Insider: le forze curde usate da tempo per dividere Stati Uniti e Turchia

Secondo un ex insider del governo turco, l’alleanza tra Stati Uniti e le forze curde, stabilita nel 2014 per eliminare l’Isis dalla Siria, ha danneggiato le relazioni tra Stati Uniti e Turchia, in una regione che rischia ora di finire sotto l’egemonia russa e iraniana.

Erbil Gunasti, ex collaboratore del presidente turco Recep Tayyip Erdogen nonché autore del libro Game Changer, ha dichiarato che il presidente Donald Trump ha recentemente preso le distanze dalla cosiddetta Unità di Protezione Popolare (Ypg) nel tentativo di ristabilire le relazioni con Erdogan.

Il 9 ottobre Erdogan ha annunciato un’offensiva denominata ‘Operazione sorgente di pace’, nella Siria settentrionale, contro le Forze democratiche siriane (Sdf) e i terroristi dell’Isis. Le Forze democratiche siriane sono un’alleanza composta da forze curde, arabe e assire che è nata nell’ambito della guerra civile siriana ed è guidata dall’Unità di Protezione Popolare (Ygp).

La Turchia considera l’Ygp un ramo del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk), che è considerato dal governo turco un gruppo terroristico. Anche il Dipartimento di Stato americano ha ormai designato il Pkk come organizzazione terroristica straniera, con un comunicato ufficiale dell’ambasciata e dei consolati statunitensi in Turchia.

Il 16 ottobre, al termine di una riunione del gabinetto di governo, il portavoce della presidenza turca İbrahim Kalın ha dichiarato di fronte ai giornalisti che il Pkk, assieme alle sue diramazioni in Siria e Iraq, è un’organizzazione fantoccio e «una pedina usata dalle potenze internazionali».

Ibrahim Kalin, portavoce del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, parla ai giornalisti durante una tavola rotonda presso l’ambasciata turca a Washington, il 16 aprile 2019 (SHAUN TANDON/AFP/Getty Images)

Kalin ha dichiarato: «È probabilmente uno dei più grossi scandali della politica contemporanea il fatto che questa organizzazione, con il pretesto di combattere l’Isis, sia stata sostenuta, promossa e trattata come se fosse un’entità statale».

La partnership tra gli Stati Uniti e l’Ypg per combattere l’Isis è stata avviata nel 2014 dal governo di Barack Obama. Gunasti, che nel suo nuovo libro enfatizza l’importanza della cooperazione tra Trump e Erdogan, ha dichiarato a Epoch Times tramite un email che «in primo luogo gli Stati Uniti non avrebbero dovuto schierarsi al fianco di un organizzazione terroristica».
«Gli Stati Uniti avrebbero potuto ottenere aiuti militari da ciascuno dei 192 Paesi [dell’Onu, ndt] per contrastare l’Isis in Siria. Ciononostante gli Stati Uniti hanno scelto di allearsi con un’entità non statale. Questa è una debolezza, per l’unica superpotenza al mondo dal 1991. Una superpotenza deve agire come una superpotenza e svolgere un ruolo di guida per le altre nazioni. Altrimenti lo status di leader non potrà che andare in frantumi».

Secondo la biografia contenuta nel suo libro, Gunasti è stato per 5 anni al servizio di Erdogan in qualità di addetto stampa ed ha poi lavorato per il governo Trump come presidential appointee: «È stato accettato come insider da entrambi i presidenti e dalle rispettive first lady così come dalle loro cerchie più ristrette».

Il ritiro dei soldati

Il 7 ottobre il presidente Donald Trump ha dato l’ordine di ritirare i soldati statunitensi dalla Siria settentrionale, attirando le critiche della stampa internazionale; ma Gunasti ritiene che Trump abbia fatto la cosa giusta e che bisognerebbe domandarsi piuttosto per quale motivo siano state schierate, a suo tempo.

La decisione degli Stati Uniti di piazzare dei contingenti militari nella Siria settentrionale è riconducibile più alla politica interna statunitense che non a reali necessita belliche, secondo l’esperto: «Il presidente Trump sa molto bene cosa succede quando gli Stati Uniti schierano poche centinaia di soldati in una terra di nessuno. Verranno macellati o massacrati. È stato il presidente Obama a schierare 200 soldati americani in Siria, non il presidente Trump».

Secondo Gunasti, Obama lo avrebbe addirittura fatto appositamente per danneggiare Trump nel momento del suo insediamento, «forzando così il presidente Trump o a ritirare immediatamente quei 200 soldati dalla Siria, o ad aumentarne il numero».

