Come può agire la Corea per fermare gli abusi nei trapianti d’organi in Cina

Discorso scritto dall’avvocato internazionale canadese David Matas, in vista della conferenza dell’International Society of Organ Donation and Procurement tenuta a Seoul, in Corea del Sud, il 18 ottobre 2015 

Cina 

Il governo cinese ammette di aver prelevato dai prigionieri un gran numero di organi per trapianti. Io e altri ricercatori indipendenti abbiamo concluso che molti di questi prigionieri erano prigionieri di coscienza, uccisi per i loro organi. Questa ricerca ha dimostrato che la fonte primaria tra i prigionieri di coscienza sono stati i praticanti del Falun Gong, una disciplina spirituale che consiste da una serie di esercizi.

I funzionari cinesi hanno recentemente dichiarato, in forme differenti, di aver finito o che cesseranno di rifornirsi di organi dai prigionieri, e di aver sostituito o che sostituiranno le fonti dai prigionieri con donatori volontari. La domanda sorge spontanea: come facciamo a sapere che la situazione sia veramente questa?

L’uccisione di prigionieri per i loro organi da parte della Cina ha generato un’avversione diffusa all’interno della comunità internazionale dei trapianti, causando l’ostracismo nella professione cinese dei trapianti. I professionisti cinesi dei trapianti hanno tutto l’interesse a superare tale ostracismo. Come facciamo a sapere se le attuali affermazioni di questi professionisti cinesi, sulla cessazione o l’imminente cessazione di approvvigionamento d’organi dai prigionieri, sia reale o solo un’astuta copertura pianificata per superare l’ostracismo senza pagare il prezzo di una vera riforma?

    Per saperne di più:  Sistema dei trapianti cinese, probabile legittimazione dalla comunità medica. Ma l’uso di organi da prigionieri continua 

In Cina non c’è né trasparenza, né l’apertura al controllo. Al contrario, vi è crescente opacità, e uno sforzo attivo per nascondere l’approvvigionamento di organi al controllo pubblico.

Ho scritto e parlato di questa copertura a lungo, in altre sedi. Qui mi limiterò a citare solo alcuni punti esemplificativi:

La Cina gestisce quattro registri dei trapianti – cuore, fegato, polmoni e reni – e gli ospedali scrivono direttamente su questi registri. I registri per il cuore, i polmoni e i reni sono in Cina e non sono mai stati resi pubblici. I dati complessivi sul registro del fegato sono invece pubblici. Dopo che io e altri investigatori abbiamo citato una volta i dati scritti su questo registro, l’accesso pubblico è stato chiuso.

I medici solitamente inviano una lettera ai pazienti stranieri che hanno ricevuto un trapianto in Cina, indicando loro i medici che forniranno assistenza all’estero, il tipo e la dose dei farmaci somministrati, i risultati dei test standard, il riassunto clinico e i risultati post operatori. Dopo che è stato rilasciato il rapporto che David Kilgour e io abbiamo scritto sull’abuso dei trapianti d’organi in Cina nel luglio 2006, l’emissione di queste lettere è terminata.

I funzionari della sanità cinese una volta hanno affermato che quasi tutti gli organi venivano prelevati dai prigionieri condannati a morte, che venivano poi giustiziati. Fino ad oggi, il governo cinese si rifiuta di rilasciare statistiche sulla pena di morte.

Quando si parla di trasparenza e di apertura al controllo su eventi passati, le autorità cinesi non possono essere più chiare. La trasparenza e l’apertura al controllo sono fuori discussione.

In un’intervista a marzo 2015, all’attuale capo del sistema trapianti cinese Huang Jiefu, gli è stato domandato:

 «È stato realmente coinvolto nell’acquisizione d’organi da prigionieri giustiziati?»

La sua risposta è stata:

«Spero che io possa portare le persone a capovolgere questa pagina il più presto possibile e a guardare avanti».

Nella stessa intervista ha affermato:

«Pertanto non dovremmo sempre soffermarci sul passato, sempre preoccupati per la storia dei condannati a morte. Capovolgiamo questa pagina e guardiamo al futuro. […] Dovremmo prestare attenzione al futuro, non al passato».

«Non guardate sempre la pagina imbarazzante del passato, non aggrappatevi al passato».

