La torre di Babele del mondo moderno

Di James Sale

Dopo il movimento illuminista del diciottesimo secolo è diventato sempre più difficile parlare di miti e di mitologia, poiché il mondo sembra essere sempre più assetato di conoscenze scientifiche. Oggi le persone vogliono solamente i ‘fatti’ e guardano con sospetto tutto il resto. Tuttavia, i fatti stessi non sempre sono ciò che sembrano.

L’umanità ha perso la capacità di distinguere i fatti dalla verità, e addirittura sembra che nella società post-moderna non ci sia posto per la verità. Per questo è importante comprendere che non sono i fatti che rendono potenti e accettati i miti e le religioni, ma che piuttosto il loro valore deriva dall’essere veri, che è un concetto completamente differente.

Si guardi ad esempio alla celebre storia di Re Artù e la tavola rotonda: la sua verità è indipendente dall’esistenza storica di Re Artù. Inoltre, il fatto che Artù sia esistito o meno è quasi irrilevante rispetto alla sua storia.
Come afferma Northrop Frye: «un mito è pensato non per descrivere degli eventi ma per rappresentarli in modo che il loro significato non sia limitato alla situazione specifica. La sua verità è all’interno della sua struttura e non all’esterno». Le cose più importanti della vita sono invisibili e non sono soggette ai «fatti»: l’amore è invisibile, i valori sono invisibili e anche l’anima è invisibile.

Parlando di questo ultimo punto – cioè del fatto che l’uomo ha veramente un’anima – l’intera storia del genere umano, sin dalle origini, testimonia questa realtà. Tuttavia, nonostante il fatto che l’anima esista realmente, la sua esistenza non può essere accertata completamente da un punto di vista scientifico.

Bisogna voltare lo sguardo alle leggende del passato, che rivelano profonde verità riguardo sé stessi e la condizione umana sulla terra, e che possono aiutare l’umanità a non commettere gravi errori; errori che nel contesto moderno potrebbero avere conseguenze apocalittiche.

La Torre di Babele

Analizzando la celebre storia della Torre di Babele contenuta nella Bibbia, che viene narrata nei primi nove versi del capitolo 11 della Genesi, si può notare innanzitutto che si trova subito dopo la storia del grande diluvio, ciò significa che è l’ultimo grande evento preistorico prima dei fatti più ‘storici’ che iniziano con Abramo e la creazione della razza ebraica.

La storia racconta che l’intera terra aveva «un solo linguaggio e poche parole» quando il genere umano si stabilì in Oriente, nella terra di Shinar. Sembra che il nome «Shinar» abbia due significati etimologici: il primo coincide con intense emozioni negative o con l’esperienza della violenza, mentre nella seconda accezione significa essere molto spaventati. Quest’ultima definizione sembra più plausibile dato che gli uomini vivevano nella continua paura di «perdersi nel mondo», e per questo volevano anche «creare un nome per loro stessi».

Farsi un nome, una reputazione ed essere famoso veniva considerato un antidoto per quella paura di smarrirsi, annichilirsi ed essere ridotti al nulla, in altre parole una paura esistenziale.

Così decidono di contrastare la propria impotenza e paura costruendo una città alta come i Cieli. Per farlo non usano prodotti naturali come la pietra (creata da Dio), ma si servono significativamente di materiali artificiali, come ad esempio i mattoni.

Dio vede questa costruzione e scende appositamente sulla terra per osservarla e (nella Nuova Versione Standard Americana del 1973) conclude: «Ecco, essi sono un sol popolo e hanno una sola lingua; e questo è solo l’inizio di ciò che faranno; e nulla di ciò che si proporranno di fare sarà impossibile per loro».
Quindi Dio, per prevenire questo, confonde le lingue del mondo e sparge i popoli, il che impedisce il completamento della struttura, dato che gli esseri umani non possono più comunicare efficacemente tra loro.

Allontarsi da Dio

«La Torre di Babele», 1563, di Pieter Bruegel il vecchio. Museum of Art History, Vienna. (Public Domain)

Fondamentalmente, la storia della Torre di Babele parla del concetto di eresia: un mito alternativo che semplicemente non porta da nessuna parte e confonde il genere umano.

Essenzialmente quest”eresia’ afferma che gli esseri umani sono esseri perfettibili, creature simili a Dio, le cui speranze e aspirazioni possono realizzarsi tramite le azioni umane, e che il mezzo principale per riuscirsi è l’educazione. L’educazione che guiderà il genere umano verso un domani migliore.

Si tratta di un concetto opposto al pensiero delle civiltà antiche: nel passato Greci, Egizi e Indiani (solo per menzionare tre antiche culture) credevano che il mondo fosse caduto e degenerato dall’età dell’Oro in cui si trovava, e che fosse diretto verso una brutale età del Ferro.
Regressione quindi e non progresso, è stato questo il cammino della storia umana. Ma chiaramente, coloro che costruiscono la Torre di Babele credono che l’età dell’Oro si trovi nel futuro.

Quelli che costruiscono un mondo «perfetto»

Prendiamo un remoto ed arcano esempio di coloro che credevano nella perfettibilità umana: l’eresia Pelagiana del IV e V secolo. Questa eresia, che riemerge costantemente nel Cristianesimo in varie forme, nega l’assunto che è solo per grazia di Dio e non per volontà umana che è possibile trovare la salvezza. Pelagio sosteneva che gli umani, con la loro forza di volontà, potessero evitare di essere malvagi e mantenere una condotta di bontà.

