Il movimento Tuidang per le dimissioni dal Pcc annuncia un incremento delle adesioni

Di Eva Fu

Nascosto in un tipico edificio in mattoni di New York, un piccolo ordinario ufficio – contrassegnato solo da uno striscione blu cobalto e da un piccolo cartello giallo all’esterno – è stato insolitamente trafficato di recente.

Circa un mese e mezzo fa, una marea di richieste ha iniziato a riversarsi sul Global Tuidang Center – un’organizzazione no profit con più di 100 filiali in tutto il mondo – gestita da volontari con sede a Flushing, New York City. Il suo obiettivo? Aiutare i cinesi che desiderano rinunciare ai loro legami con il regime comunista al potere in Cina. In una recente intervista, il direttore del Centro, Yi Rong, ha dichiarato: «Non importa se è giorno o notte, la gente continua a venire per i certificati».

Tuidang, che letteralmente significa ‘dimettersi dal partito’, è un movimento popolare che dal 2004 ha costantemente guadagnato trazione nella comunità cinese mondiale, alimentato dalla pubblicazione della serie editoriale in lingua cinese dei Nove Commentari sul Partito Comunista da parte di Epoch Times.

Negli ultimi mesi, mentre gli Stati Uniti hanno irrigidito la loro politica nei confronti della Cina – a causa delle controversie sulla gestione della pandemia, delle violazioni dei diritti umani e delle pratiche commerciali da parte di Pechino – il movimento ha preso ulteriore slancio.

I registri del Centro Tuidang mostrano che, da luglio a settembre 2020, il numero complessivo di persone che hanno rinunciato ai loro legami con il Partito Comunista Cinese (Pcc) e le sue organizzazioni affiliate, è stato di oltre 4 milioni. Dal 2004, quando il movimento è partito, un totale di oltre 365 milioni di persone ha già dato le dimissioni dalle organizzazioni connesse al Partito.

Inoltre, le richieste provenienti dalla Cina continentale, sono notevolmente aumentate rispetto agli anni passati. In particolare, molti hanno chiesto informazioni sull’ottenimento di certificati digitali, che l’organizzazione ha iniziato a offrire ad agosto dopo un afflusso di richieste, racconta Tom Tang, un volontario del centro di New York.

Questi cittadini cinesi hanno preso questa decisione per vari motivi; alcuni temono che la loro appartenenza al partito possa rappresentare un potenziale ostacolo sul loro percorso verso l’immigrazione, poiché le leggi statunitensi vietano ai membri dei partiti comunisti di ottenere un visto. Yi ha specificato che i certificati del Centro Tuidang sono riconosciuti dagli ufficiali dell’immigrazione degli Stati Uniti, ricordando che di recente una persona è volata dalla Cina continentale a New York, appositamente per il certificato. «Voglio solo ritirare il certificato prima di tornare [in Cina, ndr]», disse.

Il recente aumento è avvenuto a seguito di un recente avviso del Servizio di cittadinanza e immigrazione degli Stati Uniti, che ha ribadito la politica di blocco ai membri del Partito Comunista.

Le persone fanno la fila fuori dall’ambasciata degli Stati Uniti a Pechino, Cina, il 27 aprile 2012. (Ed Jones /AFP/ GettyImages)

Diversi giorni dopo l’avviso, il 9 ottobre, una donna di nome Xie ha visitato il Centro Tuidang chiedendo un certificato per suo marito, che è attualmente in attesa di un colloquio per il visto di immigrazione presso il consolato americano nella provincia del Guangdong. Suo marito aveva lavorato in un’azienda statale in Cina e come i suoi colleghi, si era unito al Pcc per fare carriera. Preoccupata per la crescente spaccatura tra Stati Uniti e Cina, sua figlia, cittadina statunitense, gli ha suggerito di ritirarsi formalmente dal Partito.

Per altri si tratta di un gesto simbolico per prendere le distanze dalle malefatte del regime. Wang Han, uno studente laureato in analisi dei dati presso l’University of Southern California, ha scritto a maggio una dichiarazione per ritirarsi dai Giovani Pionieri, l’organizzazione comunista cinese per gli studenti delle scuole elementari.

