Istituti Confucio, come Pechino educa i docenti a diffondere propaganda

Di Sharon Hsu

«Parlate ai vostri studenti delle ferrovie cinesi ad alta velocità. Raccontategli di quanto sono veloci, comode e avanzate. Non discutete di Taiwan e del Tibet con i vostri studenti. Se fanno domande, rispondete loro che c’è una sola Cina e che Taiwan è una parte della Cina. Se vogliono saperne di più, cercate di cambiare argomento».

Queste istruzioni sono state impartite agli ex insegnanti Mike Chen e Sonia Zhao durante una sessione di formazione in Cina, prima che venissero inviati a insegnare la lingua cinese in uno delle centinaia di Istituti Confucio che il Partito Comunista Cinese (Pcc) ha fondato in tutto il mondo.

«Ci è stato detto di questa nobile missione di far rivivere la Cina sulla scena mondiale, e ci è stato fatto intendere che la nostra missione era diffondere la cultura cinese e promuovere immagini positive della Cina nel mondo esterno», ha dichiarato Chen (uno pseudonimo), intervistato dall’edizione americana di Epoch Times.

Busto di Confucio fuori dall’edificio dell’Istituto Confucio nel campus della Troy University, Troy, Alabama, il 16 marzo 2018. (Kreeder13/CC BY-SA 4.0 via Wikimedia Commons)

Gli Istituti Confucio vengono presentati alle università come poli accademici per l’apprendimento della lingua e della cultura cinese.
Dal momento che Pechino fornisce gran parte dei finanziamenti e paga gli stipendi dei docenti, gli Istituti Confucio sono spuntati come funghi da quando nel 2004 è stata lanciata l’iniziativa; oggi sono presenti in oltre 540 campus universitari sparsi in circa 100 Paesi, almeno secondo i dati ufficiali pubblicati da Hanban, il dipartimento del governo cinese – affiliato al Ministero dell’Educazione – che sovraintende al programma degli Istituti Confucio.

Nel solo Regno Unito sono presenti una trentina di Istituti Confucio: il numero più alto in Europa, e il secondo più alto al mondo dopo gli Stati Uniti.

Ma negli ultimi anni, e ancor di più in seguito all’arrivo del virus del Pcc, il programma degli Istituti Confucio sta incontrando forti difficoltà nei Paesi occidentali a causa del timore che tali istituzioni danneggino la libertà accademica e abbiano il deliberato scopo di promuovere il programma e l’influenza globale dell’autoritario regime cinese.

Paesi come Australia, Stati Uniti, Germania e Svezia hanno intensificato i propri sforzi per far chiudere gli Istituti Confucio e le Aule Confucio, ovvero delle propaggini dell’Istituto Confucio che vengono collocate all’interno delle scuole primarie e secondarie.

Addestrati a promuovere il Pcc

Chen ha detto che tutti i docenti di lingua cinese assunti dagli Istituti Confucio devono come prima cosa partecipare a dei seminari di formazione in Cina che durano tra le 6 e le 8 settimane, con tutte le spese pagate, dove i partecipanti imparano a promuovere un’ immagine positiva della Cina.

Prima delle sessioni di formazione, Chen e gli altri partecipanti sono stati portati a visitare alcuni dei più celebri siti turistici cinesi, come ad esempio la Grande Muraglia Cinese, nonché monumenti e musei che mostrano la gloriosa storia della Cina e soprattutto le conquiste conseguite dal Partito Comunista Cinese (Pcc) negli ultimi decenni. Secondo Chen, questi eventi non sono organizzati per rompere il ghiaccio tra colleghi, ma piuttosto per infondere nei nuovi collaboratori un senso di nazionalismo e fedeltà al Partito.

«La maggior parte di noi era giovane, molti appena usciti dall’università. Con tutte le spese pagate, incluse le visite turistiche, e con la prospettiva di lavorare all’estero con uno stipendio da sogno, eravamo tutti di ottimo umore, e recepivamo con allegria tutto quello che ci veniva detto», ha ricordato Chen.

«Le attività, gli scenari e le discussioni hanno suscitato in noi un forte senso di orgoglio per il fatto che la Cina si stava trasformando nel più grande Paese della terra».

Chen è rimasto particolarmente sorpreso nel vedere quanti rinomati docenti e professori erano stati riuniti per istruirli: «Conoscevo i loro nomi solo dai libri di testo».

Anche l’altra ex insegnante Sonia Zhao, che ha partecipato da neolaureata a un ritiro di formazione per gli Istituti Confucio in Cina, ha condiviso un’esperienza simile nel 2011, dopo aver lasciato il suo lavoro presso un Istituto Confucio in Canada, come ha documentato al tempo Epoch Times.