Prescindendo dalla teologia Cristiana, è possibile ritrovare nella parola greca «hubris» l’idea secondo cui l’uomo può diventare divino e buono senza l’aiuto di Dio o degli dei. Zeus infatti non avrebbe apprezzato la cosa, e quasi sicuramente l’avrebbe punita.

Ma se questo esempio può sembrare un po’ troppo remoto, allora si consideri qualcosa di più recente: il marxismo e la sua derivazione, il comunismo. È stato spesso osservato che il comunismo è una religione, ma una religione senza Dio. È un perfetto esempio di quella secolarizzazione che è la Torre di Babele, il cui orientamento si può riassumere in una sola parola: progresso.

Il Comunismo postula che l’uomo non ha bisogno di Dio; può creare il proprio proprio sistema di valori, la propria moralità e i propri obiettivi. Questo senso di alienazione da Dio o dagli dei ha influenzato molto la nostra cultura a partire dal diciannovesimo secolo.
Il progresso marxista è rappresentato dalla società senza classi: una pura utopia e la pura perfezione dell’umanità. Un mito razionalista e puramente falso.

Certamente, il socialismo riflette – o potremmo dire «scimmiotta» – questo tipo di pensiero marxista, come fa in maniera contro intuitiva anche l’attuale «liberalismo progressista». Il filosofo John Gray ha commentato: «ciò che lascia attoniti è come la filosofia liberale di mercato, che è alla base della globalizzazione, si avvicini al marxismo. Entrambe sono essenzialmente delle religioni secolari, nelle quali le fantasie e speranze escatologiche del Cristianesimo vengono modificate in chiave illuminista».

Sono tutti impegnati nella costruzione del mondo perfetto, ma senza alcun riferimento a Dio o agli dei: una vera e propria Torre di Babele.

Una metafora del mondo odierno

“Torre di Babele”, 1594, di Lucas Van Valckenborch. Museo del Louvre. (Public Domain)

La condizione quintessenziale di tutte le società occidentali è connessa alla parola «babel», nella sua accezione etimologica proveniente dal verbo ebraico (balal), che significa confondere o mescolare, ed è piuttosto simile al termine «balbettare». Si manifesta come confusione, frammentazione, polarizzazione, assenza di valori universalmente accettati e con il fatto che il proprio ego viene messo sul trono e venerato come Dio.

Si consideri ad esempio che mai prima d’ora c’è stata una tale trasmissione di informazioni e così poca comunicazione; in questo modo si finisce per parlare a sé stessi, senza ascoltatori. Nel frattempo la tecnologia, gemella della scienza, promette ancora più utopia davanti a sé: IA, robotica, cura per il cancro, la vita su Marte, vivere fino a 150 o 200 anni e altre fantasie. Sembrano esserci due facce della stessa medaglia: su una faccia c’è la completa frammentazione, dall’altra l’illusione – il mito moderno – che tutto andrà bene perché la tecnologia ci salverà.

Verso la fine del 19esimo secolo, L.L. Zamenhof pubblicò il primo libro in Esperanto, una lingua artificiale (ancora oggi parlata da circa 2 milioni di persone come seconda lingua in 115 paesi) che cercava di superare la maledizione di Babele – la maledizione che impediva agli umani di poter fare ciò che Dio o gli dei gli avevano impedito di fare. Ma quel tipo di linguaggio si è dimostrato inadeguato al compito.

Il vero linguaggio per invertire gli effetti di Babele è stato creato nel 20esimo secolo e sta fiorendo proprio oggi, nel 21esimo: è ovviamente il linguaggio digitale parlato dai nostri computer e cellulari e da quasi ogni altro dispositivo elettronico: frigoriferi, macchine, missili, o altro. Alla fine il genere umano ha trovato un linguaggio che tutti comprendono e come risultato può fare enormi passi avanti nella costruzione della nuova e ultima Torre di Babele.

Ed è proprio qui che risiede il pericolo. L’umanità crede di poter sconfiggere Dio e sottomettere la sua volontà.

Certamente i secolaristi non credono in Dio o negli dei, ma anche John Gray – un filosofo ateo – affermò: «I pensatori secolari hanno abbracciato un credo che è ancora più staccato dagli aspetti basilari della vita di qualsiasi altro mito religioso».

In altre parole, la costruzione della Torre di Babele è un esempio di un errore colossale che avrà gravi conseguenze. Ayn Rand l’ha espressa in questo modo: «possiamo evadere la realtà, ma non possiamo evadere le conseguenze della realtà». Ecco il punto: il sogno moderno di progresso non è per l’appunto che un sogno, una fantasia, un falso mito che deve essere riconosciuto per quello che è.
D’altro canto la Torre di Babele è un mito duraturo che racconta una storia vera. E per trovare una soluzione alla situazione attuale bisogna andare dritti alla radice del problema: i «fatti» hanno sostituito la «verità».

Quando le persone e la cultura iniziano a dare importanza alla verità, allora i fatti riprendono il loro posto all’interno dello schema normale delle cose, e le utopie fantasiose e pericolose iniziano a recedere. Allora si potranno guardare i miti tradizionali con nuovi occhi, nuovo cuore e nuove menti, e abbracciare la loro verità.

James Sale è un uomo d’affari inglese la cui compagnia, Mappe Motivazionali LTD opera in 14 paesi. È autore di oltre 40 libri sul managment e l’educazione per grandi editori come Macmillan, Pearson e Routledge. Come poeta ha vinto il primo premio nel concorso nella Società dei Poeti Classici del 2017.

 

Articolo in inglese: The Tower of Babel We Build

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