La Campagna dei cento fiori e il massacro degli intellettuali cinesi

Coloro che avevano espresso critiche verso Mao e il Pcc vennero bollati come 'reazionari di destra'; la Campagna dei cento fiori lasciò così il passo alla Campagna anti-destra.

Di Jack Phillips

Tutti i regimi tirannici della storia hanno represso il dissenso politico, eliminando innanzitutto la nobiltà, gli intellettuali e coloro che erano portatori della cultura tradizionale. Ma il leader comunista cinese Mao Zedong si è vantato di aver fatto un’ulteriore passo avanti.

Tra la fine degli anni ’40 e l’inizio degli anni ’50, Mao promosse la lotta di classe instillando un clima di paura e terrore. Le false promesse di Mao spinsero i contadini cinesi a scagliarsi contro i proprietari terrieri. In alcune aree i processi pubblici divennero la norma e i contadini politicizzati di Mao divennero giudici, giuria ed esecutori dei proprietari terrieri cinesi. Gli storici ritengono che in questa brutale campagna politica, nota come la riforma agraria di Mao, siano state massacrate da un minimo di alcune centinaia di migliaia di persone fino a un massimo di diversi milioni.

In questo clima di terrore e repressione gli intellettuali sopravvissuti sembravano non avere il coraggio e la forza per denunciare il Partito Comunista.
Ma la situazione cambiò quando il leader sovietico Nikita Krushchev denunciò il suo predecessore totalitario, Joseph Stalin. Questo fatto spinse Mao ad agire, dato che il regime cinese stava adottando modelli economici molto simili a quelli dell’Unione Sovietica di Stalin.

Citando un famoso poema cinese, Mao affermò: «Che cento fiori fioriscano, che cento scuole di pensiero gareggino». Fu così che nel 1956 venne istituita la cosiddetta ‘Campagna dei cento fiori’, che incoraggiava gli intellettuali a criticare la leadership del Partito Comunista Cinese e ad offrire soluzioni in materia di politica nazionale.

Secondo la rivista Smithsonian, l’allora premier cinese Zhou Enlai dichiarò: «Il governo ha bisogno di critiche da parte della sua gente. Senza queste critiche il governo non sarà in grado di operare come una dittatura democratica del popolo. […] Dobbiamo imparare dai vecchi errori, accettare ogni forma di sana critica e fare il possibile per dare delle risposte a queste critiche».

Ma lungi dall’essere un vero tentativo di correggere gli eccessi del sanguinoso regime, la Campagna dei cento fiori si trasformò nel più grande attacco contro gli intellettuali della storia, dato che le centinaia di migliaia di persone che ebbero il coraggio di esprimere la propria opinione vennero puntualmente identificate e schedate dal Pcc.

Mao Zedong alla Conferenza suprema di stato, Maggio 1956
(Foto di Dominio Pubblico)

Intellettuali di ogni estrazione, tra cui avvocati, accademici, scienziati, scrittori e altri, presero parte al movimento, e criticarono apertamente i funzionari comunisti per i bassi standard di vita della popolazione, per la corruzione, per l’essere divenuti «servi del modello Sovietico» e perché «i membri del partito [godevano] di molti privilegi che li rendevano una razza a parte», come scrisse il celebre sinologo Jonathan D. Spence nel suo libro The Search for Modern China.

Vennero appesi in tutta la Cina manifesti che denunciavano l’operato del regime comunista e criticavano i membri del Partito.
Nel 1957, milioni di lettere furono inviate all’ufficio del premier Zhou e agli uffici di altre autorità comuniste. Alcune persone organizzarono manifestazioni, pubblicarono manifesti e persino articoli critici.

Un professore universitario scrisse una lettera aperta affermando: «I membri del Partito, a causa della loro favorevole posizione di leadership sembrano godere a tutti gli effetti di privilegi eccessivi».

Mentre una lettera scritta dal direttore del quotidiano Guangming Daily affermava che dopo il 1949, «gli intellettuali appoggiarono calorosamente il Partito ed accettarono la leadership del Partito. Ma negli ultimi anni le relazioni tra il Partito e le masse non sono state buone e sono divenute un problema della nostra vita politica che ha urgente bisogno di un riadattamento. Dov’è la chiave del problema? Secondo me … penso che un partito che guida una nazione non sia lo stesso di un partito che possiede una nazione; il popolo sostiene il Partito, ma i membri del popolo non hanno dimenticato di essere i padroni della nazione».