Le autorità cinesi approvano, per il presente e il futuro, il principio di trasparenza, ma ne danno una interpretazione contorta. Il ministro della salute Huang Jiefu, in un’intervista a marzo 2015, ha esaltato la trasparenza, affermando che ora c’è trasparenza e ha attribuito a questa trasparenza un aumento delle donazioni. Sembrava che avesse equiparato la trasparenza con l’annuncio della decisione che non ci saranno più approvvigionamenti d’organi dai prigionieri. Tuttavia, tale annuncio non equivale alla trasparenza.

Trasparenza non equivale a dire il Partito Comunista cinese ha detto qualcosa che il resto del mondo vuole sentire. Trasparenza significa che possiamo vedere da soli quello che è accaduto e che sta accadendo. La trasparenza interpretata in questo modo, che dopotutto è il significato della trasparenza nella quotidianità ordinaria della lingua inglese, non esiste in Cina.

Trasparenza non significa “Dimmi”. Significa “Fammi vedere”. Attualmente è impossibile per un osservatore esterno indipendente esaminare le registrazioni accessibili al pubblico per vedere soddisfatte le richieste di informazioni al di là di ogni ragionevole dubbio, e di sapere che tutta la fornitura d’organi in Cina sia consensuale.

CODIFICA 

Forme di codifica

La codifica non è la stessa cosa della tracciabilità. La codifica è un meccanismo tecnico che rende più facile il tracciamento.

Michael Strong e Naoshi Shinozaki in un articolo del 2010 hanno scritto:

«C’è spesso confusione sui termini ‘sistema di codifica’ e ‘sistema di tracciabilità’. Vengono percepiti come lo stesso concetto, ma in realtà sono ben distinti. Un sistema di codifica fornisce gli standard e i controlli necessari per garantire che ogni donazione, e ogni prodotto destinato per quella donazione, venga identificata in modo univoco e venga utilizzata una terminologia comune. Un sistema di tracciabilità conserva le registrazioni delle attività connesse al materiale donato, dai tempi di approvvigionamento fino all’impianto».

Esiste una vasta gamma di entrambi i sistemi di codifica e di tracciabilità in diversi Paesi e, a volte, all’interno dello stesso Paese, in diversi ospedali. In merito alla Cina, Strong e Shinozaki hanno dichiarato:

«La maggior parte degli ospedali in Cina utilizzano sistemi di codifica per cellule, tessuti e organi. Questi sistemi di codifica sono generalmente diversi da un ospedale all’altro; tuttavia, la codifica per il numero identificativo del paziente è unico in ogni città originaria, per fini assicurativi. Questo è il modo attraverso cui un paziente e la sua storia medica possono essere tracciati all’interno di un ospedale, oppure tra ospedali diversi».

Poiché la codifica è diversa dalla trasparenza, in teoria, la Cina potrebbe introdurre una codifica uniforme, ma ancora nascondere l’approvvigionamento degli organi. Tuttavia, se venisse introdotta la codifica uniforme, le sollecitazioni alla trasparenza resisterebbero più difficilmente. L’intento di insabbiare l’approvvigionamento di organi diventa un ostacolo all’introduzione della codifica.

Una possibile codifica uniforme accettata a livello internazionale

A tutt’oggi non esiste una codifica uniforme riconosciuta per gli organi. Non esiste neanche una proposta. Prima che una codifica venga proposta, ci deve essere una nomenclatura concordata per gli organi che vengono trapiantati. Non possiamo codificare ciò che non possiamo nominare. Non possiamo assegnare un codice a un organo se non sappiamo qual è l’organo che viene codificato.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha proposto una prima nomenclatura degli organi, attraverso il suo progetto Song (Standardizzazione della nomenclatura globale degli organi). La proposta è vista come il primo passo verso una nomenclatura più completa. Pertanto attualmente non abbiamo ancora per gli organi, e anche per il pre-requisito di codifica, un insieme globale concordato di nomi per gli organi da trapiantare.

Poiché tracciabilità e trasparenza sono concetti differenti, possono avvenire in tempi differenti. Una tracciabilità efficace può richiedere uno sviluppo tecnico e il consenso internazionale. Gli aspetti tecnici di nomenclatura e di codifica, che possono richiedere del tempo per essere sviluppati, non devono farci perdere di vista la necessità odierna della trasparenza.

La trasparenza nell’approvvigionamento d’organi per il trapianto non dovrebbe attendere fino a quando non viene raggiunto un consenso globale sulla nomenclatura e sulla codifica. I ritardi nello sviluppo di tale consenso non possono essere una scusa per insabbiare.