«Lo scopo era indebolire il presidente Trump nei primi giorni del suo mandato con un ‘colpo gobbo’ siriano, per cosi dire».

Le alleanze in Siria

Un report del Consiglio Atlantico – pubblicato quasi due mesi prima che avesse inizio l’‘Operazione sorgente di pace’ – sostiene che «le dinamiche politiche e militari in Siria si stanno svolgendo su due piani. Da una parte c’è un entità non statale, le forze democratiche siriane (Sdf), che sono coinvolte in una complessa serie di negoziati con entità statali, tra cui il regime siriano, la Russia, gli Stati Uniti e la Turchia».
«Contemporaneamente, queste entità statali sono in contatto con differenti – e spesso in competizione tra loro – entità locali, ognuna delle quali ambisce a modo suo al controllo della Siria dopo la guerra».

Se gli Stati Uniti avessero scelto la Turchia, invece delle Forze democratiche siriane (Sdf) per combattere l’Isis, oggi la situazione della Siria sarebbe completamente diversa, sostiene Gunasti: «Se gli Stati Uniti avessero scelto la Turchia come proprio partner in Siria, oggi nè la Russia nè l’Iran sarebbero in Siria. E nemmeno il regime di Bashar Al Assad sarebbe ancora in piedi. Nel 2012 l’allora primo ministro Erdogan aveva fatto un’offerta al presidente Obama».

«La Turchia era pronta a intervenire e a destituire con la forza il regime di Assad con il supporto logistico degli Stati Uniti. Ma il presidente Obama ha fatto l’errore di rifiutare. Come risultato, oggi, gli Stati Uniti sono dovuti andarsene dalla Siria».

Secondo Gunasti non si può dire che sia stato Trump ad aver scelto di ritirarsi dalla Siria settentrionale, ma piuttosto che gli Stati Uniti siano stati costretti ad abbandonare la Siria per quello che è accaduto dal 2012 in poi; ha anche aggiunto che la situazione è cambiata notevolmente in favore di Russia e Iran.

«La Russia sarà in Siria per i prossimi 50 anni, a patto che si mantenga in buoni rapporti con la Turchia in futuro. Anche l’Iran rimarrà in Siria in un modo o nell’altro, e colmerà il vuoto lasciato dalle potenze occidentali».

Dall’alleanza con l’Ypg a quella con la Turchia

Ritirando i propri soldati e prendendo le distanze dall Ypg, Trump starebbe tentando di migliorare le relazioni tra Stati Uniti e Turchia: «Il presidente Obama ha semplicemente perso i favori della Turchia […] il presidente Trump sta cercando di riconquistarli con il ritiro dalla Siria e altri provvedimenti che ancora non sono stati annunciati pubblicamente». Nel suo libro Game Changer l’insider turco sostiene che «la migrazione mussulmana presto cambierà la civiltà occidentale che conosciamo; a meno che Donald Trump e Recep Tayyip Erdogan lavorino assieme».

Inoltre, ha scritto che la Turchia ha fornito a Trump prove inconfutabili delle attività terroristiche dell’Ygp: «L’Ygp è sempre stata una organizzazione terroristica dal punto di vista della Turchia. Ora la Turchia ha fornito un’abbondanza di prove per convincere il presidente Trump a considerarla un organizzazione terroristica, al pari del Pkk».

Il portavoce del gabinetto turco ha ribadito lo stesso concetto durante la conferenza stampa di mercoledì 16 ottobre: «Il presidente [Erdogan, ndt] ha tenuto numerosi colloqui con il presidente americano e con i leader europei per chiarire che non ci sarà alcuna pace e stabilità finché verranno forniti aiuti a queste organizzazioni terroristiche. Ha anche affermato chiaramente che questa è un’enorme minaccia per la nostra sicurezza nazionale».

Gunasti ha dichiarato che sebbene Trump non voglia farsi nemici nella regione, ha compreso perfettamente che l’Ygp dovrebbe essere considerata un’organizzazione terroristica: «Mentre prendeva le distanze dalle ostilità dell’Ygp, il presidente Trump è arrivato alla conclusione, a fronte delle prove e di altre ragioni […] che ora l’Ygp debba essere considerata ufficialmente come un organizzazione terroristica. Questo è un altro modo con il quale il presidente Trump si sta riconciliando con il presidente Erdogan».

In ultimo Gunatsi ha affermato che «il presidente Trump doveva tendere la mano al presidente Erdogan, e lo ha fatto. Per farlo doveva considerare l’Ygp come la Turchia: un estensione del Pkk in Siria, ovvero un’organizzazione terroristica».

 

Articolo in inglese: Kurdish-Led Forces Were Used as Wedge Between US and Turkey, Says Insider

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