Secondo Zhao, durante la formazione gli era stato insegnato che quando uno studente insiste nel porre una domanda, gli insegnanti devono seguire la linea del Pcc sulla questione, come ad esempio: Taiwan fa parte della Cina, e il Tibet è stato ‘liberato’ dal regime.

Così, una volta avviati, gli Istituti Confucio diventano inevitabilmente piattaforme per la diffusione della narrazione del Pcc.

La pratica spirituale del Falun Gong, il massacro di Piazza Tienanmen e le origini della guerra di Corea sono tra i tanti altri temi considerati tabù dal regime cinese.

Il ‘corretto’ orientamento politico deve essere garantito

Chen, come tutti gli altri partecipanti al seminario, è stato sottoposto a un processo di verifica per accertare che il suo orientamento politico fosse allineato con gli standard del regime: «Se non si è in possesso di un pensiero corretto secondo i loro standard, la candidatura non verrà accettata»

Innanzitutto, ogni candidato docente è tenuto a presentare almeno una referenza della sua università o del suo attuale datore di lavoro, ha detto Chen.

Non è un caso che in un modello per le lettere di referenza ottenuto da Epoch Times e redatto dall’Università di Xiamen, la valutazione del «pensiero politico» del candidato viene raccomandata come la prima voce da inserire, prima ancora delle «capacità di insegnamento» e della «salute fisica e mentale».

Inoltre, la lettera deve essere firmata necessariamente anche dal capo dell’ufficio del Pcc presente nell’istituzione o nell’azienda dove il richiedente studia o lavora. A questo proposito, bisogna sapere che tutte le istituzioni o imprese statali cinesi, come anche le grandi aziende e le scuole, devono necessariamente avere un delegato o un ufficio del Partito Comunista al loro interno che garantisca la correttezza politica dell’organizzazione.

Gli studenti studiano nella loro classe alla scuola elementare Yang Dezhi di Wenshui, nel paese di Xishui nella provincia di Guizhou, nella Cina sud-occidentale, il 7 novembre 2016. Nel 2008, Yang Dezhi è stata designata “scuola elementare dell’Armata Rossa”. Queste scuole sono un esempio estremo dell”educazione patriottica’ promossa dal Partito comunista cinese. (Fred Dufour/AFP/Getty Images)

Peraltro, l’Università di Xiamen è uno dei principali partner universitari del programma Confucio; e attualmente collabora con Hanban al reclutamento e alla formazione del personale docente destinato a 15 Istituti Confucio e 46 Aule Confucio. Nel solo Regno Unito, l’Università di Xiamen è partner degli Istituti Confucio presenti nell’Università di Newcastle, nell’Università di Cardiff e in quella di Southampton.

Anche la signora Zhao ha raccontato di essere stata sottoposta a una procedura di assunzione altamente politicizzata e discriminatoria.

Prima di iniziare a lavorare come docente di lingua cinese presso l’Istituto Confucio dell’Università McMaster in Canada, Zhao ha dovuto firmare un contratto che precisava che i membri dello staff non potevano fare cose sgradite al Pcc, e che affermava esplicitamente che non potevano praticare il Falun Gong.

Tuttavia, la signora Zhao e sua madre praticavano proprio il Falun Gong, una pratica spirituale radicata nella tradizione cinese che dal 1999 viene brutalmente repressa dal regime comunista. Per paura di essere arrestata e detenuta, come era successo a sua madre, Zhao ha nascosto la sua fede e ha firmato il contratto andando contro la sua coscienza.

Ma nel 2011, Zhao ha informato l’Università McMaster delle pratiche di assunzione discriminatorie dell’Istituto Confucio e ha presentato una denuncia formale al Tribunale per i diritti umani. Dal canto suo l’università canadese, dopo non essere riuscita a convincere Hanban a rimuovere i requisiti discriminatori, ha deciso nel 2013 di chiudere l’Istituto Confucio.

Più recentemente, i riferimenti diretti a gruppi dissidenti come il Falun Gong e il Free Tibet sono stati rimossi dai contratti, dice Chen, forse proprio a causa della maggiore consapevolezza a livello internazionale. Ora hanno inserito clausole più generiche che vietano agli insegnanti degli Istituti Confucio di partecipare ad «eventi non approvati dall’Istituto».

«Tutti noi capiamo cosa significa», ha detto Chen. Secondo cui il cambiamento delle espressioni non rispecchia affatto un cambio di atteggiamento.

«Il requisito di una lettera di referenza che mostri il proprio ‘carattere politico’ è ancora in vigore», ha sottolineato l’ex insegnante dell’Istituto.

