Storico accordo tra Usa e talebani per la fine della guerra in Afghanistan

Se i talebani rispettano i patti, nel giro di quattordici mesi tutte le truppe americane dovrebbero ritirarsi dal Paese

Di Ivan Pentchoukov

Gli Stati Uniti hanno firmato il 29 febbraio uno storico accordo di pace con le milizie talebane; l’obbiettivo è porre fine ai diciotto anni di spargimenti di sangue in Afghanistan e permettere ai soldati statunitensi di tornare a casa dalla guerra più lunga a cui l’America abbia mai preso parte.

In base all’accordo, gli Stati Uniti ritireranno 4 mila e 400 dei propri 13 mila soldati nei prossimi 3-4 mesi, mentre i rimanenti dovrebbero rientrare in patria entro quattordici mesi. In cambio, i talebani hanno garantito che impediranno ai gruppi terroristici di utilizzare l’Afghanistan come punto di appoggio per condurre attacchi terroristici.

Come tutti sanno, gli Stati Uniti hanno invaso l’Afghanistan in risposta agli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001. Nel giro di alcuni mesi, le truppe americane avevano sconfitto i talebani e costretto il gruppo terroristico di Al-Qaeda a fuggire in Pakistan. Ma la guerra è proseguita sino ad oggi perché gli Stati Uniti intendevano stabilizzare il Paese prima di lasciarlo. Tuttavia, attualmente i talebani dominano metà del Paese.

Dal punto di vista statunitense, la guerra ha provocato la morte di 2 mila e 440 soldati americani ed è costata ai contribuenti 750 miliardi di dollari.

Anche il segretario di Stato Mike Pompeo ha partecipato all’importante cerimonia che si è tenuta sabato in Qatar, dove il negoziatore americano per la pace Zalmay Khalilzad e il leader talebano Mullah Abdul Ghani Baradar hanno firmato lo storico accordo di pace.

Ma non bisogna dimenticare che in passato il gruppo terroristico talebano ha offerto rifugio ai terroristi di Al-Qaeda che avevano organizzato il dirottamento dei quattro aerei di linea schiantatisi contro le Torri Gemelle di New York, il Pentagono e un terreno in Pennsylvania, uccidendo un totale di 2.977 persone.

Dopo la cerimonia, Pompeo ha dichiarato ai giornalisti che gli Stati Uniti sono «fiduciosi» riguardo all’accordo di pace e che stanno «cogliendo la migliore opportunità di pace di una generazione». Il Segretario di Stato ha anche garantito che Washington non «distruggerà» quello che i suoi soldati «hanno ottenuto con il sangue, il sudore e le lacrime» e farà tutto il necessario per garantire la sicurezza del Paese se i talebani non rispetteranno gli accordi.

D’altra parte in un video pubblicato recentemente dai siti web talebani, si possono osservare alcune decine di miliziani talebani che durante una piccola marcia in Qatar sventolano le bandiere bianche e nere proprie del gruppo terroristico.

Ad ogni modo, uno dei principali punti del programma con cui si era candidato nel 2016 il presidente Donald Trump era in effetti la promessa di portare gli Stati Uniti fuori dalle «guerre senza fine» in Medio Oriente.

Lo scorso settembre, dopo una serie di nuovi attacchi talebani, Trump ha deciso di annullare con breve preavviso una cerimonia per la firma di un accordo preliminare con i talebani a Camp David; ma in seguito ha sostenuto i colloqui di pace condotti dal suo negoziatore speciale Zalmay Khalilzad.

L’accordo firmato il 29 febbraio prevede tra le altre clausole il rilascio di circa 5 mila talebani detenuti nelle carceri afghane.

Non è chiaro cosa ne sarà dei piccoli avanzamenti conseguiti dal Paese in termini di diritti delle donne, in quanto i talebani sono ben noti per reprimere donne e ragazze sotto le effigia della Sharia (legge islamica).

Attualmente gli Stati Uniti dispongono di un contingente di 8 mila soldati in servizio sotto le bandiere della Nato, oltre che di una forza separata di circa 5 mila soldati dispiegati per svolgere missioni antiterrorismo e fornire supporto aereo e terrestre alle forze afghane.

Lo schieramento totale della Nato è composto da 16 mila 500 soldati; i contingenti più grandi dopo quello Usa sono tedeschi e inglesi, che ammontano rispettivamente a 1300 e 1100 unità.

Complessivamente sono 38 i Paesi della Nato che stanno contribuendo all’addestramento e al supporto delle forze afghane.

Sebbene possa apparire strano, dall’inizio dei negoziati con i talebani, gli Stati Uniti hanno intensificato gli attacchi aerei contro gli stessi talebani e contro il gruppo terroristico locale dell’Isis. In effetti, l’aviazione statunitense ha sganciato più bombe sull’Afghanistan nel 2019 di quante ne abbia sganciate dal 2013.

Sette giorni fa, i talebani hanno iniziato un periodo di sette giorni di «riduzione della violenza», uno dei prerequisiti per siglare l’accordo di pace.

Contemporaneamente, il 29 febbraio, il segretario generale della Nato Jens Stoltenbergm ha presenziato nella città di Kabul alla firma di un accordo tra il presidente afghano Ashraf Ghani e il segretario della difesa degli Stati Uniti Mark Esper. La cerimonia ha avuto lo scopo di rendere chiaro il sostegno che la Nato e gli Stati Uniti continueranno ad offrire all’Afghanistan.

In quell’occasione Stoltenberg ha dichiarato: «La strada verso la pace sarà lunga e tortuosa e ci saranno delle battute d’arresto, come anche altri rischi. Ma il fatto è che noi e il popolo afghano siamo completamente impegnati in favore della pace, e continueremo a fornire loro il nostro sostegno».

 

Articolo in inglese: US, Taliban Sign Deal Aimed at Ending War in Afghanistan

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