Marito di una praticante del Falun Gong americana arrestato in Cina. Deputato Usa scrive a Xi Jinping

Di Eva Fu

Il signor Zhou Deyong ha visto per l’ultima volta sua moglie e suo figlio sei mesi fa in Florida, prima che tornasse in Cina per prendersi cura dei suoi anziani genitori malati. Attualmente è rinchiuso in un centro di detenzione cinese, con scarse possibilità di comunicazione con il mondo esterno.

Sua moglie e suo figlio praticano entrambi il Falun Gong, una pratica spirituale che è oggetto di brutale repressione da parte del Partito Comunista in Cina da oltre due decenni. Secondo il suo sito ufficiale, il Falun Gong è una disciplina di auto-miglioramento che promuove i valori di Verità, Compassione e Tolleranza.

Zhou, ingegnere geologico presso l’Istituto di ricerca geologica di Shengli Oil Field (il secondo principale produttore di petrolio in Cina), è stato arrestato il 23 aprile nella sua casa di Dongying, con l’accusa di «utilizzare una religione eretica per sabotare l’applicazione della legge», un’accusa comune, che molti credenti religiosi hanno dovuto affrontare, sotto un regime che non mostra tolleranza nei confronti di alcuna fede non regolata dal governo.

La polizia non ha mostrato alcun mandato quando ha fatto irruzione nella casa di Zhou e ha sequestrato più di 100 libri e opuscoli relativi al Falun Gong, oggetti che i suoi famigliari avevano lasciato nella casa prima di rifugiarsi negli Stati Uniti.

La famiglia di Zhou ha trovato strano che per giorni l’uomo non rispondesse alle chiamate, finché non hanno finalmente appreso del suo arresto dopo aver letto un articolo su Minghui (un sito web con sede negli Stati Uniti dedito a raccogliere informazioni sulla persecuzione dei praticanti del Falun Gong in Cina), che riportava dell’arresti di 18 praticanti della regione.

Secondo il sistema giudiziario cinese, si rischia da tre a sette anni di carcere per aver stampato e diffuso 250 libri, o opscoli, che il regime considera «propaganda eretica». Mentre per 50 libri la condanna potrebbe arrivare fino a tre anni.

«Una pietra nell’oceano»

Le autorità hanno mantenuto il silenzio su qualsiasi informazione riguardante i detenuti. Molte chiamate dalla moglie di Zhou, You Ling, alle stazioni di polizia locali e ai centri di detenzione in Cina non hanno ricevuto alcuna risposta, e le poche volte che è stata in grado di parlare con qualcuno, i funzionari hanno evitato le sue domande o addirittura risposto ineggiando «canzoni rosse» comuniste, ha raccontato la donna.

«È stata come una pietra caduta nell’oceano. Ti ignorano completamente», ha aggiunto Zhou You, il figlio della coppia, durante un’intervista con Epoch Times. «Possiamo solo immaginare perché mio padre sia stato arrestato. Penso che neanche mio padre lo sappia».

Inizialmente le autorità hanno negato a Zhou la possibilità di incontrare il suo avvocato. Poi, il 25 maggio, il giorno prima di un incontro programmato in videoconferenza, la polizia ha chiamato l’avvocato per annullare l’incontro, citando problemi relativi a «condizioni meteorologiche».

«In quei giorni non c’erano condizioni meteorologiche estreme e l’attrezzatura per le riunioni […] è solo un software che installano presso l’ufficio di polizia e una telecamera: pioggia e vento non dovrebbero avere alcun impatto su di loro – ha detto Zhou You – Stanno semplicemente trovando una scusa per impedirci di vederlo».

Fortunatamente la vicenda della famiglia ha attirato l’attenzione del deputato Gus Bilirakis (R-Fla.), che ha scritto una lettera al leader cinese Xi Jinping chiedendo il rilascio di Zhou.

Bilirakis, che presiede il Congressional International Religious Freedom Caucus ed è membro della Tom Lantos Human Rights Commission, ha parlato molto bene della famiglia e afferma di voler fare tutto ciò che è in suo potere per assicurarsi che vengano rilasciati. «Sono davvero imperdonabili alcune delle cose che il Partito Comunista Cinese ha fatto a queste persone meravigliose», ha detto a Epoch Times, riferendosi alla comunità del Falun Gong. «Questo non dovrebbe più succedere, ma è successo».

Il deputato Gus Bilirakis (R-Fla.) durante un’udienza nel Parlamento di Washington, il 14 maggio 2020. (Greg Nash/Pool/Afp via Getty Images)

Nipote di immigrati greci, Bilirakis ha ricordato di avere un membro della famiglia che ha dovuto lasciare la Turchia all’inizio del 1900 durante la persecuzione dei cristiani greco-ortodossi, un’eredità che lo ha aiutato a identificarsi con i praticanti del Falun Gong: «Queste sono persone pacifiche», ha detto, specificando che «dovrebbero avere il diritto di praticare liberamente qualsiasi […] meditazione spirituale. È solo una cosa positiva».

E sembra che la pressione statunitense abbia avuto un impatto sulla situazione. Mezz’ora dopo che Zhou You, il figlio del prigioniero, ha menzionato la lettera di Bilirakis durante una telefonata con dei funzionari giudiziari cinesi, il centro di detenzione ha chiamato l’avvocato per comunicargli una nuova data per incontrare il signor Zhou.

Ad ogni modo, la famiglia di Zhou si è detta preoccupata per le sue condizioni di salute dopo aver ricevuto aggiornamenti dall’avvocato, affermando che l’uomo, che tra poche settimane compirà 60 anni, è apparso emaciato durante l’incontro. Ha anche chiesto al suo avvocato di trasmettere un messaggio a suo figlio: «Resta lì [negli Stati Uniti, ndr] e stammi bene».

