L’espansione del solare in Europa sta mettendo sotto pressione le reti elettriche, che sono state progettate per un’epoca in cui le rinnovabili svolgevano un ruolo marginale. A dirlo sono diversi analisti: più i nuovi pannelli solari vengono installati ogni anno, più le vecchie infrastrutture faticano a reggere il passo. La capacità solare nell’Ue ha raggiunto circa 338 gigawatt nel 2024, secondo SolarPower Europe, e per ridurre la dipendenza dal gas russo e accelerare la transizione verde, l’Ue ha fissato nel 2022 l’obiettivo di almeno 700 gigawatt di solare entro il 2030, per rifornire centinaia di milioni di abitazioni.
Ma questo rapido “espansionismo verde” ha messo in luce anche le crepe del sistema energetico europeo (Eurelectric stima che entro il 2030 quasi metà delle reti di distribuzione europee supererà i 40 anni di servizio): nel 2024 le reti elettriche europee hanno registrato 8 mila 645 episodi di sovratensione, (quasi dieci volte più del 2023), secondo l’Ente Europeo degli Operatori di Trasmissione. Per Susanne Nies, analista energetica e responsabile progetti al Centro Helmholtz di Berlino, il sistema elettrico europeo è in difficoltà perché è stato appunto concepito quando l’elettricità rappresentava una fetta minima del consumo energetico totale e, per esempio, «le reti nelle campagne di Francia o Germania risalgono agli anni Cinquanta. Hanno alle spalle quasi 70 anni e i sistemi erano pensati per flussi unidirezionali, da grandi centrali a case e imprese» e adesso devono «gestire energia che scorre in entrambe le direzioni, con milioni di pannelli solari che immettono potenza nella rete». Harry Wilkinson, responsabile politiche della Global Warming Policy Foundation, ha sottolineato che il problema non è solo l’invecchiamento, ma l’espansione necessaria per collegare fonti molto più disperse rispetto al passato: «Solo la quantità di cavi aggiuntivi da utilizzare per connettere tutto è una sfida enorme».
La maggior parte degli episodi di sovratensione nel 2024 proviene dalla rete svedese Svenska Kraftnät. Ma gli aumenti dei casi si sono registrati anche in Slovenia, Moldova e Romania con l’espansione delle rinnovabili, e ad aprile si sono verificati gravissimi blackout in Spagna e Portogallo, lasciando milioni di case e imprese al buio. Ed è proprio in Spagna che il solare ha preso piede, e al momento copre il 21% della produzione elettrica, rispetto all’8% di cinque anni fa. Secondo la consulente energetica indipendente Kathryn Porter, la posizione geografica pesa molto sulle reti “deboli”: «In Spagna la generazione convenzionale è concentrata a nord e est, mentre il sud è dominato dalle rinnovabili, rendendo la rete meridionale fragile e sempre più difficile da controllare».
Il solare copre ben il 22,1% dell’elettricità dell’Ue, contro il 12,4% in Cina, secondo Ember Climate (negli Stati Uniti si prevede un picco del 7% nel 2025). Pur con l’impennata del solare, la domanda elettrica europea ristagna: è calata l’anno scorso e ha recuperato di poco nel 2025. E una domanda debole complica l’equilibrio di un sistema sempre più dipendente da rinnovabili “intermittenti”: la spesa annua nelle reti Ue supererà i 70 miliardi di dollari nel 2025, il doppio di dieci anni fa, secondo Iea. Eppure resta inferiore alla crescita dei progetti green, creando “colli di bottiglia” nei trasferimento del solare economico dal sud ai centri industriali del nord. Secondo alcuni esperti si prevede un lieve calo delle nuove installazioni nel 2025, il primo (e probabilmente non ultimo) rallentamento dopo 10 anni.




