Propaganda cinese: il virus è colpa dell’Italia e a Wuhan zero contagi

Dietro alle recenti dichiarazioni del Pcc continuano a celarsi la distorsione e l’occultamento dei dati sull’epidemia

Di Nicole Hao

Il 23 marzo, le autorità di Wuhan, il focolaio dell’epidemia, hanno dichiarato per il quinto giorno consecutivo di non aver rilevato alcun nuovo contagio. Tuttavia, le testimonianze dei residenti descrivono uno scenario completamente diverso. Al contempo, il vicedirettore della Commissione sanitaria dello Hubei ha spiegato in base a quali criteri una parte dei casi che risultano positivi non vengono segnalati.

La propaganda del ‘nessun nuovo caso’

Il 23 marzo la Commissione sanitaria nazionale cinese ha dichiarato che durante la giornata precedente non sono state rilevate nuove infezioni ‘interne’.

In effetti, già dal 19 marzo la Commissione sta dichiarando che tutti i nuovi casi diagnosticati sono casi ‘importati’, con l’eccezione di un caso registrato nella provincia di Guandong il 20 marzo, che, tuttavia, sarebbe stato infettato dal virus dopo essere entrato in contatto con una persona proveniente da Istanbul.

Nel frattempo, in un’intervista rilasciata il 22 marzo al quotidiano statale Hubei Daily, Tu Yuanchao, vice direttore della commissione sanitaria provinciale dell’Hubei (provincia di cui Wuhan è capoluogo), ha spiegato perché non sono state confermate nuove infezioni a Wuhan.
Secondo Tu, gli unici casi confermati di recente rientrano in due categorie: quelli che hanno avuto una ricaduta dopo essere stati dimessi dagli ospedali e quelli risultati positivi al tampone sebbene asintomatici: «I casi di ricaduta erano già stati segnalati al momento della prima diagnosi. Quindi non li segnaliamo nuovamente. Attualmente, la città di Wuhan ha designato l’ospedale Jinyintan e l’ospedale polmonare al trattamento di tali pazienti recidivi».

Il vicedirettore ha specificato che – siccome le autorità non hanno osservato nessun caso in cui un paziente dimesso abbia trasmesso il virus ad altre persone – si ritiene che questi soggetti non possano diffondere il virus agli altri.

Per quanto riguarda il secondo gruppo di pazienti, Tu ha dichiarato che il governo non li conteggia come malati di Covid-19, ma li «manda al centro di quarantena per due settimane di monitoraggio».

Testimonianze reali

D’altra parte, una residente di Wuhan, moglie di un dirigente di una banca locale, ha dichiarato che i dirigenti sono stati recentemente messi al corrente di una nuova direttiva diramata dalle autorità.

«I dirigenti delle aziende statali di Wuhan hanno ricevuto un comunicato secondo cui le attività produttive potranno riprendere solo quando la città di Wuhan non segnalerà alcun nuovo caso per 14 giorni di seguito», ha dichiarato la donna all’edizione cinese di Epoch Times il 23 marzo. La fonte ha aggiunto che il governo locale desidera che le imprese riprendano ad operare il prima possibile, e che il governo ha comunicato questa necessità a tutti gli enti governativi.

In una registrazione audio condivisa su Twitter da un attivista cinese residente all’estero di nome Charles, una dirigente locale del Pcc responsabile del quartiere Jiang’an di Wuhan spiega alla sua comunità che le famiglie non possono scendere insieme a ritirare la merce ordinata, e devono mantenersi a debita distanza per ragioni di sicurezza: «Ve l’ho detto ragazzi, la situazione non è buona. Non fidatevi delle zero nuove infezioni. Non saprete la verità a meno che non siate in prima linea», ha dichiarato la dirigente.

Quando un residente le ha ricordato che non dovrebbe condividere queste informazioni, lei ha risposto: «Se nessuno dice la verità, allora diventeremo il secondo Li Wenliang».

Li Wenliang è uno degli otto medici che per la prima volta hanno divulgato informazioni su un’epidemia «simile alla Sars» nel dicembre 2019. Li è stato ammonito dalle autorità cinesi. Alla fine è morto a causa del virus del Pcc il 7 febbraio.

Propaganda: il virus viene dall’Italia

Recentemente il regime cinese ha iniziato a diffondere notizie sulla possibilità che l’epidemia virale abbia avuto origine in Italia, il Paese più colpito al di fuori della Cina.

Il quotidiano statale Global Times ha scritto il 22 marzo: «L’epidemia virale potrebbe essere iniziata prima in Italia che in Cina. […] Il virus in Italia potrebbe non essere arrivato dalla Cina».

Nel frattempo, i troll ingaggiati dal Pcc hanno iniziato a scrivere sulle piattaforme social, sia internazionali che cinesi – come Twitter, Facebook e la popolare applicazione cinese WeChat – che la Cina attualmente sarebbe l’unico Paese dove si può stare al sicuro dal virus.

Numerosi screenshot di diversi account Twitter mostrano come i diversi troll abbiano twittato tutti lo stesso messaggio in lingua cinese, cambiando solo il nome del Paese: «L’epidemia in Francia [oppure Stati Uniti, Canada, Spagna, Italia, ndr] è fuori controllo. Ho sentito da amici che lavorano in ospedali francesi [americani, canadesi, ecc, ndr] che innumerevoli persone chiedono aiuto negli ospedali ogni giorno, ma loro non hanno kit diagnostici».

 

Epoch Times chiama il nuovo coronavirus ‘virus del Pcc’ perché l’insabbiamento e la mala gestione del Partito Comunista Cinese (Pcc) hanno permesso al virus di diffondersi in tutta la Cina e di creare poi l’attuale pandemia globale.

 

Articolo in inglese: Why Patients Are Not Counted as New Virus Cases in Wuhan

 
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