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Il Pcc schiera milioni di cinesi per rubare la proprietà intellettuale americana

Pechino, Cina, 15 dicembre 2020. Foto: REUTERS/Thomas Peter
Anthropic, società di ricerca sull’intelligenza artificiale, ha dichiarato di aver sventato una vera e propria campagna di spionaggio mondiale messa in atto da un’intelligenza artificiale gestita, dice l’azienda americana, da un’organizzazione controllata dal Partito comunista cinese. L’organizzazione avrebbe tentato di infiltrarsi in circa 30 obiettivi chiave in tutto il mondo tra importanti aziende tecnologiche, istituzioni finanziarie e agenzie governative.
Anthropic è riuscita a fermare l’operazione di spionaggio cinese, ma negli ultimi 20 anni sono stati molti gli Stati, le università e le imprese vittime dello spionaggio della dittatura comunista. La Cina gestisce l’apparato di spionaggio più grande e spietato del pianeta che non si limita a un servizio segreto “classico”, anzi: mobilita l’intera società cinese, dai ministeri e le aziende alle università. Lo sa molto bene Nicholas Eftimiades, professore all’Università della Pennsylvania e uno dei maggiori esperti americani di intelligence cinese: «La Cina sta usando, insieme ai Servizi Segreti, una gigantesca “ondata” di persone che le democrazie occidentali non possono eguagliare, e che finora non sono riuscite a contrastare». In pratica il regime cinese avrebbe a disposizione, precisa l’esperto, un esercito di milioni di persone – professioniste o no, per il Pcc conta poco – che lavora per lo stesso obiettivo. Nel 2017 infatti la Cina ha approvato la cosiddetta Legge sull’Intelligence Nazionale e l’articolo 7 obbliga ogni cittadino o impresa cinese – dentro o fuori dal Paese – di assistere alle operazioni di intelligence se richiesto, come previsto dall’articolo 14.
La Cina ha quindi imposto a università, istituti di ricerca, e varie imprese cinesi di rubare la proprietà intellettuale occidentale. Ovviamente. ognuno di questi enti o cittadini agiscono consci del fatto che il Pcc non li estradererebbe mai, nè li condannerebbe mai in Cina. E una volta che i dati attraversano il confine, non c’è praticamente più nulla che si possa fare. Secondo l’Fbi, l’intera “bravata” del regime cinese costa agli Stati Uniti tra i 225 e 600 miliardi di dollari all’anno. Eftimiades la chiama operazione “granello di sabbia”: «Invece di mandare dei commandos con un sottomarino a portare via, per fare una analogia, un secchio di sabbia, la Cina manda invece 10 mila cittadini comuni a rubare qualche granello ciascuno».
L’ex direttore dell’Fbi Christopher Wray ha dichiarato a Nbc News che «nessun Paese rappresenta una minaccia così grave per la nostra innovazione, le nostre idee e la nostra sicurezza economica come la Cina in questo momento». Secondo la Commissione sul Furto di Proprietà Intellettuale Americana, «il furto di segreti commerciali mina il principale vantaggio delle imprese americane: la capacità di innovare». L’Fbi gestisce circa 2 mila casi di spionaggio economico cinese e ne apre due nuovi ogni giorno: delle vere e proprie briciole dato che, secondo Eftimiades, «è impossibile che gli Stati Uniti possano gestire un’ondata così massiccia di casi».
La situazione potrebbe sembrare senza speranza, ma ci sono azioni concrete che potrebbero contrastare le operazioni di intelligence del regime cinese. Si potrebbe vietare, per esempio, a individui con legami al Pcc di ricoprire posizioni sensibili, oppure obbligare le organizzazioni che ricevono fondi governativi per ricerca e sviluppo a istituire programmi di controllo contro le minacce di spionaggio, rendendo così obbligatorio segnalare contatti sospetti con entità cinesi. Si potrebbe creare, inoltre, un’alleanza per la difesa della proprietà intellettuale con Ue, Giappone, Corea e Taiwan, al fine di condividere in tempo reale informazioni sulle minacce e coordinare controlli minuzionsi sulle esportazioni. Andrebbero poi applicate pesanti sanzioni in caso di furto comprovato: confisca di beni, divieto di visti e dazi su interi settori quando i tribunali cinesi ignorano le sentenze occidentali, rendendo così il furto costoso anche per la Cina stessa.
Con un approccio simile, si creerebbe sicuramente un clima molto più difficile per il regime cinese. Ma perché funzioni, queste misure vanno applicate tutte insieme e con la massima determinazione: altrimenti gli Stati Uniti continueranno a perdere terreno contro una regime che, ormai, è sempre più disposto a tutto pur di mantenere il proprio potere.
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