Parlamento Ue blocca l’accordo con la Cina in risposta alle sanzioni di Pechino

Di Alexander Zhang

Il Parlamento europeo ha deciso di congelare la ratifica di un accordo di investimento Ue-Cina fino a quando Pechino non revocherà le sanzioni ai politici dell’Ue.

A marzo il regime cinese ha imposto sanzioni a diversi enti europei e rappresentanti politici, tra cui cinque membri del Parlamento europeo (Mep) e della sottocommissione per i diritti umani. Pechino ha adottato le misure per ritorsione contro le sanzioni rivolte dall’Ue quattro funzionari cinesi e un ente, per violazioni dei diritti umani contro la minoranza musulmana uigura nello Xinjiang.

In una risoluzione adottata il 20 maggio, i legislatori dell’Ue hanno condannato «con la massima fermezza» le sanzioni che Pechino ha recentemente imposto a diversi individui ed enti europei, tra cui cinque deputati al Parlamento europeo.

Secondo la risoluzione, qualsiasi considerazione da parte del Parlamento europeo dell’Accordo globale Ue-Cina sugli investimenti (Cai), nonché qualsiasi discussione sulla sua ratifica obbligatoria da parte dei deputati, sono «giustamente congelate» a causa delle sanzioni cinesi.

La delibera è stata approvata con 599 voti favorevoli, 30 contrari e 58 astensioni.

Reinhard Bütikofer, un politico tedesco del Partito dei Verdi (nonché uno degli eurodeputati sanzionati dal regime cinese) ha scritto su Twitter che l’accordo con la Cina «è senza dubbio congelato. La Cina ha calcolato male e si è sparata al piede».

I deputati hanno inoltre informato la Commissione europea, l’organo esecutivo dell’Unione europea, che al momento di decidere se approvare l’accordo, il Parlamento terrà conto della situazione dei diritti umani in Cina, e anche della situazione a Hong Kong.

I legislatori dell’Ue hanno inoltre chiesto un riequilibrio delle relazioni Ue-Cina. Hanno espresso sostegno a una serie di misure, come la legislazione contro gli effetti distorsivi delle sovvenzioni straniere sul mercato interno. Hanno anche chiesto un divieto di importazione di prodotti legati al lavoro forzato, nonché un rafforzamento del regolamento Ue sullo screening degli investimenti esteri.

I parlamentari hanno inoltre sottolineato che l’Ue deve affrontare adeguatamente le minacce alla sicurezza informatica e gli attacchi ibridi della Cina.

Sempre il 20 maggio, 55 difensori dei diritti umani e attivisti cinesi in esilio in tutta Europa hanno pubblicano una lettera aperta che esorta tutti gli Stati membri dell’Ue a sospendere gli accordi bilaterali di estradizione con il regime cinese. I firmatari includono l’ex legislatore di Hong Kong Nathan Law, l’artista e attivista Ai Weiwei, Angela Gui, la figlia del libraio svedese rapito Gui Minhai e Dolkun Isa, il presidente del Congresso mondiale degli uiguri. La loro richiesta è stata approvata dai legislatori del Parlamento europeo e dai parlamenti nazionali degli Stati membri dell’Ue: «Finché i trattati di estradizione con la Repubblica Popolare Cinese restano in vigore, centinaia di uiguri, tibetani, hongkonghesi e dissidenti cinesi che vivono in Europa sono minacciati», ha sottolineato Engin Eroglu, un eurodeputato tedesco.

 

Articolo in inglese: European Parliament Freezes China Deal Until Beijing Lifts Sanctions



 
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