Sostenitori di Trump parlano del 6 gennaio: rappresentazione fuorviante della stampa

Di Charlotte Cuthbertson

WASHINGTON – Strade deserte e un’atmosfera tranquilla hanno caratterizzato Washington il 7 gennaio, il giorno dopo il caos. Molti sostenitori di Trump stavano ancora riflettendo sugli eventi del giorno precedente e sulla certificazione dei voti del Collegio Elettorale avvenuta nella notte. In molti preparavano i bagagli per tornare a casa, mentre attorno al Campidoglio veniva eretta una recinzione, e la presenza della Guardia Nazionale non passava inosservata.

Il veterano dei Marine Tony Good era arrivato dalla Florida per unirsi ai manifestanti e ascoltare il presidente Donald Trump nella mattinata del 6 gennaio. E secondo lui, Trump non ha incitato in alcun modo alla violenza nel suo discorso: «No, assolutamente no. C’è una linea di demarcazione tra l’istigazione alla rivolta e una presa di posizione – ha dichiarato Good all’edizione americana di Epoch Times – Non ha detto a nessuno di insorgere, diceva solo che manifestare è un nostro diritto. È un diritto che abbiamo in America».

Dopo l’intervento di Trump, Good si è separato dal suo gruppo ed è tornato in albergo per riposarsi. Non è andato in Campidoglio, ma ha detto che avrebbe voluto farlo.

Tony Good a Washington il 7 gennaio 2021. (Charlotte Cuthbertson/The Epoch Times)

«Considero ieri come il primo giorno di una guerra decennale – ha continuato Good – Ci vorranno 10 anni prima che la situazione si ribalti. Ci vorrà così tanto tempo. Guerra nel senso di […] portare le cose al punto in cui dovrebbero essere in America in materia di elezioni trasparenti e regolari, di integrità elettorale. Non accadrà da un giorno all’altro, perché i potenti non vogliono che accada. Vogliono governare. Vogliono essere la classe dirigente».

Good ha anche affermato di non essere sorpreso da quanto accaduto il 6 gennaio, ma di sentirsi un po’ triste «perché ci sarà un cambiamento». «Dobbiamo solo riorganizzarci – ha continuato – Stiamo combattendo un sistema malvagio. Quando hai tutti i media mainstream contro di te e hai tutti i soldi che ti vanno contro, non sarà così facile».

«Difendere questo Paese»

Elizabeth Rowell è partita da sola da Fort Lauderdale, in Florida, per unirsi alle proteste. Secondo lei, il discorso di Trump è stato «passionale», ma non al punto da incitare alla rivolta.

«Non mi sono mai sentita insicura – afferma la donna – Ho incontrato molti grandi patrioti lungo la strada. Per tutto il tempo in cui siamo stati lì, abbiamo cantato ‘U-S-A’ e cantato l’inno nazionale».
Tuttavia, il 7 gennaio la Rowell ha dichiarato di sentirsi «un po’ scoraggiata»: «Non mi piace il modo in cui siamo stati dipinti».

«Mi sento come se i media facessero sembrare che… le persone che sono entrate [nel Campidoglio, ndt] hanno fatto sembrare il resto di noi all’esterno come un gruppo di teppisti. Ma noi non abbiamo fatto niente. Eravamo tutti lì solo per essere patriottici e sostenere il nostro presidente».

«Sono venuta qui per difendere questo Paese. Penso che ci sia stato strappato, rubato. Non accetterò Biden come presidente, e sento che il mondo si sta preparando ad andare a rotoli per colpa sua». Infine, la Rowell ha dichiarato che continuerà a stare dalla parte di Trump.

Elizabeth Rowell (sinistra) e Martha Todd a Washington il 7 gennaio 2021. (Charlotte Cuthbertson/The Epoch Times)

«Molto delusa»

Martha Todd, una pensionata di Lynchburg, in Virginia, ha dichiarato che si sentiva soddisfatta per come era andata la manifestazione del 6 gennaio. Solo dopo essersene andata via ha sentito parlare della fatale sparatoria che ha coinvolto Ashli Babbitt e dell’assalto al Congresso.

«Mi sento male per come sono andate le cose, e mi sento davvero male per il modo in cui i media stanno ritraendo tutto ciò. Naturalmente stanno facendo sembrare tutto terribile… come se fossimo delinquenti e criminali, e violenti. Ma questo non è vero».

«Sono molto delusa – ha continuato la donna – Ma non sostengo Biden. La sua famiglia è una famiglia di criminali. Mi sento come se fossimo spacciati. Non sento di aver perso la speranza, c’è sempre speranza. Ci sono così tante persone là fuori che sono così contrarie a Trump. Mentono, imbrogliano e rubano… come pensi di combattere contro questo, quando imbrogliano? E si sostengono a vicenda».

