Il 30 giugno 2019 Donald Trump è diventato il primo presidente statunitense ad aver messo piede in Corea del Nord, dopo che il leader nordcoreano Kim Jong Un lo ha invitato ad attraversare il confine, lungo la cosiddetta zona demilitarizzata.
L’ingresso, definito «veramente storico» dal presidente sudcoreano Moon Jae-in, è una manifestazione senza precedenti di rispetto e amicizia tra Stati Uniti e Corea del Nord; tanto da aver lasciato di stucco molti opinionisti politici.
The moment President Trump meets Chairman Kim at the DMZ and becomes the first sitting President to enter North Korea: pic.twitter.com/VwqGAEmmxz
— The White House (@WhiteHouse) June 30, 2019
L’incontro è avvenuto in occasione della visita di Trump in Corea del Sud, in seguito alla conclusione del G-20 di Osaka, in Giappone.
In un primo momento, Trump e Kim si sono stretti la mano esattamente in corrispondenza del confine tra la Corea del Sud e quella del Nord, tracciato in seguito all’armistizio del 1953, che aveva decretato la fine della Guerra di Corea.
Dopo la stretta di mano, Trump ha varcato il confine e i due leader hanno camminato insieme per alcuni metri nel territorio della Corea del Nord.
Dopo l’ingresso in Corea del Nord, Trump ha dichiarato: «Il mondo sta guardando, ed è un momento molto importante per il mondo. Sono onorato che tu mi abbia chiesto di attraversare questa linea. E sono fiero di averla oltrepassata».
Kim – che è apparso piuttosto rilassato – ha affermato di essere venuto a incontrare Trump con l’intenzione di «porre fine allo sventurato passato» e che se non fosse per «l’eccellente rapporto che intercorre tra noi» questa occasione non ci sarebbe stata.
Trump ha espresso un sentimento simile e ha affermato che la sua relazione personale con Kim è rimasta forte. Ha poi descritto l’incontro come un «momento storico».
Dopo la breve passeggiata in Corea del Nord, entrambi i leader hanno attraversato il confine alla volta della Corea del Sud, dove il presidente Moon ha accolto calorosamente Kim Jong Un. I tre leader sono quindi entrati nella ‘Casa della libertà’, anche nota come ‘Casa della Pace’, dove si è svolto un incontro bilaterale tra Trump e Kim che è durato oltre 45 minuti.
Dopo l’incontro Trump ha annunciato ai giornalisti che entrambe le parti «formeranno dei team, che si incontreranno nelle prossime settimane. Inizieranno un processo e staremo a vedere cosa accadrà».
Quando gli è stato domandato se avrebbe invitato Kim alla Casa Bianca, Trump ha risposto: «Lo inviterò di sicuro».
Ha poi precisato che le sanzioni contro la Corea del Nord rimangono ma che «a un certo punto dei negoziati le cose possono cambiare».
Dopo essere decollato alla volta di Washington, il presidente americano ha definito «meraviglioso» l’incontro avuto con il leader nordcoreano. Per la precisione ha scritto sul suo account Twitter: «Lascio la Corea del Sud dopo un meraviglioso incontro con il presidente Kim Jong Un. Ho poggiato il piede in suolo nordcoreano, un momento importante per tutti, e un grande onore!».
Quello del 30 giugno è stato il terzo incontro tra Trump e Kim in poco più di un anno. Il secondo si è svolto 4 mesi fa ad Hanoi, in Vietnam.
Il Tweet che ha siglato l’incontro
Il 29 giugno, alcune ore prima di dirigersi da Osaka a Seoul, Trump ha comunicato a Kim la propria volontà di incontrarlo tramite Twitter.
After some very important meetings, including my meeting with President Xi of China, I will be leaving Japan for South Korea (with President Moon). While there, if Chairman Kim of North Korea sees this, I would meet him at the Border/DMZ just to shake his hand and say Hello(?)!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) June 28, 2019
Il leader nordcoreano ha dichiarato di aver interpretato l’invito come «un segnale della sua [di Trump] volontà» di lavorare verso un nuovo futuro, ha poi aggiunto che sarebbe onorato di ricevere Trump nella capitale Pyongyang.
Bonnie Glaser, esperta di Asia presso il Center for Strategic and International Studies, ha dichiarato al quotidiano sudcoreano Chosun Ilbo: «Dopo mesi di impasse nei negoziati, e scarsi contatti tra gli Stati Uniti e la Corea del Nord, sembra che ci sia sotto qualche manovra diplomatica. Non è chiaro se la visita di Xi a Pyonyang abbia svolto un ruolo, o quali altri fattori siano in gioco».
Perché la pace sia duratura
In passato Trump aveva criticato i reportage dei «Fake news media» per non aver documentato i cambiamenti avvenuti nella zona demilitarizzata tra le due Coree in seguito all’incontro di giugno 2018, prima del quale c’erano «grandi conflitti».
Il presidente statunitense ha dichiarato: «La Corea del Nord e quella del Sud sono entrambe in condizioni molto migliori rispetto a due anni e mezzo fa. […] In America pensavano che fossi un grezzo guerrafondaio. Pensavano che se fossi stato eletto, entro un anno sarebbe scoppiata la Terza guerra mondiale».
La zona demilitarizzata – una striscia di terra lunga 257 chilometri e larga 4 – è stata creata come cuscinetto tra le due Coree dopo l’armistizio del 1953, al termine della Guerra di Corea.
Sebbene tecnicamente le due Coree siano ancora in guerra, il 27 aprile 2018 Kim e Moon hanno firmato la Dichiarazione di Panmunjom, con la quale hanno messo nero su bianco la volontà di rendere «permanente» e «solida» la pace della penisola coreana. La storica Dichiarazione è inoltre stata accompagnata da un accordo per la denuclearizzazione dell’intera penisola.
Prima della firma della Dichiarazione, Kim ha invitato Moon ad attraversare il confine lungo la zona demilitarizzata. Moon ha poi ricambiato l’invito, che Kim ha accettato, divenendo così il primo leader della Corea del Nord a mettere piede in Corea del Sud dopo la Guerra di Corea (1950-53).
La guerra della penisola coreana è costata la vita a 36 mila 574 americani che hanno combattuto per prevenire la propagazione del comunismo in Corea, spinto dall’Unione Sovietica e dal Partito Comunista Cinese.
Si stima che durante la Guerra di Corea siano morti oltre un milione di cinesi. La Corea del Sud ha perso invece circa un milione di civili e 217 mila militari per combattere contro Kim Il Sung, il nonno di Kim Jong Un, che voleva invadere il Sud della penisola. Per quanto riguarda la Corea del Nord si stima che la sanguinosa guerra sia costata la vita a 600 mila civili e 406 mila militari.
Articolo in inglese: Trump Becomes First American President to Set Foot in North Korea
Per saperne di più:
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L’Iran cerca di provocare Trump