Pechino accelera le tempistiche per una possibile invasione di Taiwan

Di Frank Fang

TAIPEI, Taiwan – Il regime comunista cinese sta accelerando i suoi piani per invadere Taiwan.

Il 26 marzo, il Ministero della Difesa Nazionale di Taiwan aveva riportato che venti aerei militari cinesi, inclusi quattro bombardieri H-6K con capacità nucleare, 10 caccia J-16, due aerei da guerra antisommergibile Y-8 e un velivolo di preallarme e controllo aviotrasportato KJ-500, erano entrati nella zona di identificazione della difesa aerea di Taiwan (Adiz). Si è trattato della più grande incursione mai segnalata.

L’Adiz di Taiwan, adiacente allo spazio aereo territoriale dell’isola, è un’area in cui gli aerei in arrivo devono identificarsi con il controllore del traffico aereo dell’isola. L’incursione è stata l’incidente più grave in un periodo di continuo aumento dell’ostilità da parte di Pechino a partire dal 2020.

Taiwan e la Cina

Il Pcc vede Taiwan come parte del suo territorio e minaccia da tempo la guerra. L’isola autogestita è però, di fatto, un Paese indipendente con il proprio governo democratico, esercito, Costituzione e valuta.

La Repubblica di Cina (Roc), nome ufficiale di Taiwan, rovesciò l’imperatore cinese della dinastia Qing nel 1911. Dopo che la Roc si ritirò a Taiwan a seguito della sconfitta col Partito Comunista Cinese (Pcc) durante la guerra civile cinese, il Pcc creò uno Stato comunista chiamato Repubblica popolare cinese (Rpc) nel 1949, mentre Taiwan passò gradualmente alla democrazia. Fino ad oggi, il regime cinese ha rifiutato di riconoscere la sovranità di Taiwan.

Ebbene, l’anno scorso l’aviazione cinese ha effettuato circa 380 incursioni nell’Adiz di Taiwan, il numero più alto in un dato anno dal 1996. Finora, durante quest’anno, l’esercito cinese ha inviato aerei nell’Adiz quasi quotidianamente.

Il primo aprile la guardia costiera dell’isola ha annunciato che Pechino stava pilotando droni senza pilota vicino all’isola di Dongsha, a Taiwan, nella parte settentrionale del Mar Cinese Meridionale. E l’autorità ha dichiarato di non potere escludere che Pechino stesse usando i droni per scopi di ricognizione.

Accanto alle azioni militari, il regime ha acuito la sua retorica aggressiva nei confronti dell’isola. All’inizio di quest’anno, per esempio, un portavoce della Difesa cinese ha minacciato la guerra contro Taiwan se l’isola avesse dichiarato la propria indipendenza.

E il 31 marzo, Hu Xijin, redattore capo del media statale Global Times, ha scritto sui suoi social media che vorrebbe ordinare a tutti gli uomini sani di andare a far saltare in aria i bunker a Taiwan in caso di guerra.

Un media locale ha ottenuto una registrazione in cui un pilota cinese anonimo, di uno degli aerei cinesi che hanno attraversato l’Adiz di Taiwan il 29 marzo, dopo essere stato invitato a lasciare lo spazio aereo taiwanese, avrebbe risposto: «Questo è tutto nostro».

Prepararsi a invadere

Le incursioni di Pechino fanno parte di una serie di ‘prove’ per l’invasione di Taiwan, ha spiegato a Epoch Times John Mills, ex direttore della politica di sicurezza informatica, strategia e affari internazionali presso l’Ufficio del Segretario alla Difesa degli Stati Uniti.

Mills prevede che queste azioni potrebbero culminare in una ‘prova generale’ su larga scala nei prossimi due anni. Queste prove sono necessarie, data la complessità delle operazioni di sbarco anfibie, così come il fatto che l’esercito cinese non ha mai condotto prima un atterraggio forzato su una potenza ostile in una situazione di vita reale. Qualsiasi attacco anfibio a Taiwan può anche coinvolgere sciami di navi mercantili civili cinesi e pescherecci. E crede che un’invasione potrebbe avvenire nei prossimi tre anni, molto prima dei sei stimati dall’ammiraglio statunitense Philip Davidson, capo del comando indo-pacifico degli Stati Uniti (Indopacom), durante un’udienza al Congresso all’inizio di marzo.

Secondo Mills, «se non lo fanno entro dieci anni, penso che [il leader cinese, ndr] Xi [Jinping, ndr] probabilmente verrebbe rimosso dall’incarico. Penso che anche sei anni siano troppi», e Xi potrebbe subire pressioni per attaccare Taiwan per distogliere l’attenzione dai problemi interni, come una crisi economica.

L’ammiraglio degli Stati Uniti John Aquilino, il candidato per sostituire Davidson come capo di Indopacom, alla sua audizione di conferma a marzo ha respinto la stima dei sei anni di Davidson, avvertendo che la minaccia di un’invasione cinese è «molto più vicina a noi di quanto si pensi».