Un sistema globale di tracciabilità non è né necessario, né sufficiente per la trasparenza. Possiamo e dobbiamo ottenere ora la trasparenza, anche se non è stato raggiunto alcun consenso globale sulla nomenclatura e sulla codifica. Inoltre, anche una volta che si è sviluppato un consenso globale sulla nomenclatura e codifica, evitare la trasparenza sarebbe ancora possibile.

Evitare la trasparenza non è un problema tecnico; si tratta di un problema etico. Non ci sono scuse per ritardare in vista dell’etica.

Come possiamo raggiungere la trasparenza in assenza di una codifica uniforme? Sebbene la codifica uniforme renda più facile la trasparenza, l’assenza di codifica non rende impossibile la trasparenza. Questo richiederebbe uno sforzo maggiore, ma è uno sforzo che deve essere compiuto se l’etica di trapianto deve essere rispettata.

In pratica, gli ospedali e i registri di donazione possono essere trasparenti sulle loro fonti d’organi conservando una documentazione corretta, anche senza codifica, e mettendo a disposizione le registrazioni agli ispettori esterni indipendenti, incaricati di stabilire quali siano le fonti degli organi. Questi ispettori dovrebbero essere in grado di ispezionare senza preavviso, in modo che le registrazioni non siano falsificate prima delle ispezioni.

REGISTRI DI DONAZIONE 

Registri nazionali di donazione

Il Commentario sui 10 Principi Guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità incoraggia i programmi di donazione e di trapianto a entrare a far parte dei registri nazionali e internazionali.

In Cina sono presenti due programmi di donazione: uno gestito dalla Commissione nazionale di salute e pianificazione familiare del Ministero della Salute del governo cinese e dal Distretto 3450 del Rotary International, e un altro gestito dalla Croce Rossa cinese. Ognuno possiede il suo registro.

A marzo 2014 la Commissione nazionale di salute e pianificazione familiare del Ministero della Salute del governo cinese e il Distretto 3450 del Rotary International hanno annunciato l’istituzione di un registro nazionale dei donatori, in formato elettronico. Un mese più tardi la Croce Rossa cinese ha istituito il proprio registro di donazione degli organi online.

A giugno 2014 la Croce Rossa e il Ministero della Salute del governo cinese hanno annunciato di aver istituito a marzo 2014 un comitato congiunto per coordinare i due sistemi di donazione d’organi. Il direttore di questo comitato è Huang Jiefu, ex viceministro della Sanità, e gli uffici del Comitato si trovano nel Ministero della Salute.

Il motivo per il quale in Cina esistano due siti web nazionali di donatori, istituiti pressappoco nello stesso tempo, richiede una spiegazione. La Cina, nonostante sostenga di essere dotata di un sistema di donazione, in realtà è fornita di un sistema di acquisto e di vendita. Le famiglie dei pazienti in ospedale, prossimi alla morte o alla morte cerebrale, vengono pagate con ingenti somme per consentire la donazione degli organi, che vengono poi venduti a ricchi pazienti bisognosi.

Il leader del sistema dei trapianti cinese Huang Jiefu ha riassunto il sistema di donazione in modo succinto, affermando: «La gente povera dona gli organi e le persone ricche hanno il diritto di ricevere un trapianto». In un altro momento, ha dichiarato che solo 30 mila pazienti possono permettersi di pagare il trapianto d’organi e sono presenti su liste d’attesa per i trapianti d’organi negli ospedali, un decimo del totale del numero di persone che hanno bisogno di un trapianto.

Perché le famiglie sono pagate per avere gli organi, dal momento che il donatore è registrato? La risposta risiede nelle Regolamentazioni sul Trapianto d’organi umani del 2007. L’articolo 8 sancisce in una parte:

«Se i cittadini hanno espresso che non erano disposti a donare i propri organi umani quando erano in vita, nessuna organizzazione o individuo può donare o raccogliere gli organi di questi cittadini; se i cittadini non hanno espresso che non erano disposti a donare i propri organi umani quando erano vivi, dopo essere morti, la moglie, i figli adulti o i genitori di questi cittadini possono aver scritto una dichiarazione che esprime la volontà di donare gli organi umani di questi cittadini».

Questa disposizione è stata intesa per richiedere il consenso della famiglia, laddove anche il donatore avesse espressamente acconsentito, attraverso un registro di donazione.

