La domanda mondiale di petrolio e gas naturale continuerà a crescere fino al 2050. A dirlo è l’Agenzia internazionale per l’energia, nel recente rapporto World Energy Outlook 2025.
L’Iea è un’agenzia intergovernativa formata da Austria, Belgio, Canada, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Irlanda, Italia, Giappone, Corea del Sud, Lussemburgo, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Norvegia, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia, Regno Unito, Stati Uniti, e Messico. Gli Stati Uniti sono il principale contributore.
Nello scenario delle politiche attuali, che tiene conto delle normative e delle politiche energetiche già in vigore, secondo l’Iea la domanda di petrolio dovrebbe raggiungere i 113 milioni di barili al giorno a metà secolo. Si tratta di un aumento di quasi il 9 per cento rispetto ai 103,75 milioni di barili al giorno di domanda di petrolio registrati nel 2024. L’aumento della domanda di petrolio entro il 2050 è «principalmente dovuto al suo utilizzo crescente nei mercati emergenti e nei Paesi in via di sviluppo, in particolare per il trasporto su strada, come materia prima per la petrolchimica e per l’aviazione».
Anche la domanda di gas naturale è prevista in crescita, fino a 5.600 miliardi di metri cubi entro il 2050, con un incremento del 33 per cento rispetto ai circa 4.200 miliardi di metri cubi stimati per lo scorso anno. E «le economie emergenti dell’Asia rappresentano la principale fonte di crescita della domanda, e le loro esigenze di approvvigionamento sono soddisfatte da nuovi gasdotti dalla Russia alla Cina e da un aumento dei flussi di gas naturale liquefatto» dice l’Agenzia internazionale per l’energia.
Queste nuove previsioni contraddicono le precedenti dell’Agenzia internazionale per l’energia. Lo scenario delle politiche attuali è stato utilizzato per la prima volta dall’Iea nel 2019. Successivamente, l’agenzia aveva adottato uno scenario più allineato alla transizione verso le energie cosiddette “green”. Durante l’amministrazione Biden, l’Iea aveva previsto che la domanda globale di petrolio avrebbe raggiunto il picco in questo decennio e aveva sostenuto che, per raggiungere le “emissioni net-zero” entro metà secolo, si sarebbe dovuto porre fine agli investimenti in nuove estrazioni di petrolio, gas e carbone. Nel rapporto World Energy Outlook 2024, poi, l’Iea aveva affermato che carbone, petrolio e gas naturale avrebbero raggiunto il massimo della loro quota nel mix energetico globale entro il 2030, per poi iniziare a declinare, mentre le energie pulite sarebbero state destinate a una «crescita enorme».
Queste previsioni non erano basate su uno scenario reale, non rispecchiavano la situazione del sistema energetico ed economico attuale ma si basavano sulle mere intenzioni politiche a suo tempo dichiarate per il futuro. Il direttore dell’Iea, Fatih Birol, ha spiegato in una conferenza stampa che lo scenario attuale è stato riaggiustato per riflettere le diverse scelte che i governi stanno effettivamente compiendo in materia energetica.
Gli Stati Uniti dovrebbero rimanere il principale produttore mondiale di petrolio e gas naturale fino a metà secolo.
Nel rapporto Short-Term Energy Outlook pubblicato il 12 novembre, l’Energy Information Administration degli Stati Uniti ha previsto che la produzione mondiale di petrolio (trainata dagli Stati Uniti) crescerà più rapidamente della domanda di carburanti petroliferi, portando a un aumento delle scorte mondiali di petrolio fino al 2026. Di conseguenza, i prezzi del greggio scenderanno entro la fine del 2025. Infatti, «l’Energy Information Administration prevede che la produzione interna di petrolio raggiunga una media di 13,6 milioni di barili al giorno nel 2025 e nel 2026, rispetto alla precedente stima di 13,5 milioni di barili al giorno per entrambi gli anni».