Wang, originario della città di Hangzhou, ha studiato la storia contemporanea della Cina e ha scoperto che «la dottrina del partito non poteva spiegare» il suo tentativo di nascondere le malefatte. Anche se «non ho mai avuto un’impressione favorevole del Pcc», le grandi proteste di Hong Kong dell’anno scorso e la risposta all’epidemia del regime, sono state per lui la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Dopo aver visto alcuni opinionisti cinesi che condividevano le loro idee sul movimento Tuidang su YouTube, ha deciso che era «ora di tracciare la linea», ha detto il 23 enne in un’intervista telefonica. Nella sua cerchia di amici cinesi a scuola, molti hanno opinioni negative sul regime, anche se pochi vogliono rischiare di subire ripercussioni per aver condiviso apertamente i loro pensieri. Lui e una buona maggioranza non desidera tornare in patria. Se i ricchi cinesi dovessero scegliere tra il mondo libero e l’autoritario regime cinese, «la scelta sarebbe ovvia», ha detto.

Praticanti del Falun Gong durante una parata tengono uno striscione in sostegno dei 330 milioni di cinesi che si sono ritirati dal Partito Comunista Cinese, Washington il 18 luglio 2019 (Mark Zou / The Epoch Times)

Yang Li, una volontaria di San Francisco che gestisce il call center del Centro Tuidang, ha spiegato che presta la massima attenzione alle emozioni di chi la chiama, come rabbia o confusione. Quelli di quest’ultima categoria fanno domande molto specifiche sul Partito, prolungando la conversazione anche per oltre 40 minuti.

Anche alcuni alti funzionari la hanno chiamata: a fine maggio, quando il Parlamento fantoccio di Pechino ha convocato le sue sessioni plenarie annuali, un delegato ha telefonato e ha chiesto di ritirarsi dal Partito, dicendo di aver «visto abbastanza cattive azioni del regime». Soffocando le lacrime, ha condiviso i ricordi di quando ha guidato una squadra di medici a Wuhan per prestare assistenza durante le prime fasi dell’epidemia di Covid-19, e dei molti morti che ha visto in quell’occasione. Ha detto di aver incontrato personalmente il medico informatore Li Wenliang, che è stato punito per aver diffuso notizie sulla pericolosità del virus. Il dottor Li gli ha anche confidato di essersi «pentito di essere un membro del Partito», ha detto il delegato parlando al telefono con Yang.

Alcuni funzionari di alto rango si sono recentemente ritirati pubblicamente dal Pcc, tra cui Li Chuanliang, un ex vice sindaco della città di Jixi nella provincia dell’Heilongjiang, che è recentemente fuggito negli Stati Uniti.

A ottobre una persona del Guangdong ha chiamato il Centro, comunicando un elenco di 53 persone che volevano dimettersi dalle organizzazioni affiliate al Pcc. Circa uno o due mesi fa, un altra persona della provincia dello Zhejiang ha fornito i nomi di oltre 30 conoscenti che desideravano dimettersi, dicendo di aver sentito la necessità di parlare loro del movimento Tuidang dopo aver letto un opuscolo sulla persecuzione del regime contro il gruppo spirituale Falun Gong.

Ma recentemente il call center ha anche registrato un picco di chiamate da parte di disturbatori cinesi espressamente pagati dal regime, noti come ‘l’esercito dei 50 centesimi’. Queste chiamate spesso contengono molti rumori di sottofondo e chi chiama lancia insulti senza sosta. «Continuano a comporre il numero per tenere occupate le linee telefoniche, in modo che chi vuole davvero registrare le proprie dimissioni dal Partito non possa raggiungerci», ha spiegato Yang.

Una volta, un agente di polizia cinese ha telefonato e ha minacciato Yang dicendo che l’avrebbe rintracciata e arrestata. Ma quando lei ha risposto: «Sono negli Stati Uniti. Come faresti ad arrestarmi?», l’ufficiale ha immediatamente taciuto.

Yang, che ha avuto molti incontri simili durante i suoi anni di servizio presso il call center del Centro Tuidang, ritiene che tali atteggiamenti derivino dal lavaggio del cervello ideologico praticato dal Pcc. Una volta, quando un altro funzionario della città di Dongguan l’ha minacciata, lei ha risposto confutando tutte le argomentazioni del Pcc una dopo l’altra. L’ufficiale ha ascoltato in silenzio e poi ha promesso che ci avrebbe «riflettuto attentamente». Poco dopo ha richiamato dicendo: «So cosa fare adesso».

 

Articolo in inglese: Grassroots Movement to Reject Chinese Communist Party Gains New Traction Amid Toughening US Stance

 
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