La gestione di un sistema di donazione d’organi in Cina è un business redditizio che ha attratto più di un partecipante. Tuttavia, la concorrenza tra i sistemi per i donatori, per esempio la guerra di offerte, è scoraggiante per i donatori e ha l’effetto di diminuire le donazioni in generale.  Pertanto i due sistemi di donazione hanno stipulato un cartello per controllare il business. Il cartello impedisce alla concorrenza minare gli sforzi individuali dei due sistemi. A settembre 2014 Xu Ke, funzionario del sistema dei trapianti d’organi del Ministero della Salute e vice ministro della Commissione nazionale della Salute e della Pianificazione familiare, è stato nominato direttore della Croce Rossa cinese.

Il sito web della Croce Rossa ha dichiarato che a partire dal 13 ottobre 2015, ci sono stati 39.155 donatori, 4.677 donazioni e 13.161 pazienti che hanno ricevuto un trattamento. Considerato che il numero di pazienti che ricevono il trattamento è sostanzialmente maggiore rispetto al numero di donazioni, si può desumere che il numero delle donazioni corrisponda al numero di donatori che hanno effettivamente donato, donando ovviamente più di un organo in una sola volta. I dati totali sul sito sono cumulativi; sono iniziati dal 2010 con l’introduzione del sistema di donazione, e non sono annuali. Le cifre sono le donazioni totali sia della Croce Rossa, che della Commissione nazionale della Salute e di Pianificazione familiare.

Dal rapporto tra i pazienti che hanno ricevuto un trattamento e il numero di donatori che hanno donato, emerge che ogni donatore ha donato in media 2,8 organi. Questo significa che i donatori devono essere stati donatori quasi tutti morti.

Secondo Gao Xinpu, vice direttore del Dipartimento di Affari medici presso il Centro amministrativo di Donazione d’organi della Cina, da gennaio al 12 maggio, 872 persone che sono morte in Cina hanno donato 2.311 organi. A partire dal 19 agosto, 1.590 donatori avevano donato 4.414 organi.

In molti casi i funzionari cinesi della sanità hanno dichiarato che i prigionieri possono donare gli organi. Ad esempio a marzo 2015 Zhuang Yiqiang, vice segretario generale della Fondazione di Sviluppo d’organi della Cina e vice segretario dell’Associazione cinese degli Ospedali, ha dichiarato:

«Sia i prigionieri del braccio della morte che la gente comune, tutti hanno il diritto di decidere liberamente se donare gli organi o meno. I condannati a morte sono anche esseri umani. Se lui o lei è disposto a donare gli organi dopo la morte, naturalmente, lui o lei non dovrebbero discriminati dalla società».

Per fare un altro esempio, il China Daily degli Usa ha riportato il 7 marzo 2014:

«La Cina sta potenziando ulteriormente la regolamentazione della donazioni d’organi dai prigionieri giustiziati e la sta integrando nell’attuale sistema pubblico di donazione d’organi e di assegnazione volontaria, secondo un consigliere politico vicina alla situazione. 

Huang Jiefu, direttore del Comitato di Donazione d’Organi della Cina ed ex vice-ministro della Sanità, ha fatto queste osservazioni martedì, a margine delle attuali due sessioni.

«Così facendo, gli organi dei condannati a morte utilizzati per le operazioni di salvataggio vengono procurati in modo equo, trasparente e libero dalla corruzione, […] disciplineremo la questione includendo le donazioni volontarie d’organi dei prigionieri giustiziati nel sistema pubblico di d’organi della Nazione, per contribuire a garantire una pratica aperta e leale di donazione […] La Cina si sta gradualmente staccando dalla dipendenza a lungo termine dei detenuti giustiziati come fonte principale per la donazione di organi». [Huang] prevede che le procedure che includono l’acquisto e l’allocazione di organi da detenuti che sono stati giustiziati, saranno integrati al più presto nel sistema nazionale. «Abbiamo raggiunto un’intesa su questo, con gli uffici legali e di applicazione di legge», ha detto. 

Per garantire che le donazioni siano volontarie, è richiesto il consenso scritto del detenuto e della famiglia, ha detto. 

Un’altra fonte, che non vuole essere nominata ma che è vicina alla situazione, ha riferito che sarà anche inserito il consenso scritto da parte dell’avvocato del prigioniero giustiziato. 

Inoltre, solamente alle organizzazioni di approvvigionamento d’organi designate sarà consentito di avvicinarsi ai reparti delle forze dell’ordine in merito a questa questione, ha detto Huang. 

 Ancora più importante, «[i dati relativi a] gli organi donati dai prigionieri giustiziati saranno immessi in un sistema computerizzato per assicurare un’equa ripartizione», ha detto. «Ciascuna donazione di organi, comprese quelle provenienti dai prigionieri giustiziati, devono passare attraverso il sistema e il processo di assegnazione computerizzata», ha aggiunto.