Questo punto è stato ripreso dall’ex consigliere per la sicurezza nazionale H.R McMaster, che a marzo ha affermato che Xi crede «di avere una fugace finestra di opportunità che si sta chiudendo» per attaccare Taiwan. McMaster ha affermato che il periodo dal 2022 in poi segna il momento «di maggior pericolo» per Taiwan, in coincidenza con la conclusione delle Olimpiadi invernali di Pechino 2022.

Secondo Mills l’esercito cinese non è ancora pronto per un attacco contro l’isola, ma il problema è che più attende, più Taiwan sarà pronta e fortificata: «Dobbiamo tutti essere consapevoli ed essere pronti a un’accelerazione di tali tempistiche». Le ambizioni di Pechino a Taiwan derivano principalmente dal suo desiderio di acquisire la capacità di produzione di semiconduttori dell’isola. Taiwan ospita Tsmc, la più grande fabbrica di chip al mondo.

La Cina dipende fortemente dai semiconduttori stranieri: minuscoli chip che alimentano qualsiasi cosa, dai cellulari ai missili. Secondo Bloomberg, la Cina ha importato 380 miliardi di dollari in chip nel 2020, che rappresentano circa il 18 per cento di tutte le sue importazioni.

Il regime sta ora lottando per garantirsi i semiconduttori stranieri a seguito di una serie di sanzioni inflitte alle società cinesi dall’amministrazione Trump. Le sanzioni statunitensi hanno paralizzato il business degli smartphone del gigante tecnologico cinese Huawei; anche il produttore di chip cinese Smic è stato inserito in una lista nera commerciale.

Colpire di nuovo gli Stati Uniti

Soong Hseik-wen, professore presso l’Istituto di affari strategici e internazionali (Isia) della National Chung Cheng University (Nccu) di Taiwan, ha dichiarato a Epoch Times che l’incursione del 26 marzo del regime cinese è stata la risposta alle azioni del governo statunitense sempre a marzo. Questi eventi includevano il primo vertice del presidente Joe Biden con i leader del Quad dall’Australia, dall’India e dal Giappone; l’incontro a Tokyo tra il segretario di Stato Antony Blinken, il capo del Pentagono Lloyd Austin e le loro controparti giapponesi; e i colloqui sino-americani ad Anchorage, in Alaska. «Questi tre eventi hanno dimostrato che ci sono conflitti strutturali tra Cina e Stati Uniti, e non possono essere risolti attraverso negoziati diplomatici».

Nondimeno i colloqui di due giorni ad Anchorage, il 18 marzo sono stati contrassegnati da accesi scambi, durante i quali il diplomatico di punta del Pcc, Yang Jiechi, si è scagliato contro la politica estera e commerciale degli Stati Uniti, su quella che ha definito essere una debole democrazia negli Stati Uniti e il cattivo trattamento delle minoranze.

L’incontro ha evidenziato quanto il regime cinese e gli Stati Uniti siano lontani su questioni critiche, poiché la delegazione cinese ha respinto le preoccupazioni degli Stati Uniti sulle violazioni dei diritti umani di Pechino nello Xinjiang, sulla repressione delle libertà a Hong Kong e sulle intimidazioni a Taiwan, sulla base del fatto che sarebbero «affari interni» della Cina.

Secondo Soong, considerando le azioni degli Stati Uniti come sforzi crescenti per affrontare il regime, Pechino ha deciso di mostrare la sua forza militare inviando un grande squadrone di aerei nell’Adiz di Taiwan il 26 marzo. Un accordo bilaterale sulla cooperazione della guardia costiera tra Taiwan e gli Stati Uniti – firmato il giorno prima dell’incursione – potrebbe aver contribuito al piano di Pechino per un’azione militare contro Taiwan il 26 marzo. L’accordo è stato un chiaro tentativo di respingere Pechino dopo che ha approvato una legge a gennaio per consentire alla sua guardia costiera di sparare su navi straniere se necessario. Con l’accordo, il governo degli Stati Uniti stava «dicendo esplicitamente» che anche la guardia costiera avrebbe fatto parte della sua strategia marittima per garantire la pace e la stabilità nella regione.

La legge della guardia costiera cinese ha attirato una diffusa preoccupazione dai suoi vicini, tra cui Giappone, Filippine, Taiwan e Vietnam.

Il 28 marzo, l’ambasciatore statunitense a Palau, John Hennessey-Nilan, è arrivato a Taiwan come parte di una delegazione di Palau guidata dal presidente Surangel Whipps. Palau è uno dei 15 alleati diplomatici di Taiwan.

Soong ha suggerito che Pechino potrebbe aver ricevuto informazioni sulla visita dell’ambasciatore degli Stati Uniti a Taiwan, il che avrebbe spinto Pechino a mostrare la sua disapprovazione poiché la visita ha segnato la prima volta che un diplomatico statunitense in carica si è recato a Taiwan da quando Washington ha concluso i rapporti diplomatici a favore di Pechino nel 1979.