Investimenti importanti

Sebbene ufficialmente sia sotto la giurisdizione del Ministero dell’Educazione, il consiglio direttivo di Hanban è presieduto da Sun Chunlan, attuale vice primo ministro e membro del potente Politburo (L’ufficio politico del Partito Comunista Cinese). Dal 2014 al 2017, Sun ha diretto il Dipartimento del Lavoro del Fronte Unito, che gestisce grandi operazioni di influenza all’interno e all’esterno della Cina, relazionandosi direttamente con il Comitato Centrale del Partito.

A differenza di altri centri linguistici e culturali internazionali, come il British Council o l’Alliance Française, gli Istituti Confucio sono integrati nelle università che li ospitano, il che consente loro di influenzare con molta più facilità ed efficacia i dibattiti accademici all’interno dei campus.

Di fatto, Pechino spende ogni anno centinaia di milioni di dollari americani per mantenere gli Istituti Confucio e costruirne di nuovi.

Secondo il The Economist, Pechino fornisce dai 100 ai 200 mila dollari all’anno a ogni Istituto Confucio, senza considerare gli stipendi degli insegnanti e le sponsorizzazioni degli eventi. I rapporti annuali di Hanban hanno mostrato che cinque anni dopo l’inizio del progetto, nel 2009 la spesa annuale del programma Confucio aveva raggiunto l’importante cifra di 170 milioni di dollari. Che poi sono diventati 278 milioni di dollari nel 2013; mentre nel 2016 il budget degli Istituti ha superato i 310 milioni di dollari. Complessivamente, dal 2006 al 2016, il regime cinese ha speso oltre 2 miliardi di dollari per gli Istituti Confucio.

Inoltre, gli insegnanti degli Istituti Confucio sono pagati eccezionalmente bene rispetto agli standard cinesi.

Un annuncio pubblico per il reclutamento di alcuni insegnanti per l’Istituto Confucio mostrava che lo stipendio più basso era di mille e 5 cento dollari al mese per una posizione da assistente all’insegnamento, che comprendeva anche un bonus annuale e vari benefici come sussidi per il trasferimento, per i pendolari e per l’affitto di un appartamento.

Secondo Chen, la paga base per un docente degli Istituti Confucio che abbia un esperienza nulla o limitata, è simile a quella che percepisce in Cina un professore associato, che è generalmente in possesso di un dottorato di ricerca e potrebbe avere fino a 10 anni di esperienza nell’insegnamento universitario.

La spesa di Pechino per sostenere le attività di propaganda all’estero non solo ha sollevato molte perplessità e sospetti da parte dell’Occidente, ma ha anche suscitato malumori in molti cinesi, che hanno visto ignorate le esigenze degli studenti nazionali, spesso poverissimi; secondo quanto documentato da un articolo della rivista Foreign Policy pubblicato nel 2014.

A tal proposito, un blogger cinese ha scritto: «Il governo è andato all’estero con il pugno pieno di soldi per aprire scuole, al punto che anche gli americani non lo sopportano».

Chiusure e controlli

Da quando l’Università McMaster ha chiuso il suo Istituto Confucio nel 2013, oltre 50 università tra Canada, Stati Uniti, Australia, Germania, Francia, Svezia, Olanda, Beglio e Danimarca hanno troncato i propri legami con il programma di Pechino.

E gli Stati Uniti ora hanno fatto un ulteriore passo avanti. Lo scorso mese, il Dipartimento di Stato americano ha classificato il Confucius Institute U.S. Center, un’ organizzazione non profit con sede a Washington, come missione straniera della Cina, al fine di rendere chiaro che si tratta di «un’entità che porta avanti la propaganda globale di Pechino e la sua campagna di influenza maligna nei campus degli Stati Uniti e nelle aule» delle scuole.

Ad agosto, il sottosegretario per le questioni di Asia orientale e Pacifico David Stilwell ha dichiarato durante una videoconferenza che designando l’organizzazione come una missione straniera, il governo Trump vuole che «le università, ancora una volta, diano una seria occhiata a ciò che quegli istituti stanno facendo nei loro campus e poi decidano da sole se è qualcosa che sostiene e fa progredire la libertà accademica e i nostri valori democratici o meno».

Con una relazione di febbraio 2019, la Commissione per i diritti umani del Partito conservatore del Regno Unito ha raccomandato al governo britannico di riesaminare con urgenza tutti gli accordi esistenti tra le università britanniche e gli Istituti Confucio e di sospendere ulteriori eventuali partenariati fino al completamento del riesame.

 

Articolo in inglese: How Beijing Grooms Teachers to Spread Propaganda Through Confucius Institutes

 
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