Quanti donatori nei due registri di donazione di organi cinesi sono prigionieri? Quanti di quei prigionieri sono condannati a morte? Quanti sono i prigionieri di coscienza? A nessuna di queste domande si può rispondere, stando alle informazioni disponibili pubblicamente.

Zhou Jian, direttore di divisione della Commissione nazionale della Salute e della Pianificazione familiare, ha dichiarato che le informazioni presenti nel registro di questa commissione sono disponibili, qualora necessario, solo alle autorità sanitarie e agli organismi autorizzati di reperimento d’organi. L’esistenza di un registro di donazione, così come la tracciabilità, è uno strumento che potenzialmente può aiutare la trasparenza, ma non è lo stesso concetto della trasparenza. Salvo che i registri di donazione siano resi disponibili a un regime internazionale d’ispezione indipendente, costituiscono uno strumento di trasparenza inutilizzato.

Registri di donazione internazionali

Esiste un registro internazionale sulla donazione e sul trapianto. Ma questo registro raccoglie informazioni sui sistemi di donazione nazionali. Non raccoglie le donazioni effettive.

È presente un sistema internazionale di registri sui donatori delle cellule staminali, con venticinque milioni di donatori. Si può immaginare un sistema simile per gli organi.

Eppure, un registro internazionale o un sistema di registri è valido finché lo è il dato nazionale, che lo alimenta. Se un registro nazionale non è trasparente, allora anche un registro internazionale di approvvigionamento o un registro nazionale non saranno trasparenti.

La Cina non fa parte dei dati su cui si basa il Registro internazionale sulla Donazione e sul Trapianto. Considerata la sua storia e la mancanza di trasparenza e di apertura al controllo, non dovrebbe essere.

Registri di approvvigionamento inattivi

L’esistenza di un registro donazione o anche di diversi registri non significa che tutto l’approvvigionamento di organi venga scritto su questi registri. I registri non hanno necessariamente un monopolio sugli organi. Soddisfare la trasparenza e l’apertura agli standard di valutazione pone delle particolari sfide per i registri d’approvvigionamento d’organi inattivi.

La disumanizzazione del Falun Gong attraverso la propaganda del Partito Comunista è così acuta e la Cina, attraverso il blocco d’internet e la censura dei media, l’hanno isolata dal resto del mondo così tanto che una volta gli ospedali non vedevano nulla di male nel parlare apertamente dell’uccisione dei praticanti del Falun Gong per i loro organi. Quando David Kilgour e io stavamo compiendo una ricerca per la prima versione del nostro rapporto, i nostri interlocutori investigatori potevano telefonare agli ospedali, fingendo di essere parenti dei pazienti che necessitavano di trapianto, e chiedere se gli ospedali avessero degli organi del Falun Gong da vendere; e gli ospedali avrebbero risposto: «Sì, venite qui».

Dopo la pubblicazione della nostra ricerca, gli ospedali avevano capito, in ritardo, che ammettere a tutte le persone che chiamavano che stavano uccidendo degli innocenti per i loro organi, non fosse così intelligente. L’uccisione non si è fermata; ma è iniziato uno sforzo d’insabbiamento dei fatti.

Ora ci sono due sistemi che operano in Cina: un sistema di donazione e un sistema di non-donazione. Il sistema di non-donazione di fonti d’organi proviene quasi esclusivamente dai prigionieri.

A marzo 2015 un articolo del Wall Street Journal ha riportato un virgolettato di Huang Jiefu che diceva che «le donazioni – cioè quelle non provenienti dai prigionieri giustiziati – ora rappresentano l’80 per cento delle operazioni di trapianto nel Paese». Questo equivale a dire che l’approvvigionamento dai detenuti ammonta al 20 per cento delle operazioni di trapianto nel Paese. Se si considerano diecimila trapianti l’anno, questo significa che duemila organi l’anno provengono dai prigionieri.

Nel corso di una conferenza stampa tenuta l’11 marzo 2015, Huang Jiefu ha detto che «la nostra politica è quella di utilizzare il minor numero di organi possibili dai prigionieri giustiziati». In un articolo pubblicato sul Chinese Medical Journal il 20 gennaio 2015 Huang Jiefu e altri hanno dichiarato:

«Prima di istituire un sistema di donazione d’organi dopo la morte dei cittadini, se brutalmente interrompiamo la fonte d’organi dai prigionieri giustiziati, questo provocherebbe inevitabilmente, in molti pazienti affetti da insufficienza d’organo, la perdita di speranza nell’essere salvati. […] Il sistema di donazione d’organi e dei trapianti in Cina è ancora un neonato che ha bisogno di un graduale processo di crescita. […] C’è ancora molta strada da fare».