La scrittrice Jung Chang, autrice dell’opera ‘Mao. La storia sconosciuta’ ha spiegato con le seguenti parole la logica alla base del movimento:

«È passato un anno prima che gli intellettuali trovassero il coraggio di rispondere all’appello di [Mao]; prima criticarono i modelli imposti all’istruzione, poi le critiche si estesero al sistema socio-politico generale. Il sistema educativo è stato fortemente criticato per aver copiato meccanicamente i modelli dell’Unione Sovietica, per la ristrettezza dei programmi di insegnamento, per l’abbandono e la repressione delle scienze sociali e per il fatto che il Marxismo-Leninismo fosse sostenuto come dottrina ortodossa ed accettato senza possibilità di contraddittorio. … Le più ampie critiche sociali si sono concentrate invece sul ruolo autoritario del Partito in tutti i processi decisionali, sul crescente divario tra i membri del Partito e il resto della popolazione, e sui vari abusi di privilegio della nuova élite politica».

Per Mao e la sua cerchia le aspre critiche non promettevano nulla di buono, così stabilirono che questo genere di commenti oltrepassava il livello di «sana critica»e in seguito Mao condannò le lettere come «dannose e selvagge».

Alla fine, a metà del 1957, le critiche non potevano più essere tollerate.

Coloro che avevano espresso critiche verso Mao e il Pcc vennero bollati come ‘reazionari di destra’; la Campagna dei cento fiori lasciò così il passo alla Campagna anti-destra nell’estate del 1957.

Mao diede l’ordine di arrestare gli elementi reazionari di destra, al fine di giustiziarli o di ‘rieducarli’ nei campi di lavoro. Dopodiché proclamò la vittoria del Partito comunista, sostenendo che la campagna aveva «stanato i serpenti dalle loro tane». Tra le 300 e le 550 mila persone furono identificate come reazionari di destra, molti dei quali erano intellettuali, artisti, scienziati e scrittori.

L’operato di Mao fu paragonato a quello del primo imperatore cinese Qin Shi Huang, che oltre 2 mila anni prima seppellì vivi centinaia di studiosi ed intellettuali.

Ma nel 1958, durante un discorso con i funzionari del Pcc, Mao affermo di aver fatto un passo avanti rispetto a Qin: «Lui seppellì vivi 460 studiosi; noi ne abbiamo seppelliti vivi 46 mila… Voi [intellettuali] ci insultate dicendo che siamo come Qin Shi Huang. Avete torto. Abbiamo superato di cento volte Qin Shi Huang».

Secondo alcuni studiosi, come Jung Chang e lo storico Clive James, la Campagna dei cento fiori è stata un inganno sin dall’inizio, che aveva per l’appunto lo scopo di stanare i cosiddetti reazionari di destra e i controrivoluzionari, offrendo a Mao e al Pcc un nuovo nemico da eliminare. Anche il medico personale di Mao, Li Zhisui, ha fatto affermazioni simili, sostenendo che la Campagna dei cento fiori era «una scommessa, basata sull’ipotesi che i controrivoluzionari autentici fossero pochi… e che gli altri intellettuali avrebbero seguito le direttive di Mao, esprimendosi solo contro le persone e le pratiche che Mao voleva riformare».

Oggi qualsiasi discussione sulla Campagna Anti-Destra è pesantemente censurata in Cina. Nel 2009 il China Media Project dell’Università di Hong Kong ha sottolineato che le autorità cinesi hanno bollato la Campagna come un «argomento pericoloso» perché tocca «i crimini di Mao Zedong e i gravi fallimenti del sistema politico cinese».

In realtà quella dei Cento fiori non è stata che una delle disastrose e brutali campagne condotte dal Partito Comunista Cinese; un anno dopo infatti, nel 1958, Mao diede inizio al Grande balzo in avanti, una campagna economico-politica disastrosa, che causò la morte di decine di milioni di persone in tutta la Cina.

Il Grande balzo aveva come obbiettivo il rapido aumento della produzione di acciaio cinese, mentre al contempo veniva collettivizzata l’agricoltura. Gli agricoltori furono costretti a fondere i propri attrezzi da lavoro per soddisfare le assurde richieste del Partito comunista; coloro che si opponevano venivano perseguitati. Come risultato interi villaggi e milioni di persone morirono di fame.

Si stima che il comunismo abbia ucciso almeno 100 milioni di persone, ma i suoi crimini non sono stati del tutto puniti e la sua ideologia persiste ancora. Epoch Times cerca di esporre la storia e le ideologie di questo movimento, che è stato fonte di tirannia e distruzione fin dalla sua nascita.

Le opinioni espresse in questo articolo sono le opinioni dell’autore e non riflettono necessariamente le opinioni di Epoch Times

 

Articolo in inglese: The Biggest Anti-Intellectual Movement in History

Per saperne di più:

 
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