Kelly Craft, ex ambasciatrice degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite, doveva inizialmente visitare Taiwan a metà gennaio, prima che il suo viaggio venisse cancellato all’ultimo minuto.

Difendere Taiwan

Di fronte alla crescente minaccia militare proveniente dalla Cina, Mills spiega che l’amministrazione Biden dovrebbe adottare una politica di deterrenza inequivocabile nei confronti del Pcc. In particolare, gli Stati Uniti dovrebbero avere una presenza navale e aerea visibile intorno a Taiwan, così come nel Mar Cinese orientale e nel Mar Cinese meridionale. Anche il potenziamento della capacità di autodifesa di Taiwan è importante e l’amministrazione Biden dovrebbe vendere all’isola tutte le armi che richiede, in conformità con il Taiwan Relations Act.

In base alla legislazione, gli Stati Uniti sono infatti obbligati a fornire all’isola le armi necessarie per la sua autodifesa. Infine, la Pacific Deterrence Initiative (Pdi), creata nell’ambito del disegno di legge fiscale 2021 del Pentagono, sarebbe anche vitale per le forze statunitensi nella difesa della regione. Il Pdi, simile all’Iniziativa di deterrenza europea, mira a garantire capacità militari avanzate per scoraggiare le minacce militari della Cina nella regione indo-pacifica. Per difendersi da una possibile invasione, Taiwan «non potrà mai avere abbastanza munizioni», e la recente mossa dell’isola per iniziare a produrre missili a lungo raggio che potrebbero raggiungere in profondità la Cina continentale è stata un «grosso problema». I missili di Taiwan sono «un chiaro messaggio che hanno intenzione di raggiungere e infliggere danni», conclude Mills.

Soong ha suggerito che l’amministrazione Biden potrebbe sostenere Taiwan in due modi: aiutare Taiwan a partecipare a organizzazioni internazionali e dare il benvenuto a Taiwan affinché diventi parte di una «alleanza industriale di fiducia».

A febbraio, Biden ha firmato un ordine esecutivo per avviare una revisione di 100 giorni delle catene di approvvigionamento statunitensi in diversi settori chiave, inclusi semiconduttori, prodotti farmaceutici e minerali delle terre rare.

L’American Institute di Taiwan, l’ambasciata americana de facto a Taiwan, ha annunciato che il primo aprile si è tenuto un forum virtuale tra funzionari taiwanesi e americani di alto livello per discutere sulla partecipazione di Taiwan alle «organizzazioni delle Nazioni Unite e altri forum internazionali», compresa l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

Taiwan non è attualmente membro dell’Oms a causa delle obiezioni di Pechino.

L’amministrazione Biden potrebbe anche adottare misure attive per far rispettare diversi atti legislativi pro-Taiwan che sono stati firmati dall’ex presidente Donald Trump, afferma Soong. La legislazione include il Taiwan Travel Act, il Taipei Act e l’Asia Reassurance Initiative Act.

Taiwan, situata sulla prima catena di isole, sarebbe tra i primi obiettivi di qualsiasi aggressione militare cinese in Asia. La prima catena di isole è una demarcazione arbitraria dall’isola giapponese meridionale di Kyushu, Taiwan, Filippine, all’Indonesia. Per decenni, gli strateghi militari del Pcc hanno visto la prima catena di isole come una barriera alla potenza aerea e navale del regime, lasciando la seconda catena di isole e oltre fuori dalla loro portata.

Di conseguenza, Soong ha affermato che alcuni Paesi europei e asiatici, in particolare Giappone e Australia, stanno osservando da vicino Taiwan per vedere se la cooperazione tra Taipei e Washington è solida. «Questi Paesi stanno osservando il modo in cui il governo degli Stati Uniti promulgherà queste leggi, chiedendosi se interverrà solo a parole [sull’impegno degli Stati Uniti per la sicurezza degli alleati, ndr], in caso determinate situazioni».

L’amministrazione Biden ha affermato che il suo impegno nei confronti di Taiwan è «solido come una roccia», ma secondo Soong, resta da vedere quanto sia seria l’amministrazione nel difendere l’isola, soprattutto considerando che lo stesso Biden non ha mai usato la parola «minaccia» per descrivere il Pcc, ma lo ha invece inquadrato come il «concorrente più serio» dell’America.

Soong prevede che nel prossimo futuro gli Stati Uniti e la Cina si impegneranno in conflitti militari su piccola scala, specialmente intorno a due isole controllate da Taiwan nel Mar Cinese Meridionale: Dongsha e Taiping: «Credo che gli Stati Uniti e la Cina siano entrati in una nuova guerra fredda», conclude.

 

Articolo in inglese: Beijing Accelerating Timeline for Possible Taiwan Invasion, Expert Warns



 
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