La nozione secondo cui «se brutalmente interrompiamo la fonte di organi dai prigionieri giustiziati provocherebbe, inevitabilmente, in molti pazienti affetti da insufficienza d’organo la perdita di speranza nell’essere salvati», è eticamente ripugnante. Le persone sane non devono essere uccise per prenderne gli organi in modo che i malati possano vivere.

Come possiamo giungere alla trasparenza e all’apertura al controllo con un registro d’approvvigionamenti d’organo inattivo? Aprire l’accesso ai quattro registri totali di trapianto cinesi in questo momento sarebbe utile. Far corrispondere quei dati complessivi agli organi di provenienza attraverso i registri di donazione darebbe un senso allo scopo dei registri d’approvvigionamento inattivi.

Tuttavia, i registri dei trapianti non prendono in considerazione ogni trapianto in Cina. Alcuni trapianti non vengono segnalati in questi registri. In definitiva ciò che è necessario è un gruppo d’ispezione esterno e indipendente con accesso a tutti gli ospedali e ai suoi dati, senza alcun preavviso. Abbiamo bisogno di un meccanismo di valutazione internazionale.

MECCANISMI DI VALUTAZIONE INTERNAZIONALI 

Organizzazione mondiale della Sanità

A gennaio 2015 il Comitato Esecutivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha approvato una decisione per chiedere al direttore generale di convocare

«le consultazioni con gli Stati membri e i partner internazionali, per sostenere lo sviluppo di un consenso globale sulla guida dei principi etici per la donazione e per la gestione dei prodotti menzionati di origine umana; per buoni meccanismi di governance; e per gli strumenti comuni per garantire la qualità, la sicurezza e la tracciabilità, nonché un accesso equo e la disponibilità, a seconda dei casi, per redarre un documento da sottoporre alla Settantesima Assemblea mondiale della sanità da porlo alla sua considerazione».

La Settantesima Assemblea mondiale della sanità è prevista per maggio 2017. Un meccanismo esperto e indipendente, incaricato di valutare la conformità ai principi guida dell’Organizzazione mondiale della sanità, sarebbe un essere un mezzo in se stesso per raggiungere la trasparenza e garantire il rispetto, a livello nazionale, del principio di trasparenza. Dovrebbe essere proposto alle consultazioni che guideranno l’Assemblea mondiale della sanità del 2017 e approvato da questa Assemblea.

Il sistema dei diritti umani delle Nazioni Unite

Nel 2013 era stata chiesta una petizione all’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti umani, che richiedeva di condurre un’indagine indipendente per quanto concerne gli abusi dei trapianti d’organi in Cina. La petizione era stata firmata da quasi un milione e mezzo di persone. L’Ufficio dell’Alto Commissario aveva ignorato questa petizione, non riconoscendo la sua ricezione nemmeno in via ufficiale e per iscritto, anche se sappiamo che era stata ricevuta. Personalmente avevo consegnato le risme di carta con le firme in un trolley presso la sede generale dell’Ufficio dell’Alto Commissario a Ginevra, e hanno le immagini della consegna.

Il Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura era stato più audace rispetto all’Ufficio dell’Alto Commissario. La Cina è firmataria della Convenzione contro la tortura e deve riferire periodicamente al comitato di esperti, istituito ai sensi della convenzione. Il suo più recente rapporto era stato preso in considerazione il 17 e il 18 novembre a Ginevra.

Il Comitato contro la tortura, dopo aver considerato il precedente rapporto della Cina, aveva indicato nel 2008 che:

«Lo Stato-Partito dovrebbe immediatamente effettuare o commissionare un’indagine indipendente in merito alle rivendicazioni secondo cui alcuni praticanti del Falun Gong sono stati sottoposti a tortura e utilizzati per i trapianti d’organi, e prendere misure, se necessario, al fine di garantire che i responsabili di tali abusi vengano perseguiti e puniti».

Nei successivi sette anni, il governo cinese non ha né condotto, né commissionato tale inchiesta indipendente. Il Comitato contro la tortura non è idoneo per svolgere questa indagine.

