Che l’Italia non sia il Paese ideale per chi cerca lavoro o intende avviare un’impresa non è una novità, è questa la principale ragione per cui il Belpaese è risultato 80esimo nell’Indice globale della libertà economica per il 2019, stilato dall’Heritage Foundation.
Secondo l’autorevole indice, la libertà economica in Italia è lievemente diminuita rispetto al 2018 a causa di un forte calo dell’efficienza del sistema giudiziario e a causa della diminuzione del livello di stabilità monetaria. D’altra parte i ricercatori hanno anche rilevato notevoli miglioramenti sotto il profilo dell’integrità del governo, della spesa pubblica e della salute fiscale, che non sono tuttavia stati sufficienti per risollevare la preoccupante condizione della terza economia dell’eurozona.
Contando solo i Paesi appartenenti all’Europa geografica, l’Italia si è piazzata al 36esimo posto su 44 Paesi, seguita solamente da Bosnia, Croazia, Montenegro, Moldavia, Russia, Bielorussia, Grecia e Ucraina.
Ad ogni modo, secondo gli economisti dell’Heritage Foundation, nonostante la volatilità economica e politica, l’Italia continua a registrare una crescita moderata. Tuttavia l’economia risulta essere mutilata dalle ingerenze politiche, dalla corruzione, dalla mala gestione delle finanze pubbliche, da un debito pubblico straordinariamente elevato, dall’eccessiva pressione fiscale e dagli impedimenti strutturali alla crescita economica, come l’inefficienza del mercato del lavoro, la lentezza dell’apparato giuridico e la debolezza del settore bancario.
Inoltre sembra che la complessità delle regolamentazioni e gli oneri eccessivi per gli imprenditori abbiano spinto una considerevole porzione delle attività economiche nel settore informale.
I numeri dell’Italia in sintesi
- Si stima che la corruzione e la criminalità organizzata costino ogni anno circa 60 miliardi di euro alle casse dello Stato.
- Complessivamente le tasse ammontano al 42,9 percento del reddito nazionale lordo.
- Il debito pubblico dell’Italia ha raggiunto il 131,5 percento del prodotto interno lordo.
- Il tasso di disoccupazione è pari all’11,2 percento.
- L’inflazione è pari all’1,3 percento.
- Il punteggio ottenuto dall’Italia nell’Indice globale della libertà economica è di 62,2 mentre la media dei Paesi europei è 68,6 e la media mondiale 60,8. L’Italia si trova nella fascia dei Paesi considerati ‘moderatamente liberi’.
- I settori più critici dell’economia italiana continuano a essere l’efficienza del sistema giudiziario, l’integrità del governo, la spesa pubblica, la pressione fiscale, la libertà del lavoro e la libertà finanziaria
Il quadro globale
Osservando la mappa del mondo redatta in base all’Indice della libertà economica, si nota immediatamente che la situazione dell’economia mondiale è tutt’altro che rosea. Sono solo 6 i Paesi ad aver ottenuto oltre 80 punti e che possono quindi essere definiti ‘liberi’: Hong Kong, Singapore, Nuova Zelanda, Svizzera, Australia e Irlanda.
Nella fascia dei Paesi ‘quasi liberi’ sono inclusi invece 29 Paesi, tra cui l’Inghilterra (78,9), gli Stati Uniti (76,8), la Germania (73,5) e il Giappone (72,1).
La fascia delle nazioni ‘moderatamente libere’ ospita invece 59 Paesi e include nazioni come la Jamaica (68,6), la Romania (68,6), la Spagna (65,7), il Portogallo (65,3), la Francia (63,8), l’Italia (62,2) e la Tanzania (60,2)
Il gruppo più folto è invece quello delle nazioni ‘essenzialmente non libere’, che include la Russia (58,9), la Cina (58,4), la Grecia (57,7), l’India (55,2), il Brasile (51,9) e l’Iran (51,1).
L’ultimo gruppo è infine quello dei Paesi dove vige uno stato di ‘repressione economica’, gli ultimi tre Paesi della classifica sono in sequenza Cuba (27,8), Venezuela (25,9) e Corea del Nord (5,9).
La ricetta degli esperti per favorire la libertà economica
Secondo gli analisti, l’Indice dimostra che i migliori risultati economici vengono raggiunti attraverso riforme politiche che limitano l’ingerenza dei governi nella vita dei propri cittadini e creano un ambiente favorevole allo sviluppo del settore privato. A tal proposito la pressione fiscale, la spesa pubblica e la salute fiscale sono tra i fattori chiave sui quali operare per ridurre l’ingerenza dello Stato nella vita dei cittadini. Come nel caso dell’Italia, è poi assolutamente indispensabile un apparato burocratico snello ed efficiente, oltre che leggi chiare, un minor numero di processi e sentenze più rapide.
Il documento stilato dalla Heritage Foundation sottolinea inoltre che gli stipendi delle persone che vivono nei Paesi considerati economicamente ‘liberi’ o ‘quasi liberi’ sono mediamente più che doppi rispetto al resto del mondo, e oltre 6 volte superiori a quelli di chi vive nei Paesi ‘repressi’ da un punto di vista economico.