La Cina contrattacca Hong Kong: «Amplieremo il sistema del credito sociale»

Stando alle linee guida recentemente annunciate dal regime di Pechino, il Pcc ha intenzione di implementare il sistema di credito sociale nelle regioni a statuto speciale di Hong Kong e Macao.

Difatti in Cina continentale il governo ha già messo in moto da anni un sistema che monitora ogni attività di ogni singolo cittadino, dai comportamenti negli spazi pubblici agli acquisti on-line (oltre che alle idee politiche sostenute sui social), assegnando ad ognuno un punteggio di «affidabilità». In base al punteggio, le autorità locali compilano una lista nera di individui che hanno un ‘cattivo comportamento’, ai quali vengono negati vari servizi pubblici, come la possibilità di acquistare un biglietto del treno o prendere un volo aereo.

Il sistema, che è stato programmato e fatto partire nel 2014, dovrebbe coprire l’intero territorio cinese nel 2020. In seguito al suo ulteriore sviluppo, si sono alzate varie voci critiche che, non a torto, sostengono che una tale sorveglianza potrebbe essere usata dalle autorità per monitorare e letteralmente bloccare individui politicamente scomodi oltre che i più noti ‘dissidenti’.

Il 5 luglio, il governo provinciale della provincia di Guangdong (Canton) ha emesso un piano d’azione triennale (2018-2020) per lo sviluppo della Grande Area della Baia Guangdong-Hong Kong-Macao. Il progetto intende mettere in pratica l’ambizione del regime di costruire un grande polo tecnologico sul delta del Fiume delle Perle, tale da collegare e integrare nove città del sud della Cina (provincia del Guangdong) con le regioni di Macao e Hong Kong.

Difatti Macao e Hong Kong, ex colonie europee, sono tornate sotto la sovranità nazionale della Cina in seguito alle promesse di Pechino di garantire un alto grado di autonomia e libertà nel noto accordo denominato «un Paese, due sistemi» (che significa che pur appartenendo allo stesso territorio, la regione autonoma si differenzia per un sistema politico differente: in Cina il governo del Pcc, ad Hong Kong libere elezioni, più libertà di stampa e più democrazia).

Tuttavia i residenti di Hong Kong si sono lamentati del fatto che negli ultimi vent’anni, cioè da quando la città è tornata sotto alla giurisdizione cinese, l’influenza soverchiante di Pechino e del Partito Comunista Cinese ha colpito la politica locale, l’istruzione e la libertà di stampa. Anche gli abitanti di Macao, negli ultimi anni, hanno chiesto il suffragio universale per le elezioni dei più alti rappresentanti della città.

In questa situazione critica si colloca il nuovo piano di azione di Pechino che elenca cento voci, tra le quali spiccano la costruzione di industrie moderne competitive a livello internazionale, il migliorare le condizioni di vita e l’ambiente imprenditoriale e l’accelerare il processo di apertura di «un nuovo fronte», uno slogan del partito che si riferisce alle riforme economiche.

Proprio in questa sezione si è parlato del sistema di credito sociale, che, una volta introdotto nell’Area della Grande Baia, permetterebbe di «sperimentare l’implementazione di un sistema di credito di premi e sanzioni per le imprese».

In un altro documento rilasciato dalle autorità della provincia del Guangdong, sempre il 5 luglio, le autorità hanno spiegato che il piano mira a sviluppare ulteriormente il modello «un Paese, due sistemi» e a integrare «il sistema di credito e condivisione delle informazioni» tra le regioni del Guangdong di Hong Kong e Macao.

Due agenzie governative del Guangdong, insieme alla filiale della Banca centrale cinese della città di Guangzhou e alla Banca Popolare Cinese, avranno il compito di rendere possibile il sistema di credito sociale. Tuttavia i documenti non hanno offerto altri dettagli.

Sulla pagina Facebook (social media che in Cina continentale è bandito) del canale di notizie via cavo di Hong Kong i-Cable, molti utenti hanno lasciato commenti che esprimono la preoccupazione che anche gli abitanti di Hong Kong potrebbero essere soggetti al sistema di punteggio sociale individuale (già in vigore nel continente), sebbene i documenti cinesi non facciano riferimento a tali piani specificatamente per Hong Kong (per ora si parla di credito sociale solo per le imprese).

Un utente col nickname ‘Cloud Ip’ ha scritto: «È la fine del mondo». Un altro chiamato ‘Sau Saam’ ha scritto che «il sistema di credito sociale in Cina è, in realtà, un nuovo sistema di schiavitù» e ancora un’altra di nome ‘Ada Lee’, scherzando, ha scritto: «Perciò se ti tolgono dieci punti per ogni volta che partecipi ad una marcia, alla fine non puoi più nemmeno andare all’estero».

A Hong Kong, nel mese scorso si sono tenute grandi proteste di massa, a cui hanno partecipato milioni di persone che si sono opposte alla controversa proposta di legge sull’estradizione, che consentirebbe a qualsiasi Paese, inclusa e in particolare la Cina continentale, di chiedere l’estradizione di persone sospette. Molti sono preoccupati che se il disegno di legge dovesse passare, eroderebbe l’indipendenza giudiziaria della città e metterebbe fine al modello «un Paese, due sistemi» stipulato venti anni fa per garantire e custodire la democrazia nella città.

 

Articolo in inglese   China Plans to Implement Credit System in Hong Kong, Macau

 
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