I relatori delle Nazioni Unite sulla tortura e sull’intolleranza religiosa avevano assunto una posizione simile, chiedendo nel 2007 e nel 2008 che il governo della Cina spiegasse la grande discrepanza tra i volumi dei trapianti, che sostenevano di aver eseguito, e il volume delle fonti che erano disposti a riconoscere. Il governo cinese ha risposto a queste interrogazioni nel 2007 con il silenzio, e nel 2008 con una sciocchezza propagandistica. Questi relatori hanno registrato le risposte, ma non erano in grado di svolgere le proprie indagini, senza l’autorizzazione del Consiglio dei Diritti umani delle Nazioni Unite. 

Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine

L’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti umani ci ha indirizzato inutilmente all’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine, quando ci siamo incontrati in modo informale con i loro funzionari circa la petizione della Dafoh [un gruppo in difesa dell’etica medica, ndt]. Di conseguenza io e altri ci eravamo recati presso l’Ufficio per partecipare a marzo 2014 a una riunione già organizzata. Ma è stata annullata all’ultimo minuto, dopo il nostro arrivo.

L’Ufficio aveva preso posizione tramite mail, sostenendo che l’abuso dei trapianti di organi in Cina non rientrasse nel loro ambito. Anche se il loro sito web afferma che il traffico d’organi rientra nell’ambito del Protocollo sulla Tratta di Esseri umani nell’ambito della Convenzione contro la Criminalità organizzata transnazionale, il punto di vista dell’Ufficio, che costituisce il Segretariato per il Protocollo, era che il turismo del trapianto non rientrasse nella definizione di tratta di organi.

I miei colleghi si erano diretti comunque presso l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine il 21 marzo, e avevano tentato sul posto d’incontrare i funzionari competenti. Questo sforzo aveva indotto, quello stesso giorno, una risposta da parte del signor Ilias Chatzis, capo a Vienna della Sezione sul Traffico di Esseri umani e Contrabbando di migranti, della Divisione del Crimine organizzato e dei Traffici illeciti, e dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine. Ecco ciò che aveva scritto:

«Vorrei ringraziarvi per il vostro messaggio e per l’interesse per il nostro lavoro. Capisco che oggi stiate tentando di incontrarmi. Tuttavia, non ero a conoscenza della vostra presenza a Vienna, né delle questioni che avevate intenzione di discutere con me. Un incontro, inoltre, non sarebbe produttivo, dal momento che il lavoro della mia sezione non comprende quello a cui si fa riferimento come il prelievo di organi, né gli altri temi trattati nella vostra mail. La mia sezione copre i protocolli Untoc [Convenzione delle Nazioni Unite contro la Criminalità organizzata transnazionale] sulla tratta di esseri umani e sul traffico di migranti. Mi dispiace di non poter essere di maggiore utilità in questa fase».

Questo rifiuto non è l’ultima parola sull’argomento. Al contrario, vale la pena pressare l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine e gli Stati aderenti al Protocollo sulla tratta di esseri umani nell’ambito della Convenzione contro la Criminalità transnazionale organizzata affinché il protocollo includa esplicitamente il turismo dei trapianti nell’ambito del protocollo. Tuttavia, non siamo ancora giunti a questo punto.

Convenzione del Consiglio d’Europa contro la tratta di organi umani

La Convenzione del Consiglio d’Europa contro la tratta di organi umani è aperta alla firma da marzo 2015. Non è ancora entrata in vigore.

Può anche darsi che non tutti gli aspetti legati al turismo dei trapianti siano contemplati da questa convenzione. Ad ogni modo, questo strumento, sono fiducioso, tiene in considerazione il viaggio per trapianto nel caso in cui sia previsto l’acquisto di un organo proveniente da un prigioniero di coscienza, che viene ucciso per questo motivo.

Tale convenzione può essere firmata dagli Stati membri del Consiglio d’Europa, dall’Unione europea e dagli Stati non membri che godono dello status di osservatore presso il Consiglio d’Europa. È può anche essere firmata da ogni altro Stato non membro del Consiglio d’Europa, su invito del Comitato dei Ministri.

La Convenzione propone degli standard ragionevoli ma purtroppo non sono molti, se si considera il meccanismo d’attuazione. Non esiste alcuna commissione di esperti ai quali poter consegnare i rapporti. Non esiste nessun meccanismo di petizione su base individuale. L’attuazione della Convenzione deve essere monitorata da un comitato di rappresentanti degli Stati, che sono parte della Convenzione. Il Comitato delle Parti in teoria potrebbe istituire un comitato di esperti per valutare il rispetto della Convenzione e, a mio avviso, deve farlo.