«Sull’orlo del precipizio»

La conservatrice Carol Logreco ha viaggiato da New Orleans e ha partecipato sia al raduno della mattinata che alla marcia verso il Campidoglio. Ha dichiarato che voleva essere lì per sostenere la libertà e la possibilità di avere elezioni eque e trasparenti: «Ci sentiamo come se stessimo perdendo molti dei nostri diritti, e che siamo sul punto di diventare simili a una società socialista o marxista – ha dichiarato – Si può vedere l’indottrinamento dei nostri figli e degli studenti nelle nostre comunità, e ho davvero sentito che questa era l’ultima vera occasione per parlare prima che non avremmo avuto più la possibilità di farlo».

La Logreco ha dichiarato di aver provato un’aria di festa in generale durante la manifestazione, sebbene abbia visto alcuni agitatori tra la folla, che secondo lei si erano infiltrati. Ha poi aggiunto: «Mi sento delusa. Scoraggiata. Mi sento come se fosse una guerra. E penso che questa sia stata una battaglia all’interno della guerra. E non intendo una battaglia fisica in una guerra, ma più che altro una [battaglia, ndt] filosofica. Dove ci posizioniamo come americani».

«La gente può andare a Portland e a Seattle e bruciare edifici e prendere il controllo delle stazioni di polizia e di tutto il resto, e la chiamano Estate dell’amore», ha dichiarato riferendosi alle proteste e alle occupazioni organizzate durante la scorsa estate dai manifestanti legati al movimento Black Lives Matter. In futuro, ha aggiunto la Logreco, «dobbiamo riorganizzarci e capire qual è il modo migliore per essere ancora ascoltati».

Carol Logreco a Washington il 7 gennaio 2021. (Charlotte Cuthbertson/The Epoch Times)

«Questa è una brutta situazione»

Mike Morejon, un floridiano che lavora in proprio, ha dichiarato che si sentiva «distrutto» il 7 gennaio.

«A causa di ciò che hanno vissuto i miei genitori, capisco la gravità di ciò, questa è una brutta situazione». Morejon ha quindi spiegato che i suoi genitori vivevano a Cuba quando Fidel Castro prese il potere e hanno vissuto una vita difficile fino alla loro fuga all’inizio degli anni Settanta.

«Hanno fatto lavorare [mia madre, ndr] nell’agricoltura […]. Doveva andare a tagliare la canna da zucchero e raccogliere frutta e verdura per 14 ore al giorno in quanto diciassettenne […] lontana dalla sua famiglia».

Morejon ha dichiarato di temere che un futuro simile sia possibile anche negli Stati Uniti sotto il controllo delle élite globaliste e del regime comunista cinese. Secondo lui, Trump ha affrontato il regime cinese, che invece aveva ottenuto il via libera per decenni sotto i precedenti presidenti statunitensi.

«Sono i globalisti, sono gli elitari e la Cina. Vogliono tassarci, vogliono aumentare le nostre tasse, vogliono vaccinarci, vogliono tenerci sotto il controllo del governo. Ed è lì che vedo che stiamo andando». Il giovane ha quindi aggiunto di essere venuto a Washington per sostenere la Costituzione: «Perché senza una Costituzione non abbiamo diritti. Sono qui per ogni democratico. Sono qui per ogni persona normale».

Mike Morejon a Washington il 7 gennaio 2021. (Charlotte Cuthbertson/The Epoch Times)

«La lotta non è finita»

Kim Kramer è arrivata in aereo da New Orleans per partecipare a quella che, secondo lei, è stata una giornata «molto positiva, molto illuminante» con «persone che vogliono sostenersi a vicenda, sostenere il nostro Paese, sostenere il nostro presidente».

Ma il giorno successivo ha dichiarato di avere sentimenti contrastanti: «Sapevo che questa era una manifestazione della gente per mostrare ai nostri parlamentari che sosteniamo il nostro presidente. A parte questo, non mi aspettavo o prevedevo nient’altro».

Kim Kramer a Washington il 7 gennaio 2021 (Charlotte Cuthbertson/The Epoch Times)

«La lotta non è ancora finita – ha continuato la Kramer – Ma non mi sento entusiasta. E non mi deprimo per nulla di tutto questo, perché penso che sia tutto nelle mani giuste, è in buone mani, che si tratti di mostrare chi ha ragione e chi non ce l’ha. Ho una forte fede in Dio, e credo che con tutte le nostre preghiere, e con Dio che osserva… credo che ci siano alcune persone veramente buone che hanno fede».

 

Articolo in inglese: Trump Supporters Take Stock of Jan. 6, Feel Mischaracterized by Media

 
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