Cecilia, culla dell’Opera e della musica nel mondo

Quando la storia del melodramma era appena agli esordi, con l’uscita de L’Orfeo di Claudio Monteverdi nel 1607, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia aveva già piantato le sue radici nel cuore della Roma papale della controriforma, al Pantheon, nel maggio del 1585.

In un’era a cavallo tra barocco e tardo rinascimento, la bolla di Sisto V annunciava ufficialmente la fondazione di quella Congregazione dei Musici che, due secoli più tardi sarebbe divenuta Pontificia Accademia riconosciuta a livello internazionale e, negli anni più recenti (1998) una fondazione.

E proprio sotto il nome di due santi patroni della musica, a fine cinquecento Sisto V battezzava l’istituzione musicale di Santa Cecilia, una tra le più antiche al mondo: da una parte c’è proprio Santa Cecilia, la martire cristiana raffigurata spesso accanto a un organo e dalla quale l’Accademia ha preso a prestito il suo nome. Dall’altra parte Gregorio Magno, che con l’introduzione dei monodici canti ecclesiastici gregoriani avrebbe posto le basi per l’evoluzione musicale polifonica e successivamente per la ‘diramazione’ di stampo profano, fino al ritorno barocco al principio monodico (monodia armonizzata), che avrebbero a loro volta dato indirettamente il La alla futura invenzione del melodramma o Opera Lirica.

Potremmo dire quindi che l’Opera lirica e l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia siano nate e cresciute praticamente insieme; così, l’Accademia ha potuto svolgere un ruolo divulgativo ma anche di supporto all’Opera, formando voci, compositori e librettisti di spicco, e accompagnando questa nobile forma d’arte durante tutte le tappe della sua storia fino a oggi; viceversa, la grande ondata di popolarità del melodramma ha contribuito a consolidare nel tempo la centralità di questa istituzione centenaria.

Proprio durante gli anni della trasformazione da semplice associazione ad Accademia internazionale, sotto la guida di Luigi Rossi, si iscrissero come soci Donizetti, Rossini e Pacini, compositori che, non c’è bisogno di dirlo, hanno fatto in gran parte la fortuna del melodramma con opere come L’elisir d’amore, Il Barbiere di Siviglia e Carlo di Borgogna. Ma anche compositori-strumentisti e direttori d’orchestra come niente meno che Franz Liszt e Niccolò Paganini erano membri dell’Accademia in quegli anni di metà ottocento: nomi questi ultimi che, verosimilmente, hanno contribuito a dare all’Accademia quel pronunciato accento strumentale e concertistico per il quale si è da sempre contraddistinta.

Ma tornando al canto e all’Opera, l’Accademia di Santa Cecilia ha avuto l’onore di formare talenti del calibro di Beniamino Gigli, diplomato al Conservatorio di Santa Cecilia (allora liceo musicale) dopo aver seguito gli insegnamenti di Enrico Rosati. Il grande tenore approdò a Roma dopo aver vinto a soli 22 anni una borsa di studio, grazie alla quale poté iscriversi al Conservatorio e diplomarsi solo due anni più tardi.
Un altro nome illustre che appare negli annali dei diplomati al Conservatorio di Santa Cecilia, è quello di Giacomo Lauri Volpi, che conseguì il diploma anche lui da giovanissimo, sotto la guida del baritono Antonio Cotogni. Gigli e Volpi non sono solo stati due tenori protagonisti del panorama dell’Opera lirica che hanno conquistato il cuore di generazioni e generazioni di cantanti e appassionati, ma anche e soprattutto due maestri della tecnica del Bel Canto.

Attualmente (dal 1997) è il soprano Renata Scotto l’insegnante a cui è stato affidato il laboratorio lirico, e che sta formando le belle e promettenti voci di giovani come il soprano Rosa Feola (classe 1986), il tenore Davide Giusti (anche lui 1986) e il baritono Sergio Vitale (classe 1984).

Cambiando diverse sedi nei suoi 431 anni di attività, sia per quanto riguarda la collocazione degli uffici che delle sale concerto — dalle più antiche come il Pantheon e San Carlo ai Catinari, alle più recenti come il Palazzo camerale a Via di Ripetta e l’ex Convento delle Orsoline a Via Vittoria, fino all’attuale Auditorium Parco della Musica — negli anni di fine ottocento-inizio novecento l’Accademia, oltre che al Conservatorio, ha fondato un’orchestra e un coro di fama internazionale. Successivamente ha dato il via all’Accademia Nazionale d’arte drammatica ‘Silvio D’amico’ e al Centro Sperimentale di Cinematografia, allargando quindi il suo orizzonte artistico anche alla recitazione e al grande schermo.

 
Articoli correlati