Le tensioni interne al Pcc in caso di guerra potrebbero far crollare il regime
Il regime cinese fa molto rumore ma non può permettersi nessuna guerra
La marina del regime cinese non sarebbe minimamente in grado di affrontare la marina giapponese e la Settima Flotta americana, e nemmeno l'aeronautica del Pcc è all'altezza di quelle giapponese e statunitense

Nave da guerra cinese durante un'esercitazione congiunta della Marina, 12 marzo 2025. Foto: Esercito iraniano /WANA
Photo: West Asia News Agency/Distribuzione tramite REUTERS/Foto d'archivio
| Aggiornato alle
Condividi articolo
Tempo di lettura: 7 Min.
Tempo di lettura: 7 Min.
Le relazioni tra Cina e Giappone sono sempre più tese e, in caso di conflitto aperto, l’esercito cinese potrebbe rivelarsi meno forte di quanto voglia apparire. Il 27 novembre il ministero della Difesa cinese ha lanciato un duro avvertimento in risposta alle parole della premier Sanae Takaichi relative a una possibile crisi a Taiwan. Secondo la Takaichi, un’emergenza a Taiwan metterebbe direttamente in pericolo la sicurezza di Tokyo, giustificando di conseguenza l’intervento delle forze armate giapponesi. Parole che il regime cinese non ha particolarmente gradito, replicando che qualsiasi intervento militare giapponese su Taiwan riceverebbe una «risposta severa e diretta». Da lì a poco, l’organo di propaganda del regime cinese Cctv ha trasmesso video a raffica di missili, bombardieri, lanciarazzi a e simulazioni di “operazioni su isole e scogli”.
Inoltre, il regime ha poi ordinato una serie di esercitazioni anche nel Mar Giallo. L’obiettivo del regime cinese è abbastanza chiaro: alzare la tensione e plasmare l’opinione pubblica interna. Questo perché il Mar Giallo era stato il teatro della prima guerra sino-giapponese (1894-1895), conflitto che il Partito comunista cinese cita spesso nella sua propaganda anti-giapponese. E per la Cina quella guerra rappresenta un’umiliazione che brucia ancora oggi. La dinastia Qing era troppo convinta della propria superiorità, e aveva subito una sconfitta schiacciante che aveva messo a nudo la propria debolezza militare: navi obsolete, strategia e comando inefficaci. E oggi Pechino sembra invitare lo stesso paragone storico, rischiando paradossalmente di attirare l’attenzione proprio sulle vulnerabilità che cerca tanto di nascondere.
MARINA CINESE E GIAPPONESE A CONFRONTO
La marina cinese è enorme per tonnellaggio e si è modernizzata rapidamente nel tempo, tanto che spesso viene presentata come una minaccia sempre più seria per gli Stati Uniti. Ma la grandezza in termini di numeri da sola, non sempre fa la forza. Le forze navali cinesi sono divise in tre comandi costieri e solo quelli orientale e settentrionale sono in grado di affrontare il Giappone. E di questi due, solo una parte delle unità navali più avanzate potrebbe essere impiegata. Anche se più piccola, la marina giapponese è meglio addestrata, è integrata con le forze statunitensi ed è stata creata proprio per questo tipo di operazioni difensive. La Settima Flotta americana poi si unirebbe al Giappone, in caso di conflitto, costringendo il regime cinese a fronteggiare una potenza di fuoco missilistica e un’esperienza militare-navale enormemente superiori alla propria. In simili condizioni, i numeri contano poco.
E anche dal punto di vista tecnologico, la Cina resta indietro: i cacciatorpediniere Tipo 055 e 052D sono spesso spacciati per essere «quasi alla pari» con le navi Aegis americane e giapponesi, ma non è proprio così. I motori cinesi dei cacciatorpedinieri sono basati su vecchi progetti ucraini, e i sensori e i radar soffrono di problemi di affidabilità, come occasionalmente ammesso dalle stesse autorità militari cinesi. Oltre a questo, i sistemi di difesa aerea basati su tecnologia russa non eguagliano minimamente le prestazioni della tecnologia statunitense Standard Missile in dotazione al Giappone.
Sott’acqua poi, il divario è ancora più grande. I sommergibili giapponesi sono tra i più silenziosi al mondo, mentre i battelli diesel-elettrici cinesi sono tra i più facili da rilevare, e il Mar Cinese Orientale è poco profondo ed è monitorato intensamente: un sottomarino cinese diretto verso il Giappone verrebbe individuato con tutta quasi immediatamente.
E se con i sottomarini la Cina resta indietro, con l’aviazione se la cava pure peggio. I caccia J-20 cinesi sono avanzati sulla carta, ma limitati: mancano di cannone, non possono caricare missili antinave e devono dividersi tra missioni nel Mar Cinese Orientale e nello Stretto di Taiwan. I caccia di quarta generazione cinesi sono tanti, certo, ma i loro sistemi di coordinamento e supporto restano inferiori a quelli del Giappone, e non reggono il confronto con gli F-35, gli F-15 aggiornati e gli F-2 giapponesi, che possono restare in volo più a lungo e operare con maggiore consapevolezza.
LA STORIA POTREBBE RIPETERSI
In sintesi, se il conflitto fosse limitato unicamente a navi e aerei, la Repubblica Popolare Cinese partirebbe immediatamente in svantaggio, e non di poco. E a far piovere sul bagnato ci sarebbe poi il clima politico interno, tutt’altro che stabile. Le forze armate del regime cinese negli ultimi anni stanno infatti attraversando un pessimo periodo, tra scandali di corruzione, purghe di alti ufficiali volute da Xi Jinping, acquisti di armamenti in calo e delusioni nei programmi missilistici un tempo propagandati come «rivoluzionari».
La propaganda del Partito comunista cinese ha spesso rivelato involontariamente le proprie debolezze, e quella anti-giapponese non fa eccezione. Evocando guerre passate e ostentando una forza che non c’è, la dittatura cinese mira a plasmare l’opinione pubblica interna nel quadro delle crescenti tensioni su Taiwan; una strategia che però può costare molto cara. I gerarchi della dittatura cinesi oggi rischiano di fare la stessa fine della dinastia Qing: uno scontro con il Giappone potrebbe mettere a nudo le debolezze militari e danneggiare l’immagine di forza che Pechino ha costruito con tanta cura negli anni. Per ora infatti, il Pcc sta solo facendo molto rumore. Come il classico cane che abbia tanto ma non morde mai.
Articoli attuali dell'autore