La famiglia ha fatto attenzione a non rivelare la notizia ai genitori di Zhou, entrambi affetti da problemi cardiaci e ipertensione, oltre ad altri problemi di salute. Hanno detto loro che Zhou è tornato negli Stati Uniti.

Più in generale, secondo Minghui, nel periodo compreso tra il primo marzo e il 30 aprile, è noto che quasi 2.860 praticanti del Falun Gong hanno subito molestie o arresti da parte della polizia.

La polizia locale nella città natale di Zhou, Dongying, quest’anno ha condotto una campagna per raccogliere le informazioni personali di ogni praticante del Falun Gong, inclusi i loro indirizzi, i dettagli sui veicoli che possiedono e i loro numeri di telefono.

Shengli Oil Field

L’azienda petrolifera statale per cui lavora Zhou, la Shengli Oil Field, che in cinese significa ‘vittoria’, è una grande potenza economica nella regione, che impiega decine di migliaia di lavoratori, tra cui c’erano Zhou e sua moglie You. Per anni, migliaia di dipendenti della Shengli hanno subito perquisizioni domiciliari, detenzione, lavori forzati o incarcerazione per aver continuato a praticare il Falun Gong. Decine di loro hanno perso il lavoro e almeno 11 persone sono morte a causa della persecuzione in corso.

La signora You, ora rifugiata in Florida, ha ricordato che nel 2012 ha trascorso oltre 40 giorni in una «cella nera» gestita direttamente dalla ditta petrolifera, dove è stata quotidianamente sottoposta a materiale di propaganda che diffamava la sua fede.

La signora You Ling, praticante del Falun Gong e moglie di Zhou Deyong, medita vicino alla sua casa a Tampa, in Florida, il 10 giugno 2021. (Per gentile concessione di You Ling)

«Ogni volta che uscivamo per parlare con la gente della persecuzione del Falun Gong, non sapevamo se saremmo tornati», ha raccontato la donna, sottolineando anche che per quasi 20 anni ha ridotto al minimo l’uso del telefono per via della costante sorveglianza del regime.

Anche Shi Ning, una ex ingegnere del data center della Shengli Oil Field, si è rifugiata negli Stati Uniti e ha recentemente rilasciato un’intervista all’edizione americana di Epoch Times. La donna ha raccontato di aver patito quasi otto anni di detenzione nel giro di due decenni.

Parlando del suo calvario in Cina ha ricordato che in un campo di lavoro almeno 100 persone si alternavano giorno e notte per convincerla a rinunciare alla pratica del Falun Gong. Sentiva «grida orribili» quando i praticanti del Falun Gong detenuti nella sua stessa cella venivano tirati fuori uno per uno. Quando è stato il suo turno, le sono state ammanettate le mani dietro la schiena, mentre 11 persone la colpivano ripetutamente sulla testa e sulla vita. Tre giorni dopo, guardandosi in uno specchio, riusciva a malapena a riconoscere il corpo che vedeva riflesso. «La mia testa […] era completamente gonfia. I miei due occhi erano quasi triangolari: non si vedevano i bulbi oculari».

Shi Ning presso la Shengli Oil Field nel 1987. (Per gentile concessione di Shi Ning)

La donna ha anche raccontato di aver iniziato uno sciopero della fame e di essere stata trasferita quattro volte in ospedale per le sue preoccupanti condizioni di salute. Nonostante fosse ricoverata, una guardia una volta la ha colpita con una spranga di ferro dopo averla vista mentre praticava gli eservizi di meditazione del Falun Gong.

Durante quei mesi di brutale detenzione aveva perso circa 29 chilogrammi, quasi metà del suo peso corporeo.

La donna, che ora risiede in New Jersey, ricorda che sono stati periodi segnati dalla confusione e dalla paura.

Rivolgendosi alle autorità del regime comunista cinese ha detto: «Stiamo semplicemente cercando di essere brave persone. Perché ci dovete trattare in questo modo?».

Inoltre, la signora Shi ha ricordato la morte di un’amica che sospetta sia stata vittima del prelievo forzato di organi perpetrato dal regime contro i praticanti del Falun Gong e altri prigionieri. Ha dichiarato che quando la famiglia della donna si è recata in ospedale per vedere il suo corpo, poche ore dopo la notizia della morte, hanno visto delle lacrime scendere sul viso della donna mentre piangevano e chiamavano il suo nome, il che indicava che era ancora viva.

La famiglia ha quindi pregato i medici dell’ospedale perché l’aiutassero, ma nessuno lo ha fatto; alla fine, il giorno seguente, è effettivamente morta. In seguito suo marito è stato torturato per aver chiesto e preteso chiarimenti sulle cause della sua morte, e due anni più tardi è morto anche lui in circostanze misteriose.

La signora Shi ha ricordato: «Non c’è stata alcun’inchiesta sul caso. Nessuna. Chi ha il coraggio di riferire la verità nella Cina continentale? […] Hanno taciuto di fronte ai crimini».

Dal canto suo Bilirakis, che dieci anni fa è già stato promotore di una risoluzione parlamentare approvata dalla Camera dei Rappresentanti che chiedeva la fine della persecuzione del Falun Gong, afferma che ora è il momento di sottoporne un’altra all’attenzione del Congresso: «Deve essere portata di nuovo in primo piano. Sarà una risoluzione formulata con forza. Non faremo marcia indietro e non ci faremo intimidire dal Partito Comunista Cinese».

 

Articolo in inglese: US Lawmaker Calls on Chinese Regime to Free Detained Relative of Falun Gong Adherents



 
Articoli correlati