Parlamento dell’Unione Europea

Nel dicembre 2013, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sul prelievo di organi in Cina. Tale risoluzione, tra le altre disposizioni, chiedeva all’Unione Europea di compiere un’indagine completa e trasparente in merito alle pratiche di trapianto d’organi in Cina.

La risoluzione non specifica a quale organo dell’Unione europea fosse affidato il compito d’indagare. Ma quest’organo è, logicamente, il Parlamento europeo stesso. Una ricerca condotta da qualsiasi altro organo richiederebbe che l’organo decida che dovrebbe essere intrapresa un’inchiesta, una scelta che il Parlamento ha già effettuato. La procedura prevista per il Parlamento sarebbe l’istituzione di una speciale commissione temporanea per condurre l’indagine e redigere il rapporto.

Le Norme di procedura del Parlamento europeo dichiarano:

«Su proposta della Conferenza dei presidenti, il Parlamento può in qualsiasi momento costituire commissioni speciali le cui attribuzioni, la composizione e la durata del mandato sono definiti nello stesso momento in cui viene presa la decisione della loro costituzione; il loro mandato non può superare i 12 mesi, a meno che il Parlamento non prolunghi questo periodo alla sua scadenza».

Il Regolamento prevede la composizione della Conferenza dei Presidenti in questo modo:

«La Conferenza dei Presidenti è composta dal Presidente del Parlamento e dai presidenti dei gruppi politici. Il presidente di un gruppo politico può farsi rappresentare da un membro di tale gruppo». 

Dovrebbe essere una questione semplice per la Conferenza dei presidenti istituire una commissione speciale per fare ciò che il Parlamento ha chiesto all’Unione europea di fare, al fine di condurre un’indagine completa e trasparente sull’abuso dei trapianti d’organi in Cina.

Un’indagine del Parlamento europeo sulle pratiche di trapianto d’organi in Cina non sarebbe un meccanismo di valutazione globale. Questo avverrebbe una volta, in relazione a un Paese.

Tuttavia, il fatto stesso di condurre tale indagine sarebbe di beneficio, non solo per la Cina, ma per rispetto ai Principi Guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che sono diffusi in tutto il mondo. Un’indagine come questa fatta una volta, sarebbe un bel colpo, un avvertimento che questo tipo di ricerca potrebbe ripetersi ovunque, mettendo molto in risalto l’abuso dei trapianti d’organi.

CONCLUSIONE 

Attualmente non esistono sistemi e meccanismi adeguati a livello internazionale per valutare la conformità dei Principi Guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità in materia di trasparenza delle donazioni. Questi sistemi e meccanismi possono e dovrebbero essere sviluppati.

Esiste un regime d’ispezione internazionale per i prigionieri di guerra, gestito dal Comitato Internazionale della Croce Rossa. Alla Croce Rossa, in base al trattato internazionale sul diritto umanitario, è permesso determinare la posizione, il numero e la frequenza delle visite. Grazie a un’ispezione, le è permesso intervistare qualsiasi prigioniero in privato.

Qualcosa di simile deve essere sviluppato nel campo dei trapianti. Ci deve essere un organismo di controllo internazionale, che forse faccia parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità o del Comitato internazionale della Croce Rossa e del Comitato delle Parti della Convenzione del Consiglio d’Europa contro il Traffico d’organi umani. Gli ispettori dovrebbero essere in grado di ispezionare i registri di qualsiasi ospedale e del Registro di donazione senza preavviso e interrogare qualsiasi membro del personale privatamente.

È facile passarla liscia quando non si vede quello che si fa. È molto più difficile violare i principi sfacciatamente. Nella comunità internazionale delle professioni sanitarie, dove la pressione dei pari può avere un peso schiacciante, il rispetto dei principi di trasparenza e di apertura al controllo equivale praticamente al rispetto di tutti i principi.

La trasparenza e l’apertura al controllo sono due principi tra i numerosi presenti nei Principi Guida [dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ndt]. Eppure, la trasparenza e l’apertura al controllo hanno un elevato status, delineandosi, in termini di significato, al di sopra degli altri principi. Senza trasparenza e apertura al controllo, la violazione degli altri Principi Guida, tra cui il principio del consenso, diventa fin troppo facile. Con la trasparenza e l’apertura al controllo, la violazione degli altri principi guida diventa difficile o impossibile.

David Matas è un avvocato internazionale per i diritti umani di Winnipeg, nella provincia canadese di Manitoba. 

        Per saperne di più:

Articolo in inglese: ‘Organ Transplant Abuse in China: What Is Korea to Do?

 
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