Impeachment a Trump, per ora tanto fumo e poco arrosto

Di Marco Tistarelli

La procedura di impeachment contro Donald Trump non ha ancora prodotto alcuna prova diretta dell’accusa mossa nei confronti del presidente, nemmeno dopo una lunga sequela di testimonianze e diverse settimane di deposizioni e dibattiti.

Il sovraintendente dell’inchiesta, nonché presidente del Comitato dei servizi segreti della Camera dei Rappresentanti, Adam Schiff, sostiene che Trump abbia tentato di accrescere le proprie probabilità di rielezione operando pressioni sul neo presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj, affinché avviasse indagini sul conto dell’ex vice presidente americano Joe Biden [in corsa per le elezioni del 2020 con il partito democratico, ndt] e di suo figlio Hunter Biden.

Ma finora tutte le testimonianze raccolte dagli inquirenti rimandano a una piramide di ‘sentito dire’ e informazioni de relato (indirette) basate unicamente su due fonti primarie: l’ambasciatore statunitense presso l’Unione Europea Gordon Sondland e l’ex inviato speciale degli Stati Uniti in Ucraina Kurt Volker.

Il 20 novembre, durante un interrogatorio formale, Sondland ha dichiarato che nessuno gli ha mai detto che la sospensione degli aiuti all’Ucraina fosse collegata alle indagini su Biden, ma che lui aveva semplicemente supposto che esistesse una connessione tra le due cose. Invece Kurt Volker, che era in contatto sia con Trump che con gli ucraini, ha dichiarato che gli aiuti non sono mai stati soggetti a condizioni legate alle indagini.

Sebbene la procedura di impeachment della Camera non funzioni come un regolare processo – dove i sentito dire, le prove de relato e le supposizioni sarebbero state prontamente stroncate dagli avvocati difensori – sembra che i parlamentari democratici e buona parte della stampa abbiano considerato i sentito dire e le supposizioni come delle prove vere e proprie.

Il 21 novembre, in seguito alla testimonianza rilasciata dall’ex funzionario del Consiglio per la sicurezza nazionale Fiona Hill, il senatore repubblicano Mike Turner ha esposto con chiarezza il responso delle indagini svolte dalla commissione della Camera sino ad oggi: «Per coloro che ci seguono da casa, i tentativi di accusare il nostro presidente di coercizione, estorsione o corruzione con queste testimonianze – dal momento che ci avviciniamo alla sessione conclusiva – si possono riassumere fondamentalmente nel seguente modo: abbiamo [il funzionario del Dipartimento di Stato, ndr] Kent e l’ambasciatore Taylor che hanno parlato di informazioni apprese da altri […] ma anche tutti questi ‘altri’ hanno testimoniato qui davanti a noi; non manca nessuno all’appello».

«Kent e Taylor hanno dichiarato di aver appreso ciò che sapevano da Morrison e Sondland. Morrison ha dichiarato a sua volta di averlo sentito da Sondland. E Sondland ha attestato ieri di non averlo sentito da nessuno al mondo».

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il ministro degli esteri ucraino Vadym Prystaiko hanno entrambi dichiarato di non essere mai stati a conoscenza di una connessione tra la sospensione degli aiuti all’Ucraina e la richiesta di indagini da parte di Trump; e anche il presidente degli Stati Uniti ha negato qualsiasi connessione.

Alcuni testimoni che potrebbero fare maggiore luce sull’oggetto dell’inchiesta si sono rifiutati di comparire davanti alla commissione. Le figure chiave del caso sarebbero Trump stesso, l’avvocato personale del presidente Rudy Giuliani e il segretario dell’energia Rick Perry.

Turner ha anche parlato dell’unica prova che potrebbe rivelarsi diretta: in una testimonianza contraddetta da Volker, Sondland ha dichiarato di essere stato informato che un incontro alla Casa Bianca tra Trump e Zelensky aveva come condizione il proseguimento delle indagini.

A tal proposito Turner ha affermato ironicamente: «Volete divenire lo zimbello della storia proponendo l’impeachment di un presidente degli Stati Uniti perché non ha concesso un incontro? Accomodatevi pure